IO NON SENTO ALTRO CHE BELATI DI PECORE (12)

 

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Dove si narra…. (11)

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L’assedio di Namur  (1)  &  (2)

 

 

io non sento altro che belati di pecore

 

 

 

 

 

….L’altro che monta e grava sul dorso di quella vigorosa alfana, e

porta l’armatura bianca come la neve e lo scudo bianco e senza al-

cuna insegna, è un cavaliere novello, di nazione francese, di nome

Pierre Papin, signore delle baronie di Utrique; l’altro che sprona

quella zebra agilissima e variegata, dandole nei fianchi coi ferrati

calcagni, e porta l’armi di vai azzurri, è il potente duca di Nervia,

Spartafilardo del Bosco, grande cacciatore del giorno e padrone

della notte, che ha per insegna sullo scudo una sparagiaia, con un

motto che in castigliano suona:

Rastrea mi suerte.

 

io non sento altro che belati di pecore

 

– La schiera che è di fronte la compongono e formano genti di na-

zioni diverse: di qua son quelli che bevono le dolci acque del fa-

moso Xanto; quelli che calpestano i montuosi territori massilici;

quelli che lavano l’oro finissimo e minuto nell’Arabia felice; quel-

li che godono delle fresche famose rive del chiaro Termodonte;

quelli che per molte e diverse vie dissanguano il dorato Pattolo; e

Numidi, infidi nelle promesse; i Persiani famosi per archi e frecce;

i Parti, i Medi, che combattono fuggendo; gli Arabi dalle nobili

dimore; gli Sciti, così bianchi quanto crudeli; gli Etiopi, dai labbri

forati, e infinite altre nazioni, i cui volti conosco e vedo, benché

non me ne ricordi i nomi.

 

io non sento altro che belati di pecore

 

In quest’altra schiera son quelli che si dissetano alle cristalline 

correnti del Betis fecondo d’ulivi; quelli che tergono e lavano i 

loro visi nel liquido del Tago sempre ricco e dorato; quelli che

fruiscono delle salutari acque del divino Genil; quelli che cal-

pestano i campi Tartesii, dagli abbondanti pascoli; quelli che

gioiscono nei campi elisi di Jerez; i ricchi mancegli, coronati di

bionde spighe; quelli vestiti di ferro, antica discendenza del

sangue goto. 

Coloro che si bagnano nel Pisuerga, celebre per la sua mansue-

ta corrente; quelli che pascono il loro bestiame nei vasti alleva-

menti del Guadiana, famoso per il suo corso sotterraneo; quelli

che tremono al freddo dei Pirenei selvosi o ai bianchi fiocchi di

neve dell’erto Appennino; quanti infine l’Europa in sé contiene e

racchiude.

 

io non sento altro che belati di pecore

 

Dio mio, quante province disse, quante nazioni nominò dando

ciascuna, con stupefacente prontezza, gli attributi che le ap-

partenevano, tutto preso e imbevuto dei suoi bugiardi libri!

 

io non sento altro che belati di pecore

 

Senza dir parola, era Sancio Panza sospeso dalle sue labbra, e

di quando in quando volgeva il capo a vedere se scorgeva i

cavalieri e i giganti che il suo padrone nominava, e poiché non

ne vedeva alcuno, gli disse:

– Signore, che il diavolo si porti o uomo o gigante o cavaliere

di quelli che dice vostra signoria, se ne vede uno in giro. Io per

lo meno, non li vedo: chissà che non sia tutto un incantesimo co-

me i fantasmi di stanotte.

– Come puoi dire ciò?,

rispose don Chisciotte.

– Non lo senti il nitrito dei cavalli, il suono delle trombe, il rul-

lo dei tamburi?

– Io non sento altro,

disse Sancio,

Che il raglio di qualche somaro, e molti belati di pecore…..

(Miguel del Cervantes, Don Chisciotte della Mancia)

 

 

 

 

io non sento altro che belati di pecore

  

IO NON SENTO ALTRO CHE BELATI DI PECORE (12)ultima modifica: 2014-03-17T00:03:00+01:00da giuliano106
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