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.…Quei che van ricercando donde siano venuti i mali,
sia negli esseri sia in una specie particolare di esseri,
darebbero un conveniente punto di partenza alla loro
ricerca, se ponessero precedentemente come base la
questione: ‘Che cosa è il male?’ ‘Quale è la (vera) ….
natura del male?’. (Plotino)
“Quale altro fuoco più del nostro potrebbe essere
migliore immagine del fuoco intelligibile?
E c’è un’altra terra superiore alla nostra, dopo
quella intelligibile?
C’è una sfera più perfetta e un movimento più re-
golare, dopo l’intima organicità del mondo intel-
ligibile?
C’è un altro sole superiore al sole visibile, al di là
del Sole intelligibile?”. (Plotino)
Si gusti il contenuto di quest’argomento.
Da un punto di vista, in una certa misura autenti-
camente platonico, ciò sarebbe un semplice sofi-
sma, poco degno di Plotino:
dopo aver, in un primo momento, posto in sé, nel
pensiero, un estratto del fenomeno mondano stesso,
ossia ciò che in esso è articolabile concettualmente,
si elabora un argomento che parte dal grado di so-
miglianza del mondo con un ‘eidos’ da ‘esso stesso’
ricavato.
Invece di essere il mondo a mostrare l’idea, median-
te il suo contenuto contemplato di per sé, è il confron-
to con un’idea già posta a dover segnalare la fedeltà
rappresentativa del mondo.
Ma la situazione è proprio quella per cui, in questo
contesto, non è più l’elemento intelligibile a necessi-
tare di dimostrazione – esso si fonda in un altro mo-
do, a partire dall’altro -, bensì il diritto dell’ente im-
mediatamente presente il cui valore può essere an-
cora concesso grazie a una dinamica devolutiva.
Non è più l’analisi del mondo a liberare l’idea e a
consentirne la distinzione dal sostrato in cui appa-
re, ma il mondo intelligibile posto in se stesso può,
nel caso, riconoscere come legittimo il suo riflesso
in quello sensibile (mentre gli gnostici, dal medesi-
mo presupposto, affermano l’illegittimità di tale
passaggio), concedendo così a quest’ultimo, a par-
tire da sé, un diritto (che gli gnostici, dal medesimo
presupposto, gli contestano).
Ciò può, però, essere ricavato solo proseguendo la
deduzione secondo la sua stessa successione inter-
na, diretta verso il basso e ottenendo ciò che da que-
st’ultimo epifenomeno dell’essere è ovvio da atten-
dersi, ma che sarebbe di per sé una pretesa eccessi-
va.
Se solo nella conformità a certi criteri si accetta la
sua collocazione all’interno dell’ordinamento gra-
duato, allora anche la ‘somiglianza’ dell’immagine
– toutes proportion gardées – diventa appellabile
contro l’intolleranza dell’estremismo, ma a partire
dal presupposto comune dello schema ontologico
graduato, ossia proprio dalla dissomiglianza.
(prosegue…)
(H. Jonas)