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Libri eretici…e dialoghi …innominabili…
Bruno, come molti profeti, prima e dopo di lui, non è stato
fortunato. Sperava di trovarsi all’alba di una nuova epoca
e si trova rinchiuso in un umida cella del carcere di San Do-
menico di Castello, in mano all’Inquisizione, vittima non
solo di un tradimento (suo e altrui), ma del tradimento di
un uomo pieno di viltà, di debolezza, di invidia …malce-
lata.
Il suo furore si è mutato in una sorda rabbia, in una dispe-
razione tenuta a freno e controllata. Poi prevale la volontà
di uscirne al più presto, di recuperare tutta la sua libertà,
che sa essere alimento insostituibile per il suo pensiero.
E’ nel pieno della maturità, sa di avere ancora molto da
dire.
Il Mocenigo nel frattempo ha paura, trema, pensando al
rischio di essere in qualche modo coinvolto, o travolto
dalla vicenda che lui stesso ha scatenato. Questo spiega
il suo aggiungere denuncia a denuncia, il gettare in pasto
agli inquisitori ogni particolare, o l’inventarne (nell’arte
mai morta della calunnia), ed il tentativo di screditare to-
talmente quello che era un suo ospite, per salvare la pro-
pria persona.
Nello stesso tempo appare quasi rivoltante il suo assog-
gettamento, non semplicemente formale, ma interiore,
al tribunale. Certo il Sant’Uffizio incuteva un sinistro ti-
more in chiunque, e avere contatto con esso bastava già,
il più delle volte a mettere in una posizione di completa
soggezione psicologica.
Ma è anche vero che il Mocenigo discendeva da una del-
le famiglie più nobili di Venezia, e che l’Inquisizione del-
la Serenissima Repubblica era una delle più moderate del-
la penisola.
Le denunce che sporge sono tre: 23, 25 e 29…maggio.
Le sue parole, durante la prima denuncia, rivolte all’Inqui-
sitore Giovan Gabriele da Saluzzo, recitano così:
Molto reverendo Padre et signore osservandissimo,
io Zuane (Giovanni) Mocenigo fo (figlio) del clarissimo messer
Marco Antonio dinuntio a Vostra Paternità molto reverenda
per obligo della mia coscientia, et per ordine del mio confessor,
haver sentito (scrivere e dire…mentre lo spiavo…) a Giordano
Bruno nolano, alcune volte che ha ragionato meco in casa mia:
che è biastemia grande quella de’ cattolici il dire che il pane si
transusta(n)tii in carne; parlare inoltre di omini macellati come
agnelli, peccato grave contro la santa chiesa; inoltre che lui è
nemico della messa; che niuna religione gli piace; che Chiristo
fu un tristo et che, se faceva opere triste di sedur popoli, poteva
molto ben predire di dover essere impicato; che le anime non mo-
rono ma vagano in tanti monni; che non vi è distintione in Dio
di persone, et che questo sarebbe imperfetion di Dio; che il mon-
do è eterno, et che sono infiniti mondi, et che Dio ne fa infiniti
continuamente, perché dice che vuole quanto che può; che
Christo faceva miracoli apparenti et che era un mago, et così
gl’apostoli, et che a lui daria l’animo di far tanto et più di lo-
ro; che Christo mostrò di morir mal volentieri, et che la fuggì
quanto che puoté; che non vi è punitione de’ peccati, etc…;
che le anime create per opera della natura, passano d’un ani-
mal in un altro.
Ha mostrato dissegnar di voler farsi autore di nuova setta sot-
to nome di nuova filosofia; ha detto che la Vergine non può
avere parturito, et che la nostra fede catholica è piena di beste-
mie contro la maestà di Dio; che bisognerebbe levar la dispu-
ta et le entrate alli frati, perché imbratano il mondo; che sono
tutti asini, et che le nostre opinioni sono dotrine d’asini; che
non abbiamo prova che la nostra fede meriti con Dio; et che il
non far ad altri quello che non voressimo che fosse fatto a noi
basta per ben vivere; et che se n’aride di tutti gl’altri peccati,
io Mocenigo in cor mio, davanti a voi, santi Inquisitori, spes-
so lo vedea ridere da solo come un pazzo…., et che si meravi-
glia di come Dio supporti tante Heresie di cattolici, et anche
delle loro idiozie….
(prosegue…)