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Per meglio comprendere in quale stato visionario i giudici preposti ai
processi inquisitoriali, operassero, basti leggere le affermazioni fatte
da Pierre de Rosteguy, Sieur de Lancre (1553-1631), il quale, in qualità
di giudice del Parlamento di Bordeaux, si vantava di aver condannato
al rogo più di 600 persone.
Inviato alla fine del 1608 dal re Enrico IV in alcuni territori di lingua
basca per investigare su casi di stregoneria, il De Lancre, molto probabilmente
in preda ad una crisi visionaria, scoprì che tutta la popolazione del
territorio, che constatava di circa 30.000 persone, inclusi i preti, era
infettata dal germe stregonico.
Nel 1612 pubblicò in base alla sua esperienza di giudice il ‘Tableau de
l’Inconstance des Mauvais Anges et Demons’.
E’ proprio nell’opera del De Lancre che ritroviamo il processo contro uno
dei licantropi più famosi, Jean Grenier, tenutosi davanti alla corte del
parlamento di Bordeaux il 6 settembre 1603, e condannato ad essere
rinchiuso a vita in un monastero.
Circa sette anni dopo, lo stesso De Lancre andò a fargli visita, trovandolo
completamente inebetito e in condizioni disumane: gli raccontò di nuovo
la sua storia e di come si trasformava in lupo, e disse che il Signore della
Foresta era stato due volte a fargli visita in quella sua prigione.
Il giudice ordinario della Chatellenie e Baronia della Roche Chalais
inquisisce il 9 maggio del 1603.
L’accusa è composta solo da tre testimoni, dei quali la seconda è quella
Marguerite Poirier, di tredici anni, la quale dice che era stata abituata a
sorvegliare gli animali con questo giovane garzone, Jean Grenier, che le
aveva confessato varie volte che lui diventava lupo ogni qualvolta lo
volesse, che aveva afferrato e ucciso dei cani, di aver mangiato qualche
boccone di uno di essi, e bevuto del sangue, ma che non era così buono
come quello dei giovani bambini e delle ragazze; che non era trascorso
molto tempo che lui aveva afferrato un bambino, di cui aveva mangiato
due bocconi, e aveva gettato il resto a un altro lupo che era presso di lui,
e inoltre una ragazza che aveva divorato, salvo le braccia e le spalle.
Disse che un giorno, mentre stava a guardia dei suoi animali, una bestia
selvaggia si era gettata su di lei, l’aveva afferrata per la gonna con i denti,
sul davanti dell’anca destra, lacerandogliela; lei aveva picchiato quella
bestia sulla schiena con un bastone, e che la suddetta bestia era più grossa
ma più corta di un lupo, di pelo fulvo, con una coda corta.
Dopo il colpo si allontanò da lei di circa dieci o dodici passi, si sedette
sulle zampe di dietro come fanno i cani, la minacciò con uno sguardo furioso,
il quale fu la causa della sua fuga. Inoltre, quest’animale aveva la testa più
piccola di quella di un lupo.
La terza testimone è Jeanne Gaboriout, di diciotto anni, la quale disse che un
giorno, mentre era a guardia delle sue bestie insieme ad altre ragazze,
giunse Jean Grenier che chiese quale fosse la più bella pastorella. La testimone
gli chiese il perché. ‘Perché’, rispose, ‘mi voglio sposare con lei, e se siete voi,
vorrei sposarvi.’ Lei gli chiese chi era suo padre. ‘E’ un prete’, rispose. In
seguito a ciò, lei gli disse che era molto nero. Lui le rispose che non era da
molto tempo che era così. Lei replicò se fosse diventato così nero per il
freddo o per essersi bruciato. E lui rispose che era causa di una pelle
rossastra di lupo che indossava. Lei gli chiese chi gli avesse dato questa
pelle, e lui rispose che era stato un tale Pierre Labouraut. La pastorella
chiese chi fosse mai costui, e lui rispose che era un uomo che portava nella
sua casa una catena di ferro al collo, la quale lo tormentava, e che in quella
casa c’erano delle persone su delle sedie che bruciavano, degli altri su dei
letti fiammeggianti, ed altri che facevano arrostire e mettevano delle
persone stese su degli alari, altri che erano in una grande caldaia, e che la
casa e la stanza erano molto grandi e nere. (prosegue….)