BUM BUM BANG BANG (2)

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Il genio dei numeri

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Da una regione cosmica all’altra 

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Il Primo Dio  (1)  &  (2)

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i miei libri

 

bum bum bang bang

 

 

 

  

 

L’Estate in cui Nash compì quarant’anni, nel 1968, si guardò allo

specchio del bagno dell’appartamento materno e vide quello che

in seguito chiamò ‘un cadavere, quasi’.

Con le guance incavate, gli occhi infossati, i capelli grigi, le spal-

le ingobbite, assomigliava più a un vecchio che a un uomo appe-

na entrato nella mezz’età.

Scrisse a un amico: ‘Mi compatiresti….i processi d’invecchiamen-

to e di rinsecchimento esigono il loro scotto’. Immagini di morte

gli affollavano la mente, in una lettera a un altro amico rievocava

l’immagine della ‘Torre del silenzio’ dei parsi a Bombay, dove i

seguaci di Zoroastro lasciano che  i loro morti siano divorati da-

gli avvoltoi.

 

bum bum bang bang

 

Era rimasto a Roanoke quasi un anno. Aveva ancora la sua Nash Ram-

bler e un po’ di risparmi, ma otto anni di malattia avevano spossato la

sua ex moglie e gli amici e minato in gran parte la sua credibilità agli

occhi del mondo.

Non aveva altro posto in cui andare.

Per lui Roanoke, una graziosa cittadina ai piedi degli Appalachi, ol-

tre che sede della Norfolk & Western Railroad, era il capolinea.

Nessuno sapeva che lui era lì.

L’esistenza di uno schizofrenico è stata paragonata a quella di una

persona che viva in una prigione di vetro e che batta alle pareti, in-

capace di essere udita, eppure molto visibile.

Molte volte, si limitava a percorrere a grandi passi l’appartamento,

le lunghe dita strette attorno a una delicata tazza di porcellana giap-

ponese piena di tè, sorseggiando il suo oolong di Formosa e fischiet-

tando Bach.

L’andatura del sonnambulo e l’espressione immota e assente offri-

vano solo alcuni sprazzi dell’immenso e interminabile dramma che

si svolgeva nella sua mente.

‘All’apparenza sto semplicemente passando il tempo in visita da

mia madre’ scrisse, ‘ma in realtà sono stato sottoposto a persecuzio-

ni che spero si allenteranno’.

Le sue passeggiate quotidiane non andavano oltre la biblioteca o i

negozi all’estremità di Grandin Road, ma la sua mente viaggiava nei

luoghi più remoti del mondo: Il Cairo, Zebak, Kabul, Bangui, Tebe,

la Guyana, la Mongolia.

In questi recessi lontani viveva in campi profughi, in ambasciate stra-

niere, in prigioni, in rifugi antiaerei. Altre volte, pensava di trovarsi

all’inferno, al purgatorio o in un paradiso inquinato.

Le sue identità, come gli indirizzi del mittente che opponeva sulle

sue lettere, erano come le bucce di una cipolla. Era C.O.R.P.S.E., un

grande shogun giapponese, C1423, Esaù, L’Home d’Or, Chin Hsiang,

Giobbe, Jorap Castro, Janos Norses, a volte persino un topo.

I suoi compagni erano samurai, diavoli, profeti, nazisti, eretici, sacer-

doti, giudici.

Funeste divinità – Napoleone, Iblis, Mora, Satana, Platinum Man,

Titano, Nahipotleeron, Napoleon Shickelgruber – lo minacciavano.

Viveva nel continuo timore dell’annichilimento sia del mondo…..

(S. Nasar, Il genio dei numeri)

 

 

 

 

 

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ELLIS ISLAND (2)

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Ellis Island (1)

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Rhode Island (1)

Rhode Island (2) 

 

 

ellis island 2

 

 

 

   

E’ un dramma che va avanti, senza intervalli,

giorno dopo giorno e anno dopo anno: quell’-

abbuffarsi, ben visibile, del nostro corpo poli-

tico e sociale è certo uno spettacolo di gran

lunga più sbalorditivo di un qualsiasi man-

giafuoco o mangiaspade da circo.

 

ellis island 2

 

La meraviglia che davvero non si riusciva a

contenere era il pensiero che quelle due o tre

ore d’osservazione casuale di quell’affare rap-

presentassero, al più, che un paio di battiti del

possente orologio che mai, mai si ferma, meno

che mai nei momenti in cui, a forza di quell’-

eccessivo caricare, scandisce forte un’ora più

 

ellis island 2

 

critica del nostro destino sociale.

Credo davvero che la definizione più sempli-

ce di come Ellis Island incide sullo spirito di

un qualsiasi cittadino sensibile cui capiti di

‘dare un’occhiata’ sia che questi, al ritorno,

non è più la stessa persona che era all’anda-

ta.

 

ellis island 2

 

Si è nutrito all’albero della conoscenza, e quel

sapore gli rimarrà in bocca per sempre, aveva

creduto, quel cittadino, di sapere già prima; ave-

va creduto di sapere in che misura il suo destino

di americano….

(Prosegue……)

 

 

 

 

 

 

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