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La tempestosa nuvola del XIX secolo (26)
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La tempestosa nuvola del XIX secolo (1) & (2) &
Da:
… Un rifugio isolato…, e in questa casa abitai per tre
settimane….
Era la casa del poeta Machen, il cui nome ricordai
benissimo, non appena lo vidi; aveva sposato una
bella ragazza diciottenne, evidentemente spagno-
la, la quale giaceva sul suo letto nell’ampia e lumi-
nosa camera da letto, a destra, sulla veranda.
Sopra la sua mammella sinistra giaceva un picco-
lo bambino (il cui nome la mamma aveva inciso
con il suo pennello in un piccolo quadro: Tommaso),
con un ciuccio di gomma in bocca (e da come lei
lo teneva stretto… sembrava il suo piccolo Poeta..);
tutt’e due erano meravigliosamente preservati come
ad una nuova e più limpida vita, e lei era ancora mol-
to bella, una fronte bianca sotto due bande di capelli
corvini….
Il poeta però, non era morto con loro: era nella stan-
za sul retro, con un’ampia giacca di un grigio di seta,
seduto alla scrivania…. a scrivere un poema di una
… precedente vita trascorsa… che i due avevano vis-
suto chissà dove….
E doveva aver scritto, come potevo vedere, a una ve-
locità folle: c’erano fogli scritti dappertutto; alle tre del
mattino, poiché sapevo che a quell’ora appunto la nu-
be aveva raggiunto quell’estremità della… Cornovaglia,
e l’aveva fermato, e l’aveva costretto a poggiare la te-
sta sul tavolo di lavoro; probabilmente la sua giovane
moglie si era addormentata prima, aspettando l’arrivo
della nube; chissà quante notti aveva già passate sen-
za dormire, e così se ne era andata a letto… con tutti
i suoi ricordi con stretta al petto il suo giovane Poeta
Tomaso; e lui forse le aveva promesso di seguirla, per
morire con lei, ma nell’ostinazione di finire il suo poema
aveva continuato a scrivere febbrilmente, e a fare a ga-
ra con la maledetta nube, pensando, immagino, ‘solo
due strofe ancora’, finché non arrivò la cosa, e egli co-
sì come il sonno della ragione piegò la testa sul tavolo;
e non credo, io anima che vaga nelle fiamme dell’Infer-
no da me creato…, non credo di aver trovato nulla che
facesse onore alla mia razza più di questo Machen, e
la sua corsa contro la nube: perché è chiaro adesso
che, di questi uomini detti poeti, i migliori almeno non
scrivevano per far piacere all’oscura inferiore tribù di
quelli che potevano leggerli, bensì per dare alla luce
quell’ardore Divino che bolle nel loro petto; è chiaro che
se tutti i lettori fossero morti, i poeti avrebbero continuato
a scrivere, dal momento che scrivono perché li legga
Iddio……
(M.P. Shiel, La nube purpurea)