Precedente capitolo:
Prosegue in:
Da:
Tutto questo trovavano sulla loro via, nei secoli XII e XIII quanti
erano agitati da un sentimento nuovo e fresco di religiosità e ac-
carezzavano il sogno di una vita evangelica e di una Chiesa pri-
mitiva da restaurare
(permettetemi l’amaro commento ironico: il passato è specchio del
presente, e bussola del futuro, perciò come precedentemente detto,
tutto questo troviamo sulla difficile via di ogni riformatore, e non
solo credente oserei dire; l’esigenza di principi diversi e più con-
soni hanno sempre imperversato in taluni animi e di rimando la
risposta di ogni società o civiltà detta civile è dettata secondo
ugual schemi comportamentali.
Da questo profilo, che non è solo religioso, e non appartiene solo
all’esigenza o necessità religiosa, possiamo dedurre altre ed illu-
minanti idee circa il carattere cosiddetto umano. Ciò che fa par-
te più propriamente della particolare natura umana. Ed anche
questo, ergo, è un alto principio di eresia.
Forse il principio di ogni eresia…).
Che contrasto e che urto violento, fra questo mondo ideale ed
il mondo della realtà; che crisi interne, silenziose o violente,
negli uomini di vita interiore più profonda, o più primitivi ed
impulsivi, più malati d’ascesi o più doloranti fra le miserie di
tutti i giorni, più pessimisti ed ottimisti per il passato e l’avve-
nire!
E allora, la vaga intuizione ed aspirazione di quella Chiesa pri-
mitiva dalle linee semplici, vicina ai fedeli, viva in essi e per es-
si, diventava lo sforzo consapevole di tornare all’antico; all’a-
zione positiva di rinnovamento interno si aggiungeva la rea-
zione contro il presente e contro la tradizione più vicina della
Chiesa.
Il punto di partenza di molte agitazioni che poi diventano eresie
è qui!
Eresie per la Chiesa romana, naturalmente; ché i loro seguaci si
ritengono cristiani e veri fedeli, i soli veri fedeli; anzi, sono tanto
persuasi di rappresentare la vera fede e la vera Chiesa, che gli
Inquisitori considerano questa presunzione come indice sicuro
di eresia.
L’essenziale di quanto essi chiedono si compendia in una ‘Chie-
sa secondo il Vangelo’; la loro negazione prima e maggiore è la
Chiesa come esiste.
Il moto valdese, il più ampio certamente e il più fecondo, dimo-
stra chiaramente l’efficacia di tutte queste forze positive e ne-
gative nel determinare il distacco dall’ortodossia cattolica.
Pietro Valdo, dapprima mercante, largisce poi tutto ai suoi
poveri. Appassionato della Bibbia – lettore o ascoltatore non
sappiamo – ne fa tradurre in volgare alcuni libri da due eccle-
siastici.
Esso e i suoi amici, ‘semplici laici infiammati di spirito…, si van-
tano di voler vivere secondo la dottrina evangelica ed osservar-
la alla lettera come gli Apostoli…, e si dicono veri e soli imitato-
ri di Cristo’.
Datisi a predicare, esaltano la povertà evangelica ed attaccano i
chierici ‘che nuotano nell’abbondanza e nelle delizie’ (ciò che av-
viene a tutt’oggi, basti guardare, con la sola scusa di guidare il popolo
inteso come ‘gregge di fedeli’, la politica adottata di volta in volta dal-
la riconosciuta ‘Chiesa cattolica romana’, la quale non disdegna e sem-
bra non disdegnata, eccetto quando fa notizia con i suoi innumerevoli
scandali bancari e non solo, dai cortigiani di corte e quelli che aspirano
alla ricca corte, offrendo il suo potere prestato alla privilegiata casta e
causa politica.
I poveri, i diseredati, gli emarginati, gli umiliati, e molti altri, sono
esclusi dalle chiese quanto dai ‘loft degli imbecilli’, o dalle ricche case
di potenti feudatari…come la storia ci insegna…).
Si potrebbe credere che ripetessero la dottrina solita che negava
valore ai sacramenti dei cattivi sacerdoti, ormai avverstata dalla
Chiesa, sebbene non ancora definitivamente condannata da Lucio
III e dal Concilio lateranense IV; ma non è sicuro, perché i Valdesi
di Francia non pare che poi la professassero, a differenza di altre
loro propaggini sviluppatesi in Italia, in Germania ed in Boemia.
Dunque, ortodossia piena, almeno nel senso antico della parola.
Ma si riscaldano troppo; e troppo liberamente, essi laici e per la
più parte ‘idioti o illeterati’, esercitano sulle piazze e nelle case
la predicazione e commentano la Bibbia e presumono ‘usurpare
l’ufficio degli Apostoli!’.
Son richiamati al dovere ed al silenzio dall’arcivescovo Giovan-
ni di Lione, ma essi pensano e dicono che i chierici li avversano
per invidia, perché il loro insegnamento ottiene più favore di
popolo, e rispondono come Pietro al Principe dei Sacerdoti:
doversi obbedire prima a Dio che agli uomini; a Dio che ordi-
nò agli Apostoli di annunziare il Vangelo tra le creature.
La storia degli Umiliati ci richiama a Valdo e i Valdesi.
(…..)