IL DOPPIO MOSTRUOSO

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il doppio mostruoso

 

 

 

 

 

In numerosi testi letterari antichi e moderni figurano riferi-

menti al doppio, allo sdoppiamento, alla visione doppia.

Mai nessuno che li abbia decifrati.

Per esempio, nelle Baccanti il doppio mostruoso è dappertut-

to.

Sin dall’inizio dell’opera, si è visto, l’animalità, l’umanità e

la divinità sono prese in una frenetica oscillazione; talora si

confondono le bestie con gli uomini o gli dèi, talora si con-

nfondono gli dèi e gli uomini con le bestie.

La scena più interessante si svolge tra Dionisio e Penteo,

appena prima dell’uccisione di quest’ultimo, nel momento

preciso, cioè, in cui il fratello nemico deve scomparire die-

tro il doppio mostruoso.

Ed è effettivamente ciò che accade.

Parla Penteo; l’ha afferrato la vertigine dionisica; egli vede

doppio:

 

Penteo. E io, io credo di vedere due soli,

 due volte Tebe e le mura dalle sette porte.

E te, io ti vedo come un toro che mi precede,

e due corna, così mi pare, ti spuntano dalla testa.

Dionisio. Tu vedi proprio quel che devi vedere.

 

In questo passo straordinario, il tema del doppio appare

in un primo tempo in forma completamente esterna al

soggetto, come visione doppia di oggetti inanimati, verti-

gine generalizzata.

Per ora abbiamo soltanto elementi allucinatori; certamente,

fanno parte dell’esperienza, ma non ne costituiscono il tut-

to, e neppure l’essenziale.

Man mano che si va avanti il testo si fa più rilevatore.

Penteo associa la visione doppia a quella del mostro.

Dionisio è uomo, dio e toro a un tempo; il riferimento alle

corna del toro fa da ponte tra i due temi; i doppi sono sem-

pre mostruosi; i mostri sono sempre sdoppiati.

Un altro testo che ci sembra indispensabile menzionare a

proposito del doppio mostruoso è l’opera di Empedocle, che

descrive una nascita di mostri di cui non è mai stata propo-

sta un’interpretazione soddisfacente.

Se i cicli descritti dal filosofo corrispondono ai mondi cultu-

rali generati dalla violenza fondatrice, conservati dal rito e

distrutti da una nuova crisi sacrificale, non si può dubitare

che la nascita dei mostri evochi il sorgere del ‘doppio mostruo-

so’.

Il movimento ciclico è attribuito dal pensatore all’alternanza

di due forze fondamentali, l’amore e l’odio.

La nascita dei mostri si effettua per attrazione dello stesso per 

lo stesso, sotto l’effetto non dell’amore ma dell’odio, prima del-

la nascita di un nuovo mondo:

 

57. Cominciarono allora a germogliare molte teste senza collo,

e braccia separate dal loro corpo si misero a vagare prive di

spalle, e occhi senza fronti, pianeti (del mondo dell’Odio).

58. Prive del corpo, le membra, sotto l’imperio dell’Odio,

vagavano, disgiunte, desiderose d’unirsi.

59. Ma appena si unì più strettamente una divinità all’altra,

si videro le membra andare a posto, così come s’incontravano

e altre in gran numero senza tregua s’aggiunsero alla catena.

60. Esseri dai piedi che si giravano strada facendo e dalle

innumerevoli mani.

61. Altri nascevano con due volti, due petti, buoi dal volto

umano o invece uomini dal cranio di bue, e anche gli andro-

gini, dal sesso adorno di ombra.

 

L’associazione qui proposta tra il testo di Empedocle e l’-

esperienza del ‘doppio mostruoso’ parrà meno temeraria, for-

se, se la si accosta a un testo capitale delle ‘Purificazioni’:

 

Il padre afferra l’amato figlio, che ha mutato forma;

lo uccide pregando, insensato; e il figlio grida,

supplicando il carnefice demente; ma lui non lo sente,

e lo svena, preparando nel suo palazzo un festino

abominevole.

E parimenti il figlio afferrando il padre e i figli la madre

strappano loro la vita e divorano una carne che è carne loro.

 

Poco importa, in verità, se questo testo va preso ‘alla lette-

ra’. Comunque, rivela l’atmosfera di crisi sacrificale esacer-

bata nella quale si elabora l’opera di Empedocle.

Il padre afferra il figlio che ha mutato forma.

Del pari, Agave uccide il figlio che ha mutato forma; lo s-

cambia per un giovane leone.

Penteo scambia Dionisio per un toro.

Come nelle Baccanti, vediamo qui il rito degenerare e scivo-

lare in una reciprocità di una violenza tanto demente da sfo-

ciare nel ‘doppio mostruoso’ cioè nell’origine stessa del rito,

concludendo una volta di più il circolo delle composizioni e

decomposizioni religiose che affascina i pensatori presocrati-

ci. 

(René Girard, La Violenza e il Sacro)

 

 

 

 

 

il doppio mostruoso

          

IL DOPPIO MOSTRUOSOultima modifica: 2014-05-15T00:02:00+02:00da giuliano106
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