L’INCHIESTA DELL’INQUISITORE (47)

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Emtrar sempre deue comesar vida nouva vida (45/4) &

L’inchiesta dell’Inquisitore (46)

Prosegue in:

Quattro personaggi in cerca d’autore (48/9)

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Quattro personaggi in cerca d’autore (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

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Si tardò qualche tempo ad interrogare don Patricio Manzanera,

il quale, essendo cappellano della Real Armada, a volte era in

un luogo ed a volte, in un altro.

Il religioso fu infine interrogato nella città di Lorca il 12 ottobre

1785 dal commissario don Mariano Mathias, secondo le regole

del Sant’Uffizio.

Si tornò a raccogliere una seconda deposizione di questo teste

il 12 luglio 1786 a Cartagena, tramite don Ignaco Madrid, commis-

sario del Sant’ Uffizio di tale città, affinché, in aggiunta a quanto già

dichiarato, fornisse ulteriori particolari all’avvenuto diverbio.

 

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Il cappellano confermò quanto precedentemente dichiarato, ossia

che Malaspina aveva sostenuto la tesi della “trasmigrazione delle…

anime”, ed aggiunse di rammentare che l’episodio era avvenuto sul

cassero della Santa Clara, verso l’imbrunire e dopo la recitazione

del rosario.

Precisò che, avendo ascoltato le affermazioni del ‘reo’, gli fece os-

servare che, se gliele avesse udite pronunciare un’altra volta, lo a-

vrebbe fatto sapere al Sant’Uffizio e lo avrebbe rovinato; disse poi

a Malaspina che ‘los misterios de nuestra Fe’ erano concetti che

lui doveva conoscere e che, se lo avesse desiderato, gli sarebbe-

ro stati spiegati.

 

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Aggiunse che, dopo tali parole, Malaspina gli rispose, con insofferen-

za ed arroganza, di non aver intenzione di mettersi a discutere con

dei cappellani; col che ebbe termine la disputa e, da quella volta, mai

più reo parlò col religioso di simili argomenti.

Don Patricio dichiarò anche che a quella discussione avevano assi-

stito due o tre persone e, a maggior distanza, molte altre, tutte della

nave, delle quali non rammentava l’identità.

Il commissario quindi chiese al testimone informazioni su quei libri

francesi, posseduti dal ‘reo’, ai quali aveva accennato nella deposi-

zione precedente.

 

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Il cappellano precisò che, pur avendo veduto Malaspina leggere di-

versi libri in francese ed inglese, egli, non conoscendo tali idiomi,

non era in grado di individuare che libri fossero, né di quali autori,

né se avessero o meno l’approvazione della censura, nè se, ol-

tre a quelli che portava con sé, ne possedesse altri.

Mai, comunque, aggiunse, si era visto o udito Malaspina parlare

con altri delle cose che stava leggendo. Il teste confermò quanto

 

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già dichiarato circa il libertinaje del linguaggio usato dal reo in va-

rie occasioni ed aggiunse che questi, tenendo di sostenere le pro-

prie affermazioni, era solito buttarla sullo scherzo.

Concluse che, a suo giudizio, Malaspina non nutriva peraltro sen-

timenti differenti da quelli che debbono esser propri di un vero cat-

tolico; e con ciò concluse la sua seconda deposizione…..

(D. Manfredi, L’inchiesta dell’inquisitore sulle eresie di Alessan-

dro Malaspina)

 

 

 

 

 

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