ATTENTI (però) AI CIARLATANI


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Delli accattosi.

 

Son detti questi dalla cattività e schiavitudine in cui dicono esser

stati longo tempo.

Fingono aver parenti o fratelli in mano di Turchi, Saracini o corsa-

ri, per poter con tal mezzo ottener elemosine da riscattarli ancor-

ché non sia vero.

Arrivati alla città o castelli, in mezzo delle piazze, con una fionda

fanno scoppi e romori terribili, al cui suono convengono fanciulli e

uomini poco pratichi, e sentendoli gridare, Allah, allah, allah, hebher,

ethemdu, lillahi, la illah, illelach, allah, sta…la! ed altre parole con sì

strana lingua, e mostrare longhe catene e ferri con cui dicono esser

stati legati e dalla galera fuggiti, dànno ad intendere al volgo d’aver

ricevuto ogni dì grandissima quantità di bastonate da’ Turchi, inimi-

ci della fede di Cristo, mostrando certi segni che artificiosamente ha-

nno fatto nelle carni.

Dicono d’aver mangiato pane secco, biscotto nero come la terra e

aver bevuto acqua verminosa, cantando una lunga canzone da que-

sti furbi composta, assai compassionevole.

Giurano e sacramentano con terribilissime imprecazioni che sono

stati racchiusi in strettissime carceri, ove non si vedea mai lume, né

mai in quel tempo mangiorno pane né beverno vino: e pure per be-

neficio e grazia ricevuta da Dio son campati vivi.


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E io mentre ero ancor fanciullo, gli ho sentiti dir ciò con le mie

orecchie, e me lo credevo perché non ero pratico di questi negozi,

come sono ora. Asseriscono e giurano, che due anni in circa sono

stati stretti fra due tavole facendo vita miserabile, né però in tanti

travagli e tormenti hanno mai negato il Salvator nostro, né la sua

santissima Madre, da’ quali riconoscono la loro liberazione.

Quanto giurano, tutto è vero; ma gli uomini grossolani non sanno

come s’intende questa verità, quale così s’esplica.

Il tempo in cui imprigionati stettero, senza veder lume e senza

mangiar pane e becer vino, sono li molti mesi che serrati sterono

nel ventre materno come in prigione, verità che la possono giura-

re tutti gli uomini del mondo; sì come l’esser stretti e legati con fa-

scie da due anni in circa nella culla fatta di tavole e vissuti con

poco cibo o latte.

Con questa dunque invenzione dicono esser liberi dalle bugie e

da’ tanti giuramenti che fanno. 

(Frianoro Rafaele, Nobili Giacinto, Il Vagabondo, ovvero sferza de

Guidoni. Opera nuova nella quale si scoprono le fraudi, malatie, et

inganni di coloro che vanno girando il mondo alle spese altrui.

Data in luce per avvertimento de semplici dal sig. Rafaele Frianoro.

In Viterbo, 1621.Con licenza de’ Superiori.)





 

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ATTENTI (però) AI CIARLATANIultima modifica: 2013-08-11T00:00:00+02:00da giuliano106
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