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Era mezzogiorno nel cuore del deserto di Mojave….
Perry, seduto su una valigia di vimini, stava suonando un’armonica.
Dick era in piedi sul ciglio di un’autostrada nera, la Route 66, gli occhi
fissi su quel vuoto immacolato, come se il fervore del suo sguardo po-
tesse far sì che si materializzassero degli automobilisti.
Pochi lo esaudivano e nessuno si fermava per i due autostoppisti. Un
camionista, diretto a Needles, California, aveva offerto loro un passag-
gio, ma Dick aveva rifiutato. Non era la ‘sistemazione’ che lui e Perry
volevano.
Aspettavano un viaggiatore solitario con un auto decente e dei quattrini
nel portafogli: uno sconosciuto da derubare, strangolare e abbandonare
nel deserto. Nel deserto il suono spesso precede la visuale. Dick sentì
le deboli vibrazioni di un’auto che si avvicinava, non ancora visibile.
Anche Perry le aveva sentite, si infilò l’armonica in tasca, prese la vali-
gia di paglia (questa, il loro unico bagaglio, straripava e cedeva sotto il
peso dei souvenirs di Perry cui si erano aggiunti tre camicie, cinque
paia di calzini bianchi, un flacone di aspirina, una bottiglia di tequila, un
paio di forbici, un rasoio di sicurezza e una lima per unghie; il resto dei
loro effetti era stato impegnato o affidato al barista messicano o spedi-
to a Las Vegas; per il resto il nulla delle loro vite si univa in un abbrac-
cio mortale con la loro ispirazione e volontà di vita. Il Male ha con sé
sempre una valigia con cui dividere le speranze di una vita migliore
cui riempire il vuoto ed il Nulla di quella misera esistenza sui bordi di
una strada, sui bordi di una terrazza, sui bordi del Nulla….).
Rimasero a guardare…. (con una radiolina portatile e delle voci…).
Ora l’auto apparve e si ingrandì fino a divenire una Dodge berlina, az-
zurra, con un solo passeggero, un tipo normale, scarnito Perfetto.
Per loro era come l’anima di un futuro pasto… solo Perfetto, ignaro….
Dick alzò la mano facendo segno, disse qualcosa…
La Dodge rallentò e Dick rivolse all’uomo un sorriso smagliante…
demoniaco… L’auto quasi si fermò, ma non del tutto, e il guidatore si
sporse dal finestrino per inquadrarli da capo a piedi. L’impressione che
davano era chiaramente poco rassicurante.
L’auto balzò in avanti e partì veloce. Dick si portò le mani attorno alla
bocca e gridò con voce da ragazzino: ‘Sei un bastardo fortunato!’.
Poi scoppiò a ridere e si issò la valigia sulla spalla (e la radiolina ac-
cessa).
Nulla poteva irritarlo veramente perché, come disse in seguito, era ‘trop-
po felice di essere nuovamente nei cari vecchi USA’.
Ad ogni modo sarebbe arrivato qualche altro automobilista. Perry tirò
fuori la sua armonica e suonò le prime note di quella che era diventata la
loro ‘marcia funebre’; la canzone era una delle preferite di Perry e ne ave-
va insegnato a Dick tutti i cinque versi. Al passo, l’uno di fianco all’altro, si
avviarono lungo l’autostrada cantando: ‘I miei occhi hanno visto la gloria
dell’avvento del Signore; Egli distrugge l’uva dei vigneti della collera, ed il
nettare che da essa proviene’.
Nel silenzio del deserto echeggiavano le loro voci angeliche e giovani:
‘Gloria! Gloria! Alleluia! Gloria! Gloria! Alleluia!’.
(T. Capote, A sangue freddo)
(Dedicato a tutti i Perry ed i Dick che la Storia partorisce nella triste sua
memoria, che la loro violenza ci torni utile per esorcizzare il male dalla
nostra umile dimora, dall’umile via.)