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Un altro silenzio.
Si udì ancora il ticchettio sul tronco.
– Forse è una ferita da niente,
osservò il colonnello.
– Non importa, non preoccupartene. Del resto un giorno
o l’altro volevo ben andarmene da questo posto maledet-
to. Ingenua che ero: pensavo che il mio servizio di segna-
lazioni fosse gradito. Ma il posto non lo posso soffrire.
Tutto è vecchio decrepito, tutto va in putrefazione. Mor-
ro è morto. E tu, come età, non scherzi, caro il mio signor
colonnello.
– Ti sparo un altro colpo se non la smetti,
fece Procolo irritato.
La gazza gorgogliò qualche cosa, senza che si potesse
capire.
La voce divenne ancora più opaca del solito e usciva a
stento.
– Mi hai ferita a tradimento,
disse infine la gazza.
– Forse dovrò morire. Lasciami allora dire una poesia.
– Una poesia?
– Sì,
fece la gazza con tristezza,
– E’ il mio unico svago. Solamente faccio fatica. Le rime
non mi riescono quasi mai. Naturalmente bisogna che
qualcuno mi stia a sentire, senò è inutile. Due volte sole
in quest’ultimo anno…
– Be’,
disse il colonnello interrompendola,
– Fa’ presto, allora…
Si ebbe un silenzio che lasciò udire il ticchettìo delle
gocce del sangue, oramai fioco e rado. La gazza si e-
resse con tutte le forze, puntellandosi con le ali. Alzò
la testa verso la luna. Poi si udì la sua rauca voce, con
dentro una specie di dolcezza:
Ricordo i giorni in cui mi dicevano:
‘Certo tu volerai molto bene
tu avrai la vita facile e lieve
molto più lunga di quelle nostre’.
Così dicevano i miei fratelli.
Io mi affrettavo a risponder loro:
‘Non io bensì voi diventerete
di un’abalità eccezionale…’
Qui la gazza si fermò, ansimando, per avvertire:
– Mi dispiace ho perso una sillaba. Accade alle volte
così, non si sa come….’
Il colonnello, con la destra, fece un indulgente segno di
tolleranza.
– Dunque,
riprese allora l’uccello,
– Eravamo rimasti…:
‘…Non io bensì voi diventerete
di un’abilità eccezionale.
Voi sì diventerete famosi.
Forse vi faranno monumenti.
Di me sarete molto più bravi
e morirete molto più tardi’.
I miei fratelli allora dicevano:
‘Perché vuoi nascondere i tuoi meriti?
Possiedi tali disposizioni
da ottenere il più grande successo’.
Allora fingevo d’irritarmi:
‘No fratelli, siete proprio voi
che trionferete un dì nelle Americhe
tra rosse nubi napoleoniche’.
Non qui finiva la discussione.
In aprile, in agosto, in settembre,
anche in dicembre, tra i freddi venti,
sempre questi eterni complimenti’.
– Hai fatto una rima!,
notò ad alta voce il colonnello dal basso.
– Sì,
rispose la gazza,
– Me ne sono accorta. Peccato che….
Sebastiano Procolo stava attento. Vide la testa della gazza
afflosciarsi come se fosse mancato il sostegno. Tutto il cor-
po si piegò da una parte, restò un momento in bilico e poi
cadde giù dal ramo, fino a che giacque sul terreno.
Il colonnello raccolse da terra l’uccello, lo soppesò in una
mano, lo adagiò nuovamente al suolo.
Quando egli se n’andò, la notte stava per finire.
(D. Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio)
….Da…. frammenti in rima