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gli educatori (della Repubblica)
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….Ma se il Cinico, come appunto il dio prescriveva a Diogene,
‘dopo aver conianto la sua moneta’ avesse seguito il precetto det-
tato dal dio stesso prima di questo, cioè ‘Conosci te stesso’, che
appunto Diogene e Cratese sembra abbiano emulato con ardo-
re nelle loro azioni, io direi che questo comportamento è in
tutto degno di un uomo che vuole al contempo essere un capo
di stato e un filosofo.
Ma sappiamo forse che cosa disse il dio?
Sappiamo che impose a Diogene di disprezzare l’opinione dei
più e di coniare non la verità, ma la moneta.
A quale categoria rincondurremo dunque il precetto ‘Conosci
te stesso’?
A quella forse di una moneta?
Oppure proprio questo concetto riterremo che sia il nucleo fon-
damentale della verità e per mezzo dell’affermazione ‘Conosci
te stesso’, che sia il modo per dire ‘Conia la tua moneta’? (..e la
tua falsa moneta…che noi non appreziamo).
Come infatti colui che disdegna in maniera assoluta le opinio-
ni e va diritto alla verità, per quanto lo riguarda non si atter-
rà ad opinioni convenzionali ma a fatti che siano reali, alla
stessa maniera, credo, colui che conosce se stesso saprà alla
perfezione, ciò che è reale e non ciò che si considera tale.
Il dio di Pito non dice dunque la verità, e Diogene non ne era
palesemente convinto?
Lui che, per avergli obbedito, invece che come un esule fu
presentato non come più importante del Re dei Persiani, ma,
secondo la tradizione, come oggetto di invidia da parte dello
stesso distruttore della potenza persiana, emulatore delle fa-
tiche di Eracle e ambizioso competitore di Achille?
E bada bene, mio uditore, se ora mi proponessi di scrivere
riguardo al Cinismo, direi che le idee che si presentano alla
mia mente, su questo tema, non sono certo meno numerose
di quelle già esposte ma, per continuare a sviluppare gli ar-
gomenti prescelti all’inizio, esaminiamo qui di seguito le
qualità di cui bisogna che siano dotati gli inventori dei miti.
Ma forse prima di questa indagine viene quella che mira, a
sua volta, ad identificare con quale genere filosofico sia com-
patibile la redazione di miti.
Di tali creazioni sembra che abbiano fatto uso molti filosofi
e teologi, come Orfeo, il più antico fra tutti, le cui dottrine
erano ispirate dalla divinità, e non pochi altri dopo di lui.
Non meno anche Senofonte, Antistene e Platone sembra che
siano serviti, in molti passi delle loro opere, di narrazioni al-
legoriche, così che ci appare chiaro che se non proprio per il
Cinico, per un altro genere di filosofo è conveniente utilizza-
re racconti mitici.
A questo punto è necessario che io fornisca delle brevi indica-
zioni sulle parti e sugli strumenti della filosofia (che forse non
hai mai intuito, capito, letto, appreso…).
Non fa in realtà molta differenza se si include la logica nella
filosofia pratica o nella fisica: in entrambi i casi infatti appa-
re indispensabile.
Ciascuna di queste tre parti a sua volta si suddivide ancora in
tre: la fisica nella teologia, nella matematica e in una terza di-
sciplina che ha per oggetto, da un lato, lo studio degli esseri che
nascono, di quelli che muoiono, di quelli che sono eterni, dall’-
altro dei corpi, dei quali indaga quale sia la natura e, per cia-
scuno, la sostanza; della filosofia pratica sono competenti la
parte che riguarda il singolo individuo, denominata etica,
quella che riguarda la conduzione di un’unità familiare, de-
nominata economica, quella che riguarda il governo di una
città, denominata politica.
Orbene della logica una parte è detta ‘dimostrativa’, quando
si fonda su elementi reali, un’altra ‘confutativa’, quando si
fonda su dimostrazioni conformi all’opinione comune, un’-
ultima ‘paralogistica’, quando si fonda su dimostrazioni so-
lo in apparenza conformi all’opinione comune.
Queste sono le suddivisioni della filosofia, se non me ne è
sfuggita qualcuna, e non c’è assolutamente da stupirsi se un
soldato, come me, non conosce alla perfezione e non ha, per
così dire, sulla punta delle dita cose del genere, di cui egli
parla non per aver avuto consuetudine con i libri ma per una
sua casuale attitudine; e me ne sarete testimoni anche voi, se
farete il calcolo di quanti giorni, e quanto mai lunghi, sono
intercorsi fra questa risposta e la conferenza che abbiamo a-
scoltato ultimamente, e di quanti impegni furono per noi fit-
te queste stesse giornate.
Considerate le suddette ripartizioni della filosofia, la compo-
sizione di miti non è di alcuna utilità né per la logica, né per
la matematica, sezione della fisica, lo è, se mai, solo per la
parte della filosofia pratica che riguarda il singolo indivi-
duo e per la parte della teologia relativa ai riti iniziatici e
misterici:
la natura ama infatti nascondersi …e non sopporta
che il segreto dell’essenza degli dei sia incautamente
trasmesso ad orecchie profane…..
(Giuliano Imperatore, Al cinico Eraclio)