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Nel secondo libro dei suoi ‘Saggi’ Montaigne, a proposito
della crudeltà, scrive:
Vivo in un epoca in cui noi abbondiamo in esempi incredibili di quel
vizio, a causa della sfrenatezza delle nostre guerre civili; e non si tro-
va niente nelle storie antiche di più grave di quello che noi proviamo
ogni giorno. Ma ciò non ci ha affatto addomesticato. Mi potevo appe-
na persuadere, prima di aver veduto, che si fossero trovate anime così
mostruose, che, per il solo piacere dell’assassinio, lo volessero commet-
tere: taglaire e squartare le altrui membra; aguzzare il proprio cervello
per inventare nuovi tormenti inusitati e morti nuove, senza inimicizia,
senza vantaggio, e poi il solo scopo di godere il piacevole spettacolo dei
gesti e dei movimenti compassionevoli, dei gemiti e delle voci lamento-
se di un uomo morente….
A prima vista l’osservazione di Montaigne è di un’attualità in-
quietante.
Sembra che niente sia cambiato.
Oggi come allora il mondo è pieno di violenza.
Tutt’oggi moltissimi uomini torturano e uccidono altri uomini
con ogni metodo immaginabile. E’ come se tutti gli sforzi dell’
umanità e della civiltà fossero stati vani, come se fossero pas-
sati senza lasciare traccia nella formazione del genere umano.
Evidentemente il sostrato animale non ne è stato intaccato.
Che il grande racconto del miglioramento dell’Homo sapens,
del progresso della sua civiltà morale, fosse pura finzione, un
mito?
E’ ancora peggio: se la si osserva più attentamente, la breve no-
tazione di Montaigne sembra particolarmente antiquata. Nel
frattempo al fianco di soldati e assassini, sono subentrati arti-
giani della morte, che eseguono il proprio lavoro apparente-
mente senza passioni.
Si servono di apparecchiature o impianti tecnici, senza mai ve-
dere direttamente in faccia il proprio nemico o la propria vitti-
ma. La violenza della guerra e il terrore della persecuzione so-
no stati amplificati in modo inimmaginabile dalla tecnica e dal-
l’organizzazione.
Questo è appurabile ogni giorno.
A quanto pare le tipiche figure sociali della violenza moderna
non sono il boia, bensì il soldato di professione, colui che è sta-
to addestrato, il tecnico coscienzioso, l’ormai inebetito sorvegli-
ante del lager…..
(Prosegue…)