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Dopo aver invocato il linguaggio e i simboli della religione per aggirare
la ragione e convincere il paese a scendere in guerra, per Bush si è reso
sempre più necessario disdegnare e contestare i fatti scomodi che
cominciavano a emergere nel dibattito pubblico.
Sembrava a tratti che Bush avesse dichiarato guerra alla ragione stessa,
nel tentativo di negare le palesi verità che apparivano del tutto in contrasto
con le false impressioni date al paese prima di iniziare l’invasione dell’
Iraq. Bush e il suo team sembravano accostarsi a ogni dato di fatto come
a una lotta partigiana senza quartiere.
Chi osava mettere in discussione gli erronei presupposti sui quali era
fondata la guerra era bollato come antipatriottico. Chi puntava il dito
contro le prove contraffatte e le manifeste incongruenze del discorso
dominante era accusato di appoggaire il terrorismo.
Intimidazioni minacce e censure sono state i mezzi utilizzati per far
tacere coloro che, all’interno dell’amministrazione, hanno alzato la
voce per denunciare il paese, accecato dalla fede, stesse per piombare
in un pantano strategico.
I padri della nostra Costituzione avevano compreso che l’uso dell’
intimidazione per ridurre al silenzio chi dice la verità costituisce
una grave minaccia per il dibattito fondato sulla ragione.
Per esempio, George W. Bush ha descritto la guerra in Iraq come una
crociata, trascurando che le implicazioni settarie di quella descrizione
avrebbero reso molto più difficile il compito dei nostri soldati in una
nazione mussulmana che nel Medioevo dovette respingere ripetutamente
l’offensiva dei crociati cristiani.
Uno dei generali responsabili della politica di guerra, William Boykin,
durante una serie di incontri con i gruppi evangelici conservatori, ha
dichiarato – dal pulpito in uniforme – che il nostro paese era impegnato
in una guerra santa come ‘una nazione cristiana in lotta contro Satana’.
Lo stesso generale che ha contribuito a organizzare l’uso della tortura
nel trattamento dei prigionieri di guerra in Iraq.
Il soldato speciale Charles A. Jr Graner ebbe uno scontro con un collega,
il soldato speciale Joseph M. Darby, che avrebbe poi coraggiosamente
denunciato le violenze contro i prigionieri. Quando Darby chiese a Graner
spiegazioni sui comportamenti immortalati dalla sua macchina fotografica,
Graner gli rispose: ‘Il cristiano che è in me mi dice che è tutto sbagliato’.
‘Ma all’agente carcerario piace vedere un uomo adulto che si piscia nei
pantaloni’. Oggi sappiamo che i fatti accaduti in quella prigione non
furono il frutto delle azioni casuali di ‘alcune mele marce’, bensì la
naturale conseguenza delle politiche dell’amministrazione Bush!
La verità è che il presidente Bush si è impossessato del simbolo e del
linguaggio corporeo della religione e l’ha usata per camuffare il più
radicale tentativo della storia americana di prendere ciò che appartiene
alla popolazione e trasferirne quanto più possibile ai ricchi e ai privilegiati!
(In memoria di ciò faccio breve parentesi, con asterisco storico)
Se si uniscono le ricerche di Breitman a quelle di Blak, si comprende
come gli anglo-americani non si sono limitati a non contrastare direttamente
i crimini nazisti contro le minoranze e gli ebrei, ed i neri, ma abbiano
collaborato attivamente con le autorità naziste ad attuare tali crimini.
Tutte le grandi Corporation che operarono in Germania si macchiarono
di orrendi crimini.
A d esempio, la famiglia Bush accrebbe notevolmente la propria ricchezza
grazie a Hitler e ai suoi lager.
Prescott Bush, nonno di George Bush junior, installò una fabbrica a
Oswiecim (vicino ai campi di Auschwitz), dove lavorarono, ridotti in
schiavitù, i prigionieri di Auschwitz. Prescott fece grandi affari col regime
nazista. Anche dopo l’entrata in guerra degli Usa, nonostante fosse illegale,
continuò a produrre per la Germania, creando imprese internazionali e
società per il riciclaggio del denaro sporco, come la Consolidated Silesian
Steel Company e l’Overby Development Company.
Nel 2001 dagli archivi olandesi, sono emersi documenti che hanno portato
alla luce i traffici di Prescott Bush. C’era una rete di riciclaggio del denaro
sporco, che aveva l’appoggio del finanziere Fritz Tyssen, proprietario di
banche in Olanda, in Germania e negli Usa. Il denaro veniva trasferito
dalla Germania, per l’Olanda e giungeva negli Usa, presso l’Union Banking
Corporation di New York.
Nel 1922, il magnate delle ferrovie Averell W. Harriman incontrò a Berlino
la famiglia dei banchieri tedeschi Thyssen, per proporre la fondazione di
una banca germano-statunitense. L’idea si concretizzò nel 1924, con la
nascita della Union Banking Corporation (Ubc). La presidenza venne
assunta da George Herbert Walker, suocero di Prescott Bush.
La Ubc riceveva dai Paesi Bassi i soldi ricavati dalle attività a sostegno
del potere nazista e dalla guerra, e li rinviava alla Brown Brothers
Harriman. Il capitale nazista arrivava quindi negli Usa tramite l’Olanda.
Prescott Bush, nel 1926 fu presidente e azionista della Ubc, ed era socio
della Brown Brothers Harriman, che ebbero entrambe un ruolo importante
nel finanziare l’ascesa di Hitler. Tyssen, nel 1931, era diventato uno degli
uomini più potenti del nazismo.
Nel 1926 il finanziere americano Clarence Dillon, uno degli uomini più
importanti di Wall Street, si associò con Fritz Tyssen, dando vita a un
consorzio nel settore dell’industria dell’acciaio, la German Steel Trust.
Il consorzio si sviluppò a tal punto da diventare una fonte di ricchezza
necessaria allo sviluppo della Germania nazista. Il gruppo Thyssen è a
tutt’oggi il maggiore conglomerato industriale della Germania, per poi
assorbire le società della famiglia Krupp.
(Al Gore, L’assalto alla Ragione)