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Bruno lungo il mio ‘Viaggio’:
Il principio formante attivo di questo universo in costante
mutamento si trova nell’infinità stessa di tale sostanza infi-
nita, la cui attività formante è vista da Bruno come una sor-
ta di lievito universale.
Bruno identifica tale principio formante con l’anima.
Nell’ambito dell’universo concepito dal filosofo, l’anima è
sempre divina e quindi intelligente, non essendoci anime
vegetative e nemmeno anime sensitive corrispondenti alla
tradizione gerarchica aristotelica.
L’anima di una pietra non sarà dunque differente da quella
di un corpo apparentemente superiore, quale un animale o
persino l’uomo: la sua particolare configurazione atomica
si presenterà semplicemente come un agglomerato meno
articolato dei sostrati di sostanza infinita – e persino questo
potrebbe essere un giudizio errato, dovuto alla nostra inca-
pacità di comprendere la particolare forma di vita delle pie-
tre. L’universo Bruniano risulterà essere popolato da un nu-
mero infinito di mondi.
E’ questa, infatti, la conseguenza logica del presupporre un
numero infinito di atomi i quali, imbevuti di ciò che Bruno
a volte definisce anima, a volte un ‘fluido vitale’, costante-
mente si raggruppano e si disgiungono dando origine a un
numero infinito di forme.
Il debito di Bruno nei confronti dell’antico atomismo è qui
chiaro ed esplicito.
….L’universo infinito postulato da Bruno rappresenta una
cosmologia intelligibile nel moderno senso scientifico del
termine, secondo un’intelligibilità controllata da leggi che
sarebbero state definite, nel corso del secolo successivo, in
termini sempre più complessi e raffinati.
La visione bruniana, a ogni modo, propugnava già un cos-
mo di dimensioni illimitate in cui il movimento assume la
forma regolata di moto dei corpi più freddi intorno a corpi
caldi, o soli, sulla base dell’astronomia eliocentrica coperni-
cana.
Si tratta di un cosmo in cui tale moto trova il suo fondamen-
to fisico-teorico nell’opposizione eterna e infinita di elementi
contrastanti, una concezione che deriva da Pitagora per il tra-
mite di Cusano, e in cui un’unica opposizione di base, il con-
trasto telesiano di caldo e freddo, è offerta come spiegazione
per il moto di tutti i pianeti nell’ambito dell’intero universo
infinito.
La consapevolezza da parte di Bruno dell’immensità di questo
universo infinito, nonché della complessità degli infiniti mu-
tamenti ai quali esso è necessariamente soggetto in quanto ri-
cettacolo della potenza assoluta di Dio, porteranno il filosofo
ad assumere un atteggiamento problematico, (ma non contrad-
dittorio) nei confronti della moderna matematica e della ques-
tione epistemologica in generale.
Ciò nonostante, non si deve ignorare l’importanza del tentati-
vo bruniano di definire l’intelligibilità di un universo infinito,
composto da un numero infinito di mondi, nei termini propri
della nuova fisica.
(prosegue….)