QUANDO PERSI MIO FIGLIO

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Quando persi

Mio figlio

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Da:  Quando persi (mio figlio)

Una spaccatura la fendeva per una ventina di metri, facen-

dosi sempre più sottile fino a perdersi nell’aerea parete.

Senza parole, Giovanni alzava lentamente la mano come

per indicare la via; finché il braccio si fermò a segnare le

rocce umide e assurde sopra la fessura.

Proprio là era successo.

Teresa guardò intorno, ai piedi, quasi cercando qualche se-

gno. Nel punto dove lei si trovava era piombato, sfracellan-

dosi, Andrea, per la rottura della corda.

Dopo nove anni lei cercava una traccia di sangue, un lem-

bo di vestito, qualche cosa dimenticata dal figlio?

No. Forse pensava ad altro.

Poi all’improvviso chiese:

– Giovanni, è vero che mi assomiglia?

– Chi?

– Andrea, no? Dicono tutti così. Tu non lo trovi?

– Ma certo, certo.

– Doveva tornare da Venezia ieri sera,

disse ancora Teresa dopo una pausa

– Si sarà fermato in paese con gli amici a fare un po’ di

festa… non credi?

Giovanni era sulle spine:

– Certo,

disse

– In paese…. probabilmente è così.

Anche lui si era seduto sopra una roccia e con pazienza

aspettava, fissando indifferentemente, dall’altra parte del

vallone, una forcelletta tra due picchi con un curioso tor-

roncino che pareva un gatto accovacciato.

– Giovanni,

fece la sorella con ansia improvvisa

– Giovanni, vero che non è successo ancora niente?

Che cosa intendeva dire? Che quei nove anni non erano

passati? Che il figlio non era ancora morto?

– Ma certo,

rispose Giovanni

– Che cosa dovrebbe essere successo?

– Perché

ribatté lei.

– Perché è oggi che questa maledetta montagna…. è oggi che

lui dovrebbe venire….

– Ma che cosa ti metti in mente Teresa? Tra poco….

Lo interruppe:

– Ci sono qui io, però…. Sono qui apposta…. Sua mamma. Vuoi

che non mi ascolti? Vuoi che non mi obbedisca? Che si ostini?…

….No, no, non deve ostinarsi,

sembrava che si lasciasse prendere dalla paura.

– Oh, Dio, mio Dio, perché devono essere così testardi questi

ragazzi?

– Ma no, Teresa,

cercò di consolarla lui, genericamente, senza però capire be-

ne che cosa lei intendesse

– Vedrai che tutto si sistemerà.

Teresa parve tranquillizzarsi, si aggiustò il fazzoletto sui ca-

pelli. Poi si volse a esaminare di nuovo la parete incombente.

I suoi sguardi parevano divorarla. Nel silenzio, dalle profon-

dità del vallone, uscì una voce: Glup! o un suono simile, sor-

do e sinistro.

– Che cos’è?

chiese Teresa con apprensione.

 

mio figlio

 

– Niente. E’ il ghiaccio che si spacca,

spiegò Giovanni e fece segno a un ghiacciaietto acquattato

sotto le pareti di fronte, tutto striato di crepe nere e insudi-

ciate dai detriti.

‘Glup!’ si udì ancora, più piano, e subito dopo uno scroscio

di sassi cadenti che si perse a poco a poco.

E fino a quando staremo qui a aspettare? pensava Giovan-

ni, cominciando a impazientirsi.

Intanto il tempo passava sulle rupi deserte, non c’era né

vento né freddo.

Quand’ecco Teresa si levò in piedi d’impeto, tenendo un

braccio verso il basso:

– Là, là….. guardalo!….. E’ lui!…..

gridava, ma non le usciva dalla gola che una voce spenta.

Giovanni si sentì mancare il fiato. guardò verso i ghiaioni

e vide uno che di buon passo saliva per il sentierino con una

specie di rabbioso impegno.

– E’ lui, è lui, Andrea. Adesso viene,

balbettava la mamma. E poi, smarrita:

– Dio, aiutami, ora aiutami!

come disponendosi a una prova.

Ma Giovanni, esaminando con occhio pratico il solitario

alpinista, si era subito tranquillizzato.

Non era Andrea, quello. Grazie a Dio gli spettri non gira-

no per le montagne. Un vago dubbio tuttavia gli restava.

– Teresa,

disse

– Guarda che non è mica lui.

– Oh, adesso non farmi impazzire. Non vedi in che stato

sono? Perché vuoi tormentarmi? Chi vuoi che sia, oggi,

se non è lui?

Era ancora lontano l’uomo, poco più di un puntino ai pie-

di delle solitarie pareti. Continuava alacremente a salire

con passo da giovane e lieto. Ma quando fu arrivato al

punto dove loro due avevano piegato a sinistra continuò

diritto dirigendosi al versante opposto.

– Guarda, Giovanni!

balbettò Teresa.

– Dove va adesso? Madonna, che cosa faccio io?

Era salita fin lassù – pareva dire – per impedirgli di anda-

re alla morte, si era messa in agguato ai piedi della parete

destinata; e lui adesso le sfuggiva.

– Andrea! Andrea!

gridò, sperando di fermarlo.

Ma lo spazio era immenso.

L’omino si fermò, probabilmente per cercare intorno donde

venisse quel richiamo, quindi proseguì deciso.

Teresa gridò ancora, ma inutilmente. Finché lo vide inerpi-

carsi attraverso il piccolo ghiacciaio per la linea della mas-

sima pendenza. Si fermò soltanto sotto le rocce, là dove si

innalzava un precipitoso spigolo nerastro, solcato da lugu-

bri camini.

– Andrea! Andrea!

Ma l’uomo, arrampicandosi agilmente su quelle rocce, di-

sparve entro un canale tenebroso. A quella distanza non

era possibile distinguerlo.

Giovanni lasciò passare qualche minuto.

– Teresa,

poi disse, persuasivo

– Hai visto? Non è venuto….. Tra poco piove…. Vuoi che

scendiamo?

Ma la donna era tesa ad ascoltare, in un’ansia massima,

tremando lievemente.

– Teresa,

fece lui allarmato

– Cos’hai, Teresa?

– Dio! Lo sapevo!

gemette la donna.

In quell’istante stesso, dall’opposto lato del vallone, giun-

se il fragore sinistro di una frana.

Giù dalla parete, lungo il tetro camino, sassi scrosciavano

in rovina e in mezzo parve di udire anche un grido acuto,

umano, tosto spento nel rimbombo delle pietre. Una coda

di polvere serpeggiò giù per la rupe perdendosi sul picco-

lo ghiacciaio.

Poi tornò il silenzio.

(Dino Buzzati, I fuorilegge della montagna, Uno strano

caso in montagna)

 

In memoria di Giovanni Segantini

 

 

 

 

mio figlio

 

QUANDO PERSI MIO FIGLIOultima modifica: 2014-10-01T00:00:00+02:00da giuliano106
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