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Uno dopo l’altro, i fautori e i profeti della scienza e della tecnica
trasformarono il credo baconiano e cartesiano in un’ideologia
del dominio aggressiva, invasiva e sistematica, cioè, per usare
le parole di Leiss, in ‘un’ideologia da crociati’.
Negli scritti dell’epoca si sosteneva che il progresso delle arti
e delle scienze avrebbe instaurato il dominio dell’uomo sulla
terra. Leiss, citando Joseph Glanvill (1688), afferma che la
società di allora riteneva che:
Una volta che la natura fosse stata conosciuta, sarebbe stata per questo
stesso motivo sottomessa, domata e messa al servizio della vita umana.
Frasi simili compaiono negli scritti di quasi tutti i principali
pensatori occidentali successivi a Bacone e Cartesio.
L’espressione ‘conquista della natura’ fu così abusata da non
essere più messa in discussione e da renderla plausibile in
ogni situazione.
Leiss sostiene che dopo il XVII secolo:
Pochi pensatori avrebbero avvertito la necessità di analizzare cosa
potesse celarsi dietro l’espressione ‘dominio sulla natura’. Il significato
dell’espressione si era fossilizzato in seguito alla sua continua reiterazione
nell’ambito di un contesto ampliamente condiviso.
Per riassumere, il dominio sulla natura divenne la forza motrice
intellettuale dell’era moderna, per scienziati e tecnocrati così
come per riformatori e progressisti.
Nel XIX secolo, i seguaci del filosofo socialista francese Claude
Henri Saint-Simon fecero proprie tali idee al fine di descrivere
come l’era industriale avrebbe trasformato la società:
Lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo sta ormai tramontando.
Lo sfruttamento del pianeta e della natura è d’ora in avanti l’unico
fine dell’attività umana.
(prosegue in dialoghi con Pietro Autier)