ERESIA E ORTODOSSIA (4)

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eresia e ortodossia 3

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Dialoghi con Pietro Autier



 






La storia degli Umiliati ci richiama Valdo e i Valdesi.
 
Compaiono insieme o poco prima di questi. Si vedono o

intravedono, su la metà del XII secolo, a Milano che è il

gran centro del Cristianesimo, diciamo così,irregolare di

questo tempo, ed altre città di Lombardia, nuclei di laici

raccolti a vita comune ed operosa, volti a preghiere ed

orazioni.
 
Sono in gran parte poveri e predicano povertà avangelica.
 
Sono uomini atti al lavoro e donne, vergini o maritate, che

servono i fratelli

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‘come nella Chiesa degli Apostoli’. Hanno in viso qualche

segno di catarismo e patarinismo o arnaldismo e accolgono

certi elementi dottrinali sospetti ad esempio, rifiuto del giu-

ramento nei tribunali, particolarmente aborrimento della

menzogna, stretto obbligo di lavorare, vuoi per procurarsi

sussistenza, vuoi per combatter le tentazioni della carne e a-

ver i mezzi per le elemosine.  

Poiché, ‘nessuna elemosina è più preziosa di quella che si fa

coi frutti del proprio lavoro’, come scrive riferendosi agli u-

miliati uno scrittore di poco posteriore.
 
E’ molto probabile che i più vengano dai bassi ceti, siano tes-

sitori e lavoratori di lana, poiché al lavoro della lana, appun-

to, sono intenti questi gruppi di cristiani, poveri, presi quasi

da ‘ebrezza e fervore di spirito’, come di essi fra poco dirà

Giacomo di Vitry. Raccogliersi e lavorare in un regime quasi 

monacale è per essi, fra l’altro, un modo di sottrarsi alla semi-

servitù del loro stato.

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Il solito spirito di proselitismo li anima.
 
Naturalmente, si considerano veri fedeli e cattolici. E chie-

dono da papa Alessandro III conferma della loro vita comune.
 
Ma qualche loro atteggiamento non deve parere rassicurante,

se si proibisce ad essi di far ‘convenicula’, e gli si nega di poter

predicare in pubblico.
 
La Chiesa non vuol più sapere di questi laici che si impanca-

no maestri e sacerdoti, e vuol tirare una ben netta linea di

divisione fra secolari ed ecclesiastici.

Ma ai Valdesi che avevano fatto la stessa domanda, la licen-

za di predicare era stata concessa, sia pur sotto certe condi-

zioni cui essi poi non ottemperano.
 
Alla proibizione, tutti o molti o parte degli Umiliati disub-

bidiscono. Si mettono così per una china pericolosa: la chi-

na stessa dei Valdesi.
 
I germi di dottrine non ortodosse fermentano in mezzo a loro.
 
Documenti del tempo li identificano con i Patarini.
 
Gli anatemi imperiali e papali del Concilio di Verona del

1184 e, poi, le scomuniche di Vescovi e pastori locali si ab-

battono su ‘Umiliati’, come su Catari e Arnaldisti e Valdesi.
 
I quali ultimi hanno intanto cominciato a battere la Lombar-

dia. Fra essi e gli Umiliati si verificano contatti e influenze

reciproche che noi intravediamo oscuratamente; come intra-

vediamo il diffondersi degli Umiliati, il bussar alla loro por-

ta di persone di condizione più elevata, anche di chierici se-

colari.
 
Ma l’entrata di questi nuovi elementi e insieme la condanna

di Verona, i contatti con i Valdesi, le necessità pratiche della

vita in comune e del lavoro in comune, in proprie case, il pro-

sperare dell’azienda rurale e artigianale determiano il formar-

si e cozzare di diverse e contrarie tendenze entro le congrega-

zioni degli Umiliati.
 
Vi è chi tende a sinistra.
 
Vi è chi tende a destra.
 
Romperla con Roma o accostarsi e saldarsi alla Chiesa roma-

na?
 
E’ il bivio che si presenta ad una quantità di spiriti, ora, in

mezzo al laicato. L’aut aut di Roma rispecchia questo stato di

coscienza religiosa, giunta al momento delle decisioni supre-

me.
 
Del resto tutta la società medievale o, meglio, tutti gli elemen-

ti nuovi che in essa sono maturati ed affiorati tendono adesso,

fra il XII e XIV sec., a definirsi, a trovar loro proprie forme di

vita, ad organizzarsi in determinati istituti. Così, fra gli Umi-

liati vi son di quelli che, legati più strettamente alle tradizio-

ni catare e arnaldiste e, ora, al nuovo verbo valdese, si metto-

no nettamente fuori della ortodossia, e vanno ad arricchire la va-

ria famiglia degli eretici.
 
Sono, probabilmente i Poveri di Lombardia, figlioli un po’

di tutti i vari moti precedenti, che appunto fra il XII e XIII

secolo cominciano ad apparire.
 
Gli altri invece, e probabilmente i più, pendono dalla parte

opposta, prestano la loro servile e secolare obbedienza ai

Vescovi e fanno esplicita dichiarazione di ortodossia, sono per-

meabili all’azione della Chiesa di Roma, che consapevolmen-

te mira ad accelerare, nel senso ortodosso, questo processo
 
di chiarificazione e definizione della torbida religiosità dei

gruppi laici.




 
 
 
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ERESIA E ORTODOSSIA (4)ultima modifica: 2012-11-22T00:00:00+01:00da giuliano106
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