MENTRE MORIVO

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Le marionette 

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Esther

Bubley &

Vardaman (1)  &  (2) &

Mentre morivo (1)  &  (2)

Da:

i miei libri 

 

mentre

 

 

 

 

 

Quando sono arrivato alla sorgente, sono sceso e ho legato

i muli, il sole era calato dietro un banco di nuvole nere co-

me una catena di monti rovesciata, come una carrata di

cenere scaricata laggiù, e niente vento.

Cash lo sentivo segare già a un miglio di distanza. Anche

se è in cima allo strapiombo sopra il sentiero.

– Il cavallo dov’è?

dico.

– Jewel ha preso e se n’è andato,

dice lui.

– Non c’è nessun altro che lo può acchiappare. Dovrà veni-

re su a piedi, mi sa.

– Io venir su a piedi, col mio quintale e passa?

dico io.

 

mentre

 

– Venire a piedi su per questo maledetto muro?

Se ne va lassù accanto a un albero. Peccato che il Signore

abbia fatto lo sbaglio di dare radici agli alberi e piedi e gam-

be agli Anse Bundren che mette al mondo.

Se solo avesse fatto all’incontrario, non ci sarebbe da preoc-

cuparsi che un giorno questo nostro paese rimanga disbo-

scato. O qualsiasi altro paese.

– Che cosa vuoi che faccia?

dico.

– Che resti qui a farmi spazzar via dalla contea appena

quel nuvolone si rompe?

Anche a cavallo ci sarebbe voluto un quarto d’ora per risa-

lire il pascolo fino in cima alla collina e arrivare alla casa.

Il sentiero sembra un ramo storto sbattuto dal vento con-

tro la scarpata. Sarà una dozzina d’anni che Anse è stato

in paese.

 

mentre

 

E come avrà fatto sua madre a arrivare fin lassù per farlo

nascere, lui che è figlio di sua madre.

– Vardaman è andato a prendere la corda,

dice.

Dopo un po’ appare Vardaman con la corda dell’aratro.

Ne dà un capo a Anse e viene giù per il sentiero, srotolan-

dola.

– Tienila forte,

dico.

– L’ho già segnata sul mio registro, questa visita, sicché la

metto in conto lo stesso, ci arrivi lassù in cima o non ci arri-

vi.

– Ce l’ho,

dice Anse.

– Può cominciare. Venga.

Mi prenda un accidente se capisco perché non la smetto.

Uno di settant’anni, che pesa un quintale e passa, farsi ti-

rare su e giù per un accidente di montagna con una corda.

Sarà perché prima di smettere devo arrivare al traguardo

dei 50.000 $ non riscossi sui miei registri.

 

mentre

 

– Che diavolo le è preso, a tua moglie,

dico,

– andarsi a ammalare in cima a una maledetta montagna?

– Mi dispiace, davvero,

dice lui.

Lascia andare la corda, buttata per terra e via, e si è già

avviato verso la casa.

Quassù in alto c’è ancora un po’ di luce, del colore dei fiam-

miferi di zolfo.

Cash non si volta.

Dice Vernon Tull che porta ogni asse alla finestra perché

lei la veda e dica che va bene.

Il bambino ci raggiunge.

Anse si volta a guardarlo.

– Dov’è la corda?

dice.

– E’ dove l’hai lasciata,

dico io.

– Ma non badare a quella corda. Devo tornarci giù, per

quella scarpata. Non ho nessuna intenzione di farmi tro-

vare qui dal ciclone. Una volta preso l’avvio, chissà dove

accidenti mi ritroverei.

 

4188100573

 

La ragazza è in piedi accanto al letto che le fa vento.

Quando entriamo lei volta la testa e ci guarda.

Sono dieci giorni che è morta. Sarà perché è stata parte

di Anse per tanto tempo che non può neanche fare quel

cambiamento, se cambiamento è.

Mi ricordo quando ero giovane credevo che la morte fos-

se un fenomeno del corpo; ora so che è soltanto una fun-

zione della mente – della mente, dico, di chi subisce il lut-

to.

I nichilisti dicono che è la fine; i fondamentalisti, il prin-

cipio; mentre in realtà non è altro che un affittuario o una

famiglia che se ne va da un appartamento o da una città.

Ci guarda.

Soltanto gli occhi sembrano muoversi.

E’ come se ci toccassero, non con la vista o il senso, ma

come si tocca il getto di una canna, il getto nell’istante del-

l’impatto, dissociato dal boccaglio come se non ci fosse mai

passato.

Anse non lo guarda per niente.

Guarda me, e poi il bambino.

Sotto la trapunta, non è altro che una fascina di stecchi

marci.

– Be’, signora Addie,

dico.

– La ragazza non smette di far vento.

– Come sta, sorella?

dico.

La testa giace sparuta sul guanciale, a guardare il ragazzo.

– Bel momento, ha scelto per farmi venire quassù a scatena-

re una tempesta……

(Prosegue in: Vardaman)

(W. Faulkner, Mentre morivo)

 

  

 

 

 

mentre

 

MENTRE MORIVOultima modifica: 2014-09-25T00:00:00+02:00da giuliano106
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