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La scoperta causale di questa raccolta di documenti cristiani
antichi, effettuata nel 1945 in una zona remota dell’Alto Egit-
to, è una storia affascinante di casualità, inettitudine, segretez-
za, ignoranza, acume filologico, omicidio e vendetta cruenta.
Anche ora, dopo che gli studiosi hanno passato anni interi a
cercare di ricostruirla per intero, dei dettagli del ritrovamento
rimangono frammenti.
Sappiamo che la scoperta avvenne nel 1945, circa un anno e
mezzo prima di quella dei Rotoli del Mar Morto, a centinaia
di chilometri di distanza dal deserto della Giudea.
Sette braccianti beduini stavano scavando per trovare il ‘sa-
bakh’, un fertilizzante ricco di nitrato, vicino a un dirupo
chiamato Jabal-al-Tarif, lungo il Nilo, nell’Alto Egitto.
Il fertilizzante era usato per le coltivazioni da loro tenute
vicino al loro piccolo villaggio di al-Qasr, sulla sponda op-
posta del fiume rispetto al paese più grande della zona, Nag-
Hammadi, circa 5 chilometri a sud del Cairo e 60 chilometri
a nord di Luxor e della Valle dei Re.
Che cos’è questa raccolta?
Per rispondere in breve, è la più importante raccolta di scrit-
ti cristiani perduti scoperta in epoca moderna.
Include diversi Vangeli su Gesù mai visti prima da alcuno stu-
dioso occidentale, libri noti nell’antichità ma perduti per qua-
si 1.500 anni.
Il tesoro conteneva 12 volumi rilegati in cuoio, con pagine di un
tredicesimo volume tolte dalla rilegatura originale (ora perduta)
e infilate nella copertina di un altro; le pagine sono di papiro.
I libri in sé sono antologie, collezioni di testi compilati e poi ri-
legati insieme.
Nel complesso questi volumi hanno conservato 52 trattati, ma
sei sono doppioni, cosicché abbiamo un totale di 46 documenti.
Tra questi ci sono Vangeli di personaggi come Filippo, il disce-
polo di Gesù, rivelazioni segrete comunicate al suo discepolo
Giovanni e un altra comunicata a Giacomo; ci sono poi specu-
lazioni mistiche sull’inizio del Regno di Dio e sulla creazione
del mondo, riflessioni metafisiche sul significato dell’esistenza
e sulle gioie della salvezza; ci sono esposizioni di importanti
dottrine e attacchi polemici ad altri cristiani per le loro idee
devianti ed eretiche, soprattutto a cristiani che chiameremmo
proto-ortodossi.
I documenti sono scritti in copto antico, ma ci sono validi mo-
tivi per pensare che vennero originariamente composti in gre-
co.
Per alcuni libri non c’è dubbio: tra i testi, per esempio, c’è un
piccolo estratto dalla ‘Repubblica’ di Platone; per altre opere,
tra cui il ‘Vangelo di Tommaso’, abbiamo frammenti greci che
risalgono a un periodo molto anteriore.
Per alcuni testi i linguisti sono in grado di stabilire che il cop-
to è un copto ‘da traduzione’ piuttosto che…. ‘da composizio-
ne originale’ (in pratica tradotti da qualche fonte….).
I libri rilegati in cuoio, vennero prodotti nella seconda metà
del IV secolo. Lo sappiamo perché i dorsi delle rilegature ven-
nero rinforzati con carta straccia, e alcuni dei fogli utilizzati
contenevano ricevute datate al 341, al 346 e al 348; perciò il
libro deve essere stato confezionato qualche anno dopo il
348.
Ovviamente la data dei libri non è la stessa delle opere in essi
contenute, proprio come la Bibbia che ho sulla scrivania, che
è stata stampata nel 1998 ma contiene opere scritte circa 1900
anni fa.
Lo stesso accade con i testi di Nag-Hammadi, che vennero
scritti molto prima della fine del IV secolo, quando vennero
prodotti i volumi.
I Frammenti greci del ‘Vangelo di Tommaso’ cui ho fatto cen-
no risalgono al II secolo.
Quando vennero composte queste opere?
Ovviamente le date e i luoghi di composizione variano; ma
la maggior parte dei testi sembra essere già esistita al più tar-
di nel II secolo d.C..
Gli studiosi si sono immersi in accesi dibattiti sulle date di al-
cuni di questi libri, discutendo soprattutto se fossero già stati
composti nel I secolo, prima dei libri nel Nuovo Testamento;
ma il più feroce di questi dibattiti è probabilmente quello sul
‘Vangelo di Tommaso’.
Non sappiamo esattamente chi scrisse questi libri o perché
finirono nascosti sotto il dirupo di Jabar-al-Tarif, appena so-
pra l’ansa del Nilo, a nord di Luxor.
Probabilmente non è un caso che a neanche cinque chilome-
tri di distanza sorga un monastero cristiano fondato dal ce-
lebre monaco san Pacomio nel IV secolo: gli studiosi sono in-
clini a pensare che questi libri possano provenire dalla biblio-
teca del monastero, opinione corroborata dal contenuto del-
la carta riutilizzata per rinforzare le rilegature.
…….. Ma perché i monaci possedevano questi libri?
Nell’anno 367 il potente vescovo di Alessandria, Atanasio,
scrisse una lettera a tutte le chiese dell’Egitto sottoposte alla
sua giurisdizione in cui delineava con precisione i confini
delle Sacre Scritture.
Questa fu la prima occasione in cui qualcuno a noi noto ab-
bia indicato che i 27 libri che oggi formano il nostro canone
del Nuovo Testamento, e solo quelli, dovevano essere ritenu-
ti Sacre Scritture. Inoltre Atanasio sottolineò che gli altri libri
‘eretici’ non dovevano essere letti.
E’ possibile che alcuni monaci del monastero di Pacomio vi-
cino a Nag-Hammadi abbiano sentito una certa pressione
dall’alto e abbiano ripulito la loro biblioteca per conformarsi
ai dettami del potente vescovo di Alessandria; ma se è così,
perché scelsero di nascondere i libri invece di bruciarli?
Forse quelli che nascosero i libri nell’orcio di terracotta nel
deserto erano molto affezionati a questi testi e decisero di ce-
larli in un posto sicuro fino al momento in cui sarebbe cam-
biata l’ondata delle preferenze scritturali e quei testi avreb-
bero potuto essere recuperati per la loro biblioteca di testi…
sacri……
(certamente questa fu la prassi adottata prima durante e …
dopo questi importanti documenti storici….)