Consulta anche:
dedicato-ad-un-professore-4.html
Un cane …lupo in:
dialoghiconpietroautier.myblog.it
(Premessa del curatore del blog: ‘Propongo qui di seguito, due differenti
approcci di porsi di fronte ad una medesima questione, antica, di cui
forse neppure gli autori qui citati ne conoscono la genesi. Due mondi
e modi diversi, forse anche opposti, con fini uguali, forse non eguali,
ma distanti come fredde aule universitarie e infinite terre, siano
esse del sud o del nord…poca differenza scorgo nella volontà umana…
di voler cogliere o penetrare il delicato ed antico argomento.
Pur mantenendo in entrambe i casi citati il medesimo impegno nei
confronti delle specie animali qui adottate…
Lascio al giudizio del lettore, là dove ve ne fosse qualcuno (per giunta
in quest’ora delicata in cui il pensiero scaturisce….) contrario al principio
dello sfruttamento alimentare e ‘scientifico sperimentale’ degli animali,
dove si celi l’intento simile alla natura per preservare e continuare
indisturbata la sua opera, con ugual modo e forma, una spirale che conduca
per gradi e tempi, ad un intento affine e simmetrico alla stessa sua volontà
creatrice.
Lascio il giudizio al modesto viandante su questi sentieri, per scoprire
dove risiede il vero filosofo, colui che conosce profondamente i misteri
del micro-macro-cosmo creato o increato, ricco di mondo, entro e fuori
le sue ‘masturbazioni’ mentali, ed il fuggiasco, avventuriero, eretico,
perseguitato, alla Jack London, che prova il brivido del lupo, della bestia,
‘povera di mondo’, per scoprire…..e scorgere nella sua innata sete di
libertà, la ricchezza del mondo ‘creato’, o peggio rappresentato, che
taluni ci privano quotidianamente, pur figurandosi o peggio paventandosi,
‘ricchi di mondo’…..)
Esempio accademico:
….”D’altra parte, la istruzione della metafisica e la distruzione dei concetti
operate da Heidegger fanno sì che il suo pensiero sia libero dal logocentrismo
teoretico occidentale: è piuttosto la filosofia di Derrida che, non effettuando
la svolta heideggeriana verso il ‘pensiero dell’essere’, rientra nella storia
della metafisca, quella dell’oblio dell’essere. Derrida ha poi ampliato la
sua critica parlando di carnologofallocentrismo, riscontrando nel logos
come phoné il fondamento epistemologico non solo dell’etnocentrismo
e del maschilismo occidentali, ma anche dell’antropocentrismo e dello
specismo che costituiscono il nucleo profondo del moderno soggetto
umano quale maschio carnivoro occidentale. Secondo Derrida, si resta
prigionieri del carnologofallocentrismo, della sua logica sacrificale,
violenta, carnivora e anche cannibalica della fagocitazione reale o
simbolica, nella sua forma sublimata del logos come phoné della
scrittura alfabetico-fonetico-lineare, dei suoi linguaggi e delle
concettualizzazioni, di cui sarebbero partecipi anche i vegetariani……”
(Nell’albergo di Adamo)
Approccio umano:
“L’ultimo giorno dell’anno viaggio alto oltre i boschi sulla neve
perfetta dei rilievi vasti e ondulati. Il cielo è sempre limpido e
da quassù riesco ad avere la compagnia del sole e dei colori
incredibili che crea durante tutte le brevi ore della sua stentata
permanenza. Vado veloce sugli sci, gli occhi all’orizzonte a saziarsi
dello spazio pulito coi cristalli di neve che rilucono come diamanti.
Non ho bisogno di osservare dove posare i passi, con condizioni
come queste si ha sempre l’impressione di essere condotti dalla
terra stessa; è come trovarmi sperso tra i ghiacci dell’Antartide:
c’è il cielo turchino o lo spazio bianco striato dai colori del sole
basso, null’altro. Alle due e mezzo del pomeriggio, il sole si
accosta definitivamente alla linea del mondo. L’altopiano viene
scosso da un ultimo sussulto di luce intensa, infuocata, un
arancio che pare voglia donare calore prima della lunga notte.
I lupi si acciambellano mentre io sono fermo e fisso l’astro
svanire inesorabile verso sud. Il loro folto manto invernale si
tinge dei colori dell’alba e acquista tonalità mai viste.
Chinook, il manto chiaro infammiato di arancio lucente, si
mordicchia via il ghiaccio dai polpastrelli. Poi, accovacciati
vicini, si leccano e asciugano l’un l’altro; ogni volta, a vederli
così, ho l’impressione che si completino a vicenda; il proverbiale
legame che unisce i lupi di uno stesso branco, infatti, non manca
di manifestarsi anche nei miei due amici.
La giornata non ha più la forza di prolungarsi oltre.
Il sole si ritira con un ultimo guizzo, lasciando al buio questa parte
di pianeta.
Il cielo assume il colore del gelo, la neve si tinge di viola.
Continuo ancora per un po’ mentre si accendono le stelle e mi
tornano in mente le parole di un vecchio pioniere….
In armonioso silenzio.
Sì, armonioso!
Pareva che dal silenzio venisse un dolcissimo ritmo, il suono di un
accordo perfetto….
Bastava cogliere quel ritmo per diventarne parte, sia pure per un attimo.
In quel momento non potevo avere dubbi sull’identità dell’uomo con
l’universo…..”
(Il sogno del lupo)