RISERVA AUREA (2)

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riserva aurea 2

 

Ma al tempo la legge creava una nicchia rurale per gli istituti statali

e privati, perché i requisiti richiesti dal Congresso rendevano quasi

impossibile fondare una banca nazionale fuori da una grande città.

Nelle città con meno di 6000 abitanti, una banca nazionale doveva 

possedere un capitale sociale minimo di 50.000 dollari, cifra che

raddoppiava per le città da 6000 a 50.000 abitanti. 

riserva aurea 2

Era una somma enorme alla fine della guerra di Secessione, specie

nel Missouri devastato dal conflitto. Inoltre alle banche nazionali

era vietato concedere prestiti ipotecari, e ovviamente la terra era

il bene primario nelle zone agricole. 

Nella contea di Clay c’era quindi ampio spazio per una banca privata

o statale, anche se non poteva emettere banconote proprie.

Quello che la Cassa di risparmio faceva era acquistare e vendere denaro.

riserva aurea 2

E nel Missouri postbellico il denaro era tangibile e scarso. Tangibile

perché il conto corrente rimaneva un fenomeno in prevalenza urbano;

solo nelle grandi città, dove c’erano molte banche ed erano state istituite

le stanze di compensazione, poteva avere un ruolo importante.

Le zone rurali si affidavano ai contanti; ma il 1° ottobre 1865 circolavano

solo 460.844.229 dollari in greenbacks e banconote nazionali. In una 

nazione con circa 35 milioni di abitanti significava che c’erano solo

13,17 (tredici, diciassette) dollari a testa (più 43 centesimi in monete

metalliche). 

riserva aurea 2

Perfino questa cifra è arrotondata per eccesso, dato che buona parte

del denaro liquido, insieme a quasi tutti i depositi in conto corrente,

era concentrato nel Nordest, in particolare a New York, dove le 

banche abbondavano. 

Il risultato era un’assoluta mancanza di denaro liquido, e le famiglie

spesso rimanevano senza un soldo per intere settimane. 

‘Durante la mia infanzia, lassù il denaro non esisteva’ ricordava Clark

Griffith, uno dei fondatori dell’American Baseball League, cresciuto

in una città affamata di contanti nel Missouri postbellico, dove ‘il mezzo

di scambio era il burro di mele’. 

riserva aurea 2

La situazione non era così grave nella contea di Clay, una zona agricola

che produceva per il mercato.

Ma anche qui regnava l’improvvisazione.

La forma più diffusa di moneta ad hoc erano i titoli governativi, in

particolare le obbligazioni Union Military del Missouri e quelle federali

dette ‘5:20’ e ‘7,30’. Ma non potevano essere negoziate al valore nominale

a causa del complicato calcolo degli interessi maturati, pagati in dollari

d’oro che valevano più dei biglietti verdi.

Ma la riserva aurea era in forte ……

(T.J. Stiles, Jesse James, storia del bandito ribelle)

 

 

riserva aurea 2

  

SEZIONE AUREA (2)

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sezione aurea 2

 

 

Molti dei più importanti contributi islamici furono di natura algebrica,

e riguardano solo di sfuggita il rapporto aureo.

Ciò nonostante, sono da menzionare le opere di almeno tre matematici:

al-Khwarizmi e Abu Kamil Shuja nel IX secolo; e Abu’l-Wafa nel X sec.

Mohammed ibn-Musa al-Khwarizmi compose a Baghdad (verso l’anno

825) quello che è considerato il più influente trattato di algebra di

quel tempo ‘Scienza del ristabilimento e della comparazione’.

Proprio dalla seconda parola del titolo deriva il sostantivo ‘algebra’

che usiamo ancor oggi, probabilmente perché l’opera di al-Khwarizmi

fu la prima a diffondersi in Europa su tale argomento.

Anche il sostantivo ‘algoritmo’, che in matematica designa qualunque

procedimento per risolvere un problema tramite una serie infinita

di passi precisi, è una storpiatura del nome di al-Khwarizmi.

Per duecento anni la Scienza del ristabilimento fu sinonimo di ‘teoria

delle equazioni’.

Il secondo matematico arabo i cui contributi rientrano nella storia del

rapporto aureo è Abu Kamil Shuja, a volte chiamato anche al-Hasib

al-Misri, ‘il matematico venuto dall’Egitto’.

Della vita di Kamil sappiamo ben poco.

Nacque intorno all’850, probabilmente in Egitto, e si ritiene che sia

vissuto un’ottantina d’anni. Fu autore prolifico, e alcuni dei suoi libri

sono sopravvissuti fino a oggi: ‘Il libro dell’algebra, Il libro delle rarità

nell’arte dei calcoli, Il libro dei rilievi topografici e della geometria’.

Abu Kamil è forse stato il primo matematico che, invece di trovare 

semplicemente una soluzione di un problema, abbia cercato di elecarne

tutte quelle possibili.

Nel ‘Libro delle rarità nell’arte dei calcoli’ descrive un problema per 

il quale ha trovato 2678 soluzioni. 

Più importante per la storia del rapporto aureo è il fatto che alcune

delle opere di Kamil sembrano essere state il punto di partenza dei

libri del matematico Leonardo da Pisa, o Fibonacci.

Il trattato di Kamil ‘Su pentagono e decagono’ contiene venti problemi

e le relative soluzioni, con i calcoli delle aree dei poligoni, delle

lunghezze dei lati e dei raggi delle circonferenze circoscritte. Per la

soluzione di alcuni problemi, l’autore si servì del rapporto aureo.

Anche un numero limitato di problemi affrontati nell’Algebra possono

essere stati ispirati dalla nozione di rapporto aureo. 

(M. Livio, La sezione aurea)

 

 

sezione aurea 2

 

NEGLI STESSI ANNI (la dittatura avanza: il rogo dei libri)

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negli stessi anni


Sul giornale francese ‘Le Temps’ del 12 maggio 1933, una corrispondenza

dell’11 maggio fa un resoconto dettagliato delle circostanze in cui si svolse

il rogo dei libri. Segnalando la presenza di una folla enorme, il corrispondente

berlinese del giornale precisa che erano stati scelti 20.000 volumi e descrive

così la cerimonia:

 

Alle 22 sfilò una delegazione di studenti, preceduta da una banda musicale

delle Sezioni d’assalto. Un po’ più tardi sboccò sulla piazza un grande corteo

formato da studenti vestiti del costume di gala della loro corporazione e

che portavano delle torce. I pompieri cosparsero il rogo di petrolio e vi

appiccarono il fuoco. A questo punto i camion portarono i libri, e gli

studenti fecero la catena per gettarli alle fiamme. Ogni volta che un pacco

di libri finiva sul fuoco, gli studenti e gli astanti levavano urla di entusiasmo.

 

Secondo ‘Le Temps’, Gobbels arrivò a mezzanotte per pronunciare un

discorso.

 

negli stessi anni

Su ‘L’Illustration’ del 1° luglio 1933 anche Irène Chevreuse ha dato una

descrizione dell’avvenimento. Ogni volta che un pacco di libri era dato

alle fiamme, veniva gridato ad alta voce il nome dell’autore, e quindi

pronunciata la sentenza di esecuzione, accompagnata dalle immancabili

minacce.

 

negli stessi anni

Goebbels era stato l’ispiratore delle parole pronunciate in quella circostanza.

Di seguito riporto i famosi incantesimi del fuoco:

 

negli stessi anni


 

PRIMO ARALDO: Contro la lotta delle classi e il materialismo! Per l’unità

del popolo e per una concezione idealista della vita! Getto alle fiamme gli

scritti di Marx e di Kautsky.

SECONDO ARALDO: Contro la degenerazione dei costumi! Per una buona

moralità! Per uno spirito della famiglia e uno spirito dello stato! Getto

alle fiamme gli scritti di Mann, Glaser e Kastner.

TERZO ARALDO: Contro i sentimenti meschini e il tradimento politico

nei confronti del popolo e dello stato! Getto alle fiamme gli scritti di

Forster.

QUARTO ARALDO: Contro la sopravvalutazione della vita sessuale,

corruttrice degli spiriti! Per la nobilitazione dell’animo umano! Getto

alle fiamme gli scritti di Freud.

QUINTO ARALDO: Contro la falsificazione della nostra storia e la

profanazione delle grandi figure storiche! Per il rispetto del nostro

passato! Getto alle fiamme gli scritti di Ludwig e di Hegemann.

SESTO ARALDO: Contro il giornalismo e le sue tendenze giudeo-

democratiche! Per una cooperazione responsabile all’opera di

edificazione nazionale! Getto alle fiamme gli scritti di Wolff e

Bernhard.

SETTIMO ARALDO: Contro il tradimento letterario nei confronti

dei soldati della grande guerra! Per la educazione del popolo in uno

spirito sano! Getto alle fiamme gli scritti di Remarque.

OTTAVO ARALDO: Contro la corruzione della lingua tedesca!

Perché sia coltivato questo patrimonio prezioso del nostro popolo!

Getto alle fiamme gli scritti di Kerr.

NONO ARALDO: Contro l’impudenza e l’arroganza! Per il rispetto

dell’immortale spirito tedesco! Getto alle fiamme gli scritti di Tucholsky

e di Ossietzky.

 

 

negli stessi anni



CORRI UOMO CORRI (3)

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corri-uomo-corri-4.html

giganti del Jazz e ballerini in:

malcom-e-il-jazz.html


corri uomo corri

 

 

…Poi vide Jimmy che sfrecciava verso un’altra porta, in fondo alla stanza;

ma si prospettava un tiro difficile, quello, tra la penombra e i bidoni che

ancora rimbalzavano in giro.

Nella pistola era rimasto un solo colpo, e non aveva il tempo di ricaricare.

Inciampò nel tentativo di rincorrere il negro, battè gli stinchi sui bidoni

saltellanti e attaccò a bestemmiare come un ossesso.

Jimmy piombò con una spallata sulla porticina di legno, senza neanche

fermarsi a vedere se fosse chiusa a chiave o no. La serratura arruginita

saltò via di schianto, e la fragile porta andò a sbattere contro il muro di

uno stretto e scurissimo passaggio che correva sotto l’edificio attiguo,

sulla Trentasettesima.

 

corri uomo corri

Sapeva che quel passaggio portava una serie di altri corridoi che

collegavano i seminterrati di tutti gli edifici dell’isolato. Da qualche

parte, lo incalzavano i suoi pensieri disperati, c’era di sicuro un

portinaio ancora sveglio.

Negli altri palazzi di pietra ci doveva pur essere qualche essere vivente,

qualche donna di servizio, qualche portiere di notte, qualche guardiano

notturno; degli occhi insomma, cui far vedere com’era ridotto e raccontare

la storia. Ma le uniche persone in giro sembravano essere lui e quel

poliziotto armato e impazzito, in un mondo di orrore sempre più nero.

Si mise a correre alla cieca nel buio, confidando nella buona sorte,

singhiozzando senza neanche rendersene conto, col sangue che gli

scorreva giù per il petto e si radunava in una massa tiepida e

appicicaticcia appena sopra la cintura.

 

corri uomo corri

Walker gli corse dietro, rimbalzando da una parete all’altra senza

mai smettere di imprecare. Dovette resistere all’irrefrenabile tentazione

di estrarre la pistola d’ordinanza e annaffiare il buio con una doccia

di pallottole calibro 38.

(Chester Himes, Corri uomo corri)

 

 

corri uomo corri



FUORI IL BOSCO DELL’ABBAZIA (l’anima del lupo) (19)

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In riferimento al capitolo:

effetto-caos-il-villaggio.html

Miti in:

il-filosofo-della-domenica.html

 

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Lui disse che quando vestiva la sua pelle di lupo, si trasformava in

lupo, e in qualsiasi altra bestia desiderasse; che così trasformato in

lupo aveva ucciso dei cani e aveva succhiato loro il sangue, ma che

non aveva un buon sapore, e che i bambini e le ragazze erano molto

gradevoli e squisiti da mangiare; che correva ad ogni calare della

luna, il lunedì, il venerdì e il sabato, e un’ora del giorno solamente,

verso sera e verso il mattino.

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Egli andava in giro con altri nove, simili a lui, di cui nominò alcuni,

negli stessi giorni e nelle stesse ore. Questa informazione decretò il

suo arresto; fu preso, fu ascoltato, e tramite questa audizione confessò

più di quanto i testimoni avevano deposto.

Disse di aver incontrato un giovane di nome Pierre du Tihaire, sulla

grande strada che da Coutras porta a Monpon, e questi disse che c’era

un signore nella foresta di Saint Antoine che desiderava parlare con

loro, e avendolo convinto di andare a vedere, corsero insieme e trovarono

dentro la foresta un grande signore tutto solo, vestito di nero, che

montava un cavallo nero, al quale dissero buongiorno, poiché era l’

alba; allorché scese da cavallo, li baciò con una bocca estremamente

fredda. Quindi rimontò in sella e subito lo persero di vista; aveva fatto

loro promettere, alla sua partenza, che loro sarebbero andati da lui

qualvolta li avesse mandati a chiamare.

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Chiese quanto tempo era che s’era donato a questo signore, se li avesse

marchiati, e quante volte erano andati, e ciò che era accaduto poi tra

loro. Disse che potevano essere trascorsi circa tre anni da questo primo

incontro: ora aveva tredici o quattordici anni, quindi, allora poteva

averne dieci o undici; che li aveva marchiati tutti e due sulla natica

con qualche ferro che aveva in mano e gli aveva impresso sulla

natica un marchio rotondo a forma di un piccolo sigillo. E che quando

essi gli volevano parlare, andavano a trovarlo nella foresta, nella

quale andarono tre volte: dove, una volta giunti, fece strigliare loro

il suo cavallo, promise dei soldi, diede loro un bicchiere di vino, e

dopo averlo bevuto se ne andarono.

Confessò che tutta la deposizione di Marguerite Poirier era vera.

Confessò tutte le violenze e gli eccessi di cui era stato accusato,

tranne di aver bevuto il sangue del cane bianco che aveva ucciso.

Interrogato su quali bambini avesse ucciso e divorato, così trasformato

in lupo, confessò che una volta andando da Coutras a Saint Anlaye,

dopo i villaggi della Double, entrò in una casa dove vide che non

c’era gente, e lì trovò un bambino di un anno dentro una culla, che

afferrò per la gola con le sue zanne, lo trascinò dietro una palizzata

del giardino, ne mangiò finché fu sazio e diede il resto ad un lupo che

era lì vicino.

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Che verso la parrocchia di Saint-Antoine-du-Fizon, s’era avventato

su una ragazza che guardava le pecore, la quale indossava un vestito

nero, la uccise, e divorandola fino a sazietà, come la volta precedente,

gettò poi i resti a un lupo che era nei paraggi.

 

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