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Il vero Dio, il buon Dio, sarà un Dio nascosto, inconosci-
bile. Il Dio del saggio si conosceva attraverso la sola
contemplazione dell’ordine, espressa sovranamente dal-
la volta stellata.
Dio si confondeva infatti con questo stesso ordine, oppu-
re era il Pensiero fonte di tale ordine. Ne deriva che per
il saggio ammirare l’ordine, conoscere Dio e adorarlo è
tutt’uno.
Novit et colit.
Nello gnosticismo bisogna ribaltare i due termini.
Colit et novit.
Il vero Dio è un Dio che non si può comprendere median-
te la sola considerazione del mondo, poiché il mondo è
cattivo, rifugio del male.
Si lascia contemplare unicamente attraverso la rivelazio-
ne concessa soltanto a un piccolo numero di eletti. Que-
sti, a loro volta, andranno a predicare agli altri uomini la
verità ricevuta.
Colui che li ascolta è libero di aderire a tale parola o di
rifiutarla; può credere o dubitare: il fondamento della re-
ligione è d’ora innanzi una fede.
Nell’ermetismo s’incontra tutta una dottrina sulla fede,
questa dottrina è un tratto essenziale della corrente erme-
tica: la fede è una condizione indispensabile alla gnosi.
Lo spirito stesso della religione finisce per essere trasfor-
mato da tale condizione iniziale.
Il saggio, scorgendo Dio nel mondo, contemplava il mon-
do e adorava Dio: la sua preghiera si riassumeva nella con-
templazione.
Lo gnostico crede in un Dio invisibile che non gli mostra
nulla di visibile. Non ha potuto avvicinarsi a Dio, in origi-
ne, se non sulla parola di un testimone.
Anche questa richiede un favore celeste: la conoscenza è
un dono di Dio, una grazia. La preghiera dello gnostico è
quindi innanzi tutto una preghiera di domanda, e il primo
oggetto della domanda è il dono della conoscenza.
Non esiste conoscenza che non sia stata preceduta da una
preghiera.
Non vi è gnosi senza devozione.
Il solo cammino verso Dio è la devozione accompagnata
dalla conoscenza.
Se il Dio degli gnostici è un Dio nascosto, se la gnosi è, in
origine la ricompensa di un atto di fede, è naturale, è psi-
cologicamente necessario, che lo gnostico provi il bisogno
di consolidarsi nella fede.
Un moto naturale dell’anima lo induce a ottenere da alcu-
ni segni sensibili la doppia certezza: di conoscere realmen-
te il proprio Dio e di esserne personalmente conosciuto.
Tutto dipende dalla logica interna di questo sistema: la
fede in un Dio nascosto (Straniero) esige come corollario
un’esperienza che renda autentica la fede nella sua quali-
tà di figlio di Dio e che egli gli garantisca l’unione con Dio
dopo la morte, vale a dire la risalita, fuori dal mondo, fino
al luogo ipercosmico…