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Ecco come cominciò!
Alle incongruenze ci si era ormai abituati; le correzioni invece stridevano
all’orecchio e pareva minassero la fede stessa. Le correzioni si scontrarono
con una seria opposizione, che per giunta si manifestò in tutti gli strati dei
fedeli, dalle gerarchie ecclesiastiche ai boiari e ai principi e perfino ai popi,
ai contadini e ai ‘folli in Cristo’.
‘Hanno attentato alla vecchia fede!’
Questo era il grido dell’opposizione!
Divergenze che dal punto di vista di noi contemporanei paiono ridicole
suscitarono accese proteste. Attenendosi ai nuovi libri, Nikon affermava
che le processioni intorno alla chiesa dovevano svolgersi non seguendo il
corso del sole, ma in direzione opposta; la parola alleluia andava intonata
non due, ma tre volte; gli inchini andavano compiuti non fino a terra, ma
fino alla cintola; non bisognava farsi il segno di croce con due, ma con tre dita,
come fanno i greci.
Come vediamo, la disputa non verteva intorno alla fede, ma solo intorno ai
riti liturgici, ad alcuni dettagli separati e secondari del rito. Ma il fanatismo
religioso e l’attaccamento ai dogmi non conoscono limiti, e l’intera Russia
entrò in agitazione.
C’era forse altro che formentava il fanatismo dell’opposizione?
La riforma di Nikon coincideva con l’asservimento definitivo dei contadini,
e nella coscienza popolare le innovazioni fecero tutt’uno con la perdita delle
ultime libertà e della ‘santa antichità’. Sempre in questo periodo la Russia
boiara e feudale paventava le novità giunte dall’Europa, mentre lo zar
Aleksej Michajlovic, vedendo come la vecchia Russia incespicasse nei
lunghi orli dei suoi caffettani, non sbarrava loro l’ingresso. Nemmeno
gli ecclesiastici vedevano di buon occhio la riforma di Nikon, in cui
avvertivano la mano ferma di uno zar teso a rendere la Chiesa una
serva obbediente alla sua volontà.
In breve, molti erano contrari a ‘farsi il segno di croce a tre dita’.
Iniziarono i disordini noti sotto il nome di raskol.
Nello scisma russo due sono i personaggi di spicco: da una parte il
patriaraca Nikon, dall’altra l’arciprete Avvakum.
E’ degno di nota che il secondo è di umile origine, anche se Nikon era figlio
di un contadino. Avvakum era figlio di un semplice pope. Entrambi,
coincidenza stupefacente, erano nati nella stessa regione. Nikon era nato
nel villaggio di Vel’demanovo, nei pressi di Niznij Novgorod, Avvakum nel
villaggio di Grigorovo, a pochi chilometri dall’altro. Non si può escludere che
nell’infanzia e nella giovinezza i due si fossero incontrati, senza sospettare
che sarebbero poi divenuti nemici.
E che nemici!
Sia Nikon che Avvakum erano persone molto dotate.
Ma sottraiamoci alla tentazione di dire di più di personaggi così interessanti
come Avvakum e Nikon, perché il nostro viaggio sull’Abakan ne sarebbe
troppo ritardato.
Fermiamoci solo un attimo sulla boiarina che percorre Mosca seduta su una
slitta.
Karp Osipovic non sapeva chi fosse questa boiarina Morozova.
Eppure, senza ombra di dubbio, è una sua sorella nel fanatismo e nella volontà
di allontanare qualsiasi cosa pur di non ‘segnarsi con le tre dita’. Amica della
prima moglie dello zar Aleksej Michajlovic, la giovane vedova Feodos’ja
Prokof’evana Morozova era molto ricca (8000 anime, montagne di beni,
allevamenti, cavalli, pascoli di pecore, una carrozza dorata fatta fare
dagli artigiani tedeschi, servi, insegnanti, medici….). Casa sua divenne il
centro moscovita dello scisma.
Dopo averla sopportata a lungo lo zar disse infine:
Uno di noi dovrà cedere!
(V. Peskov, Eremiti nella taiga)
un umile intervento in:
orrore-senza-fine-lettera-aperta-al-direttore-del-parco-monti-sibillini-1