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Questo post è dedicato espressamente ai miei zelanti aguzzini,
ogni eretico ha i suoi devoti inquisitori, ed ogni brillante inno-
vatore nel patrio suolo italiano di comprovata fede religiosa-
morale ha i suoi bigotti e corrotti inquisitori ad uso di ben al-
tri meccanismi (o intrallazzi…) sociali ed economici.
I miei, e sono a loro molto grato, si nascondono nelle mentite
spoglie di pii e volenterosi giovani medici, non più di chiesa,
ma ad uso delle nuove democrazie di cui, preservano la tradi-
zione antica, o meglio i privilegi di casta.
Dedico a loro, a questi somari della conoscenza e della storia,
sordi e ciechi dinnanzi alla cultura ereticale, gretti dinnanzi
ad ogni innovatore che la bigotta scienza da loro praticata per
secoli ha umiliato, distrutto, torturato, condannato,… tanti e
troppi innocenti.
A loro sono dedicati questi umili interventi, di chi, giammai,
usa questi mezzi per raccontare favole, o peggio, per creare
arcani mezzi economici ad uso della loro deleteria economia.
Alla loro calunnia di ogni giorno rispondo con una poesia e
una pagina di storia da non dimenticare… per mai scordare
questi gretti e meschini personaggi che infestano la dignità ci-
vile e morale dei troppi sacrificati alla menzogna ciarliera da
secoli propagata…. dalla loro falsa coscienza storica…
LA PERSECUZIONE:
Ogni religione dualista deve fare i conti con la repressione, all’-
interno, se è di minoranza, o con la guerra esterna se arriva ad
affermarsi.
La persecuzione nei suoi confronti entra a far parte della tradi-
zione religiosa.
I riferimenti scritturali non mancano: “Nel mondo, conoscerete
l’ostilità”, ed il ‘Libro dei due principi’ dedica alle persecuzioni
tutto un capitolo, composto solo di citazioni di testi della Scrit-
tura.
‘Scandalo’ è il termine rituale che viene adoperato per indicare
la persecuzione, e dall’altronde è usato anche dai valdesi.
Nel 1247, due perfetti lasciano Bram (Aude) ‘a causa dello scan-
dalo’, per nascondersi fra i vigneti.
Il termine si trova ancora impiegato nel XIV secolo.
L’ARCANO
Una delle prime risorse per sottrarsi alla persecuzione è di por-
re in clandestinità la Chiesa e di tenere celata la sua dottrina.
Il ricorso ai roghi collettivi dell’inizio dellXI secolo ha fatto cor-
rere alla ristretta comunità il rischio della totale distruzione.
Non deve quindi meravigliare che, dovendo fronteggiare poten-
ti autorità religiose e politiche e la minaccia popolare, i primi
gruppi di catari chiamati in causa siano ricorsi al diniego.
Così avvenne infatti, in Linguadoca nella seconda metà del XII
secolo, al concilio di Lombers (1165) o in occasione della missio-
ne del legato pontificio a Tolosa nel 1178.
A quel tempo, la dottrina veniva dissimulata, ma l’appartenenza
alla comunità è riconosciuta. Essa si rifiuta di prestare giuramen-
to.
Abbastanza rapidamente si ebbero le conversioni dovute alla pau-
ra, al dubbio o all’interesse. Bisogna guadagnarsi il perdono delle
autorità cattoliche con la ‘manifestazione’ dell’eresia, come accad-
de al Puy nel 1181 per il vescovo cataro della regione tolosana ed
il suo coadiutore.
In Linguadoca quasi mai si sente parlare di arcano.
Quei chiarimenti che certi credenti non possono ottenere dai
perfetti, sull’escatologia o la natura simbolica della Vergine, al-
tri li ottengono.
Semplicemente, la dottrina viene insegnata in misura corrispon-
dente al livello degli ascoltatori.
I polemisti italiani fanno più di frequente allusione all’arcano ma
riguardo a credenze eccentriche sulla natura del principio malva-
gio, sulle circostanze della caduta o della crocefissione, che come
s’è visto non erano stabilmente definite.
In complesso, una volta accertata la sua appartenenza alla setta,
il perfetto dichiara apertamente la sua fede, sia che abiuri o che si
mostri impenitente:
“Tutti i detti errori, essi li insegnano e li espongono ai loro creden-
ti; e quando vengono scoperti e non possono più tenerli celati, li
difendono apertamente dinnanzi agli inquisitori e li professano”.