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Che avanzi leggero, o invece sprofondi, nessuno ti vede,
e nessuno ti sente, quando tu invochi, se muori, se resti
sepolto in un letto di fiori… di neve!
Prosegue in:
Nessun superbo ama Dio (né la verità)
Da:
Deserta la strada alle prime luci dell’alba
si trascina, si snoda in lontananza,
a tentoni s’inoltra tra le case,
taglia ed incrocia terreni e vicoli…
ancora più lontano, in un altro quartiere,
s’inerpica, si solleva e diviene una salita.
E lassù le nubi la sovrastano:
la terra finisce, il cielo ha inizio.
File di case, muri grigiobruni,
cornicioni, grondaie, ringhiere, balconi,
ciambelle di fornai e spazzole di spezierie,
lastroni di marciapiedi come margini,
pali dei lampioni si stringono insieme,
fiancheggiano la strada di steccati di ferro.
La strada stessa una consunta stinta
passatoia, stesa per la lavatura.
Entro grigiobrune pareti dormono
gli uomini, in attesa di oscuri destini.
Sull’uscio le Nornor attendono
per rinnovare con il nuovo giorno
giochi crudeli con le vite umane.
Ora, in lontananza sulla sommità della salita
spunta fuori una testa che si muove,
e due mani che impugnano un bastone –
l’immagine come un miraggio s’innalza,
ed un uomo che spazza la strada
appare sulla salita, il capo tra le nubi;
la scopa solleva un nembo di polvere –
terra e cielo tra le nubi s’incontrano.