CENNI STORICI (nell’illusione del tempo)

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Una profonda melanconia e una grande gioia di vivere.

Giordano Bruno vive tra questi due opposti stati d’animo.

Cerca continuamente il dialogo, ma trova solo i volti arcigni

del bigottismo.

Calvinisti, protestanti, riformati, anglicani, cattolici sono tutti

di pasta radicale in questa fine del Cinquecento.

Il Rinascimento appare lontano.

Ha messo gemme con Pico della Mirandola, con Marsilio Fici-

no e il grande Lorenzo. Poi è germogliato sotto la grande influ-

enza del ‘Simposio’ di Platone e del suo inno alla vita.

Si è quindi assestato e infine ripiegato grazie agli odi di reli-

gione. E’ il manto nero che ricopre la mente dei bigotti a intristi-

re Bruno. E ancora di più si sarebbe rammaricato se avesse potu-

to leggere tutte le corbellerie che sono state scritte su di lui in

questi ultimi cento anni.

Alcune ormai sono palesemente sconfessate, eppure continuano

a esistere nella mente delle persone, anche di quelle in buona fe-

de.

Vediamo: è stato un propugnatore del libero pensiero (…e lo

continua a manifestare con il proprio e altrui ingegno prestato

alla storia e non solo….)…..quindi la Chiesa lo ha arrestato, met-

tendolo al rogo come eretico.

Di lui in fondo si ricorda questo.

Bruno poi è stato visto come filosofo mentre basta consultare

un qualsiasi testo di Storia della filosofia dei licei per accorger-

si che si parla di lui sempre in poche pagine, sempre come pen-

satore legato al passato, idealista in senso platonico e panteista.

Ovvero come di un appartenente a quel curioso genere di erudi-

ti che credono la natura eterna e divina.

Pochi capoversi, giudizi sommari e anche i migliori storici lo re-

legano comunque fra i filosofi di secondo piano. 

Gli studenti di ogni scuola di ordine e grado, non hanno alcuna

nozione di lui eppure la sua arte memonica dovrebbe avere del-

le connessioni reali con il mondo più artificiale e artificioso di

cui fanno uso et abuso ogni dì… 

Comunque torniamo alla storia, o meglio alla sua illusione.

Nel 1576, a 28 anni gli giunge la prima accusa di eresia. Non è

una ‘voce’ o un rimprovero, ma una vera ingiunzione. A quel-

l’epoca significava subire un interrogatorio iniziale della dura-

ta di uno o due giorni e poi, in caso di resistenza,se non si era

dichiarati pazzi…, giungeva nella sala o in altri luoghi…, un si-

gnore vestito di nero con uno o più aiutanti. Ed allora facevano

anche il loro ingresso frusta, tenaglie infuocate, cavadenti e ma-

gli per spaccare le ossa, ed altre et innumerabili finezza che han-

no a che fare con il vasto mondo della tortura, certo che no del-

l’ingegno.

Bruno sa tutto e quindi fugge immediatamente (inizia il Viaggio). 

(prosegue….)

 

 

 

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