STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA: A.E. Hicks (20)

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storia universale dell'infamia 20

 

 

 

 

 

 

 

 

In seguito venne identificato da John Burke come l’uomo

che aveva alloggiato a Cedar Street. Inoltre, un marinaio

di una delle barche di Staten Island lo riconobbe come l’-

uomo che lo aveva avvicinato durante la fuga da lì a Ma-

nhattan, chiedendogli da aiutarlo a contare il denaro ri-

posto in due sacche.

Ben presto una ragnatela di prove indiziarie venne intes-

suta attorno a Hicks, che fu affidato alla custodia di Isaiah

Rynders, sceriffo degli Stati Uniti, e rinchiuso nelle Tombs.

In maggio venne processato davanti alla corte circoscrizio-

nale statunitense e la giuria, dopo aver deliberato per soli

sette minuti, lo dichiarò colpevole di pirateria e omicidio

in alto mare.

 

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Lo condannarono a essere impiccato venerdì 13 luglio e

la corte specificò che l’esecuzione doveva aver luogo su

una delle isole governative nella baia di New York.

Meno di una settimana dopo il processo Hicks chiamò il

direttore delle Tombs per dirgli che voleva confessare tut-

to, liberando così la propria anima dal peccato.

Con le mani ammanettate dietro la schiena e una catena

con palla fissata alla caviglia, il gangster passeggiò avan-

ti e indietro a un pubblico funzionario e reporter, e descis-

se con dettagli minuziosi e cruenti l’omicidio del capitano

Burr e dei due ragazzi, Smith e Oliver Watts.

Raccontò che tutto era iniziato alle dieci di sera.

 

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Aveva rimuginato sul proprio imbarco forzato e aveva

deciso di vendicarsi uccidendo l’intero equipaggio. ‘Ero al

timone’, raccontò, ‘e il capitano Burr e uno dei ragazzi sta-

vano dormendo nella cabina. L’altro Watts era di guardia

a prua. All’improvviso il demonio si impossessò di me e

decisi di uccidere il capitano e l’equipaggio quella stessa

notte’.

Hicks legò il timone con una fune per mantenere lo sloop

sulla rotta prestabilita, poi prese la barra di un argano.

Con passo furtivo si avvicinò al ragazzo che, ritto a prua,

stava osservando le onde che si infrangevano contro la

sezione anteriore della chiglia.

 

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Ma la sua sagoma proiettò una lunga ombra nella luce

lunare che riempiva il ponte, così Watts si voltò per vede-

re chi stesse arrivando. Urlò una sola volta, poi la spran-

ga calò sulla testa, fracassandogli il cranio. Il suono del

colpo e il grido avevano svegliato l’altro giovane, che sa-

lì la scala di boccaporto per scoprire cosa fosse successo.

Nel frattempo Hicks aveva trovato un’accetta e, quando

il ragazzo raggiunse il ponte, lo decapitò.

 

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Poi scese la scala di boccaporto per cercare il comandan-

te. Il capitano Burr, basso, tarchiato ma molto muscoloso,

fu svegliato dall’entrata del malvivente con intenti omicidi

e si rizzò a sedere sulla cuccetta, notando Hicks al centro

della stanza, chino sulla sua scure.

Un attimo dopo il pirata balzò in avanti, la lama insangui-

nata che scintilla nella luce fioca emanata dall’oscillante

lanterna appesa sopra il pagliericcio del capitano. L’accet-

ta piombò sul cuscino di Burr, ma quest’ultimo si scostò ro-

tolando e cadde sul pavimento appena in tempo per salvar-

si la pelle.

Ghermì le gambe di Hicks più o meno all’altezza delle ginoc-

chia e, mentre il gangster piombava a terra, lottò disperata-

mente per stringergli la gola mentre Hicks cercava di utiliz-

zare la scure….

(Prosegue….)

 

 

 

 

 

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STORIA UNIVERSALE DELL’INFAMIA: A.E. Hicks (20)ultima modifica: 2013-05-01T08:00:00+02:00da giuliano106
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