IL TEDESCO 8 (2)

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C’è qualcosa di incomprensibile e scandaloso in questa parte

di vita di Rhan: perché dal primo settembre al 31 dicembre del

37 lo scrittore che aveva esaltato l’epopea libertaria dei catari,

e denunciato con passionale indignazione le crudeltà dei ‘cro-

ciati’ e dell’Inquisizione, fu tra i guardiani di un lager nazista

dove la crudeltà delle SS dispiegava una sorta di prova gene-

rale degli orrori a venire.

A sua parziale scusante c’è solo il fatto incontestabile che non ci

andò volontario: il periodo a Dachau fu un ‘servizio di discipli-

na’, una punizione per gli abusi alcolici, come risulta da una ‘di-

chiarazione d’onore’ inviata il 28 agosto da Homberg allo stato

maggiore di Himmler, con questa premessa: ‘Mi impegno a non

assumere alcol di alcun tipo nei prossimi due anni’.

 

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Rahn aggiungeva poi che si sarebbe presentato il primo settembre

al Gruppen-fuhrer Eicke presso il ‘campo di concentramento di

Dachau, per svolgere quattro mesi di servizio presso il gruppo SS

delle Teste di morto ‘Oberbayern’.

 

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Theodor Eicke, originario dell’Alsazia-Lorena, fu il grande regista

del terrore e anche colui che proprio a Dachau creò il modello dei

campi di concentramento a venire, da quando nel 33 ne divenne il

responsabile.

Dopo l’incendio del Reichstag, il palazzo del Parlamento, dato alle

fiamme il 27 febbraio del 33, i nazisti avevano scatenato la repres-

sione, con arresti arbitrari di avversari politici, soprattutto comuni-

sti.

In breve le prigioni non furono più sufficienti, e Himmler stesso,

in quanto responsabile per la sicurezza della Baviera, decise di

ammassare questi nuovi prigionieri in una struttura apposita, che

all’inizio venne affidata alla polizia, ma in breve passò sotto il con-

trollo delle SS, affiancate in parte anche dalle SA, il corpo paramili-

tare di Rhom destinato a essere spazzato via dalla scena politica

tedesca un anno dopo.

Le condizioni di detenzione erano durissime, la vita dei reclusi

dipendeva dall’arbitrio dei carcerieri.

Il campo di concentramento sembrava esercitare su di lui un fasci-

no sinistro; ne era attratto morbosamente, tanto che in seguito, co-

me emerge dalle sue lettere, portò appunto a Dachau Raymond

Perrier, col quale a ogni buon conto, finito il servizio, si era conces-

so tre settimane di vacanza in montagna, nellAlta Baviera.

Nell’estate del 38 scrisse infatti a Himmler per trasmettergli la gra-

titudine di Perrier, che aveva potuto ‘gettare uno sguardo più pro-

fondo nelle SS’ fino a conoscere personalmente un comandante del-

le ‘Teste di morto’, con cui aveva stretto amicizia, nonostante le diffi-

coltà linguistiche: l’intesa era stata così buona che Rhan si sentiva

‘orgoglioso di questo camerata di Dachau’.

In seguito Rahan affronta un nuovo periodo di addestramento in un

altro lager, che ha un nome anche più sinistro di Dachau: Buchenwald.

E’ uno dei più grandi della Germania, costruito a metà del 1937 sulle

pendici dell’Ettersberg, poco a nord di Weimar, per rinchiudervi pri-

gionieri politici.

Quando Rhan ci arriva sono stipate lì dentro circa 10.000 persone, tra

‘elementi antisociali’, oppositori del regime, socialdemocratici austriaci

e soprattutto ebrei.

 

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Questi ultimi vengono sottoposti ai trattamenti più brutali: non

esiste al momento uno specifico progetto di sterminarli in quanto

‘razza inferiore’, ma c’è l’ordine di vessarli e di terrorizzarli per spinge-

re i cittadini tedeschi di origine istraelita a lasciare la Germania.

Buchenwald è il regno dell’Ahnenerbe, che nel periodo di guerra,

dopo aver aggiunto al suo statuto anche gli esperimenti ‘medici’,

commetterà qui atrocità spaventose sui prigionieri.

Il 9 novembre 1938 vengono incendiate sinagoghe, assalite e distrut-

te le proprietà degli ebrei, arrestate migliaia di persone che in buona

parte vengono deportate proprio a Buchenwald: sono i primi israeliti

tedeschi a entrare in un campo di concentramento. Verranno rilasciati

dopo qualche tempo, ma si calcola che nel breve periodo di detenzio-

ne ne muoiano seicento, assassinati o suicidi, o per malattie non cura-

te.

La notte dei cristalli è il punto di non ritorno per tutti.

E probabilmente anche per… Otto Rahan.

(M. Baudino)

 

 

 

 

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IL TEDESCO 8 (2)ultima modifica: 2014-03-12T06:08:00+01:00da giuliano106
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