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Quando Leslie Aiello scrisse a proposito dell’impatto del
bipetismo sull’evoluzione del linguaggio non sono certo
se stesse facendo qualche distinzione tra comunicazione
linguistica e canto a questo stadio dell’evoluzione umana,
ma di sicuro spesso sottolineava le proprietà musicali del-
le vocalizzazioni ominidi.
L’ampliamento della gamma e della varietà delle vocaliz-
zazioni reso possibile dalla nuova posizione e forma della
laringe, e dai cambiamenti nella dentatura e nell’anatomia
facciale in generale, avrebbero indubbiamente accresciuto
la capacità di esprimere emozioni e di indurne negli altri
individui.
Ma le implicazioni musicali del bipedismo vanno ben oltre
al semplice incremento della gamma di suoni che potevano
essere prodotti.
Il ritmo talvolta definito come la caratteristica più impor-
tante della musica, risulta essenziale per camminare in
maniera efficiente, per correre e, in realtà, per qualunque
attività che implichi una complessa coordinazione della
nostra peculiare corporatura bipede.
Senza il ritmo non potremmo utilizzare i nostri corpi in
modo efficace: tanto quanto l’evoluzione delle articolazio-
ni delle ginocchia e delle anche ravvicinate, fu essenziale
per il bipedismo lo sviluppo di meccanismi mentali in gra-
do di mantenere la coordinazione ritmica dei gruppi mu-
scolari.
L’importanza di tali meccanismi mentali è chiaramente te-
stimoniata dalle enormi difficoltà di movimento incontrate
dalle persone che hanno perduto questi meccanismi a causa
di patologie cognitive o che hanno sofferto di disturbi men-
tali fin dalla nascita.
Quando questa carenza di un meccanismo interno per il
ritmo viene compensata da una fonte ritmica esterna, si veri-
ficano considerevoli miglioramenti nella locomozione e negli
altri movimenti fisici.
….I musicoterapisti possono servirsi dell’impatto del ritmo sul
movimento senza preoccuparsi della causa precisa: se aiuta
le persone con limitazioni mentali e fisiche, usiamolo e basta.
Ma chi è interessato alle questioni evolutiva ha bisogno di
comprendere perché sorgano tali effetti.
Purtroppo, gli scienziati sono ancora piuttosto lontani dall’-
aver compreso il collegamento tra elaborazione degli stimoli
uditivi e controllo motorio.
Il dottor Thaut spiega che esistono alcuni dati fisiologici di
base indicanti la presenza di una via uditivo-motoria nel si-
stema nervoso per mezzo della quale il suono esercita un ef-
fetto diretto sull’attività dei neuroni motori spinali.
‘Come potrebbe altrimenti?’ sorge spontaneo domandarsi,
dal momento che tutti conosciamo l’effetto che l’ascolto del-
la musica può avere sui nostri stessi movimenti, come quan-
do senza pensare iniziamo a battere i piedi o ondeggiare
con il corpo.
Il punto centrale della questione è l’indubbia capacità stimo-
latrice ed evolutiva nonché terapeutica della musica….
Ed è indubbio che quando i nostri antenati si sono evoluti in
umani bipedi, devono essersi evolute anche le loro innate a-
bilità musicali, acquisendo l’aspetto del ritmo……
(Prosegue in la-favola-della-vita.html & ritmo….il-tempo-7.html)
(Steven Mithen, Il canto degli antenati)