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(Da la-genesi-8.html)
‘Ci sono nel Libro certe cose che Lui ha detto, e cose a Lui attribuite
che Lui non ha detto.
E so quello che dirai ora: se la verità è per me una cosa e per te un’-
altra, come faremo a scegliere qual è la verità? Non c’è bisogno che
tu scelga. Il cuore già sa. Il Suo Libro lo volle non perché fosse letto
con quel che elegge e sceglie, ma col cuore, non dai saggi della terra
perché forse essi non ne hanno bisogno o forse i saggi non hanno più
cuore, ma dai dannati e dagli umili della terra che per leggere non
hanno altro che il cuore.
Perché gli uomini che scrissero per Lui il Libro scrivevano la verità
e c’è una sola verità e abbraccia tutto quel che tocca il cuore’
e McCaslin
‘Dunque gli uomini che trascrissero per Lui il Suo Libro a volte
mentivano’
e lui
‘Sì. Perché erano uomini. Dalla tumultuosa complessità del cuore
cercavano di estrarre e mettere per scritto la verità del cuore, per
tutti i cuori complessi e travagliati che avrebbero battuto dopo il
loro. Quello che cercavano di dire, quel che Lui voleva si dicesse,
era troppo semplice. E coloro per i quali trascrissero la Sua paro-
la magari non ci avrebbero creduto. Dovevano esporla in termini
quotidiani che fossero familiari e comprensibili non solo a chi a-
scoltasse ma anche a chi parlava, perché se tra chi respira e parla
una lingua c’era chi Gli era tanto vicino da essere stato eletto a
trascrivere e trasmettere la Sua parola, e quello poteva conoscere
la verità solo attraverso la complessità della passione e del desi-
derio e dell’odio e della paura che agita il cuore, che distanza do-
veva superare per tornare alla verità chi la verità poteva raggiun-
gere solo di bocca in bocca?
e McCaslin
‘Visto che ti sei messo in testa di dimostrare le tue tesi e confutare
le mie appellandoti allo stesso testo, potrei rispondere che non lo
so. Ma non lo faccio,perché ti sei risposto da solo: niente, niente
tempo se come affermi il cuore conosce la verità, quell’infallibile
e irreprensibile cuore. E forse hai ragione, perché nonostante tu
abbia contato tre generazioni dal vecchio Carothers a te, non ce
n’erano tre. E neppure due piene…..
e lui
‘Sì. Altri ancora oltre a mio padre e zio Buddy’
senza nemmeno sollevare lo sguardo verso lo scaffale sopra lo
scrittoio, e neppure McCaslin. Non ne avevano bisogno. Gli sem-
brava che i registri con le loro rilegature di pelle screpolata e sbrin-
dellata venissero prelevati a uno a uno nella loro sequenza scolo-
rita e spalancati sullo scrittoio o forse su qualche Banco apocrifo
o anche Altare o forse dinnanzi al Trono Stesso per un’ultima con-
sultazione e contemplazione e ripasso dell’Onniscente prima che
le pagine ingiallite e l’inchiostro sbiadito prima nella mano di suo
nonno e poi di suo padre e di suo zio, scapoli fino a cinquant’anni
e passa e poi sessanta, uno che gestiva l’amministrazione della
piantagione e cucinava e continuò a farlo anche dopo il matrimo-
nio del gemello e la nascita del ragazzo i due fratelli che appena
fu sepolto il padre abbandonarono l’edificio più che altro una ri-
messa, mostruosamente concepito, che lui non aveva nemmeno
ultimato, per una capanna con un’unica stanza che loro due si
costruirono da soli a cui aggiunsero altre stanze mentre ci abita-
vano, proibendo a qualunque schiavo di toccare anche solo una
trave se non per l’effettiva messa in opera dei tronchi che i due
da soli non erano in grado di maneggiare, e alloggiarono tutti
gli schiavi nella casa grande dove le finestre erano ancora in par-
te chiuse sbarrate giusto coi resti di tavoloni o con pelli d’orso
e di cervo inchiodate sui telai vuoti……
(Prosegue in la genesi 10)