I LIMITI DELLA STORIA (libertà e uguaglianza) (2)

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Il ruolo dell’Intellettuale… &

La storia

Prosegue in:

Intermezzo con la ‘grande Notizia’

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La Storia  (1)  &  (2)  &

Il Divino Intelletto  (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

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La questione da dirimere per una corretta valutazione storica

di Dolcino è. come si pose di fronte al suo tempo, quanto fu

moderno per il suo tempo?

Tutte le linee d’analisi conducono a una sola risposta.

Dolcino fu troppo moderno per la sua epoca, e per questo

risultò sconfitto. Sia dall’ottica della teologia e della religio-

ne, sia dall’ottica sociale e politica, il messaggio era troppo

avanzato e rivoluzionario, trascendeva di troppo le condizio-

ni oggettive per potersi risolvere in qualcosa di diverso da

un’utopia.

Dolcino per questo non avrebbe mai potuto vincere.

Se infatti dovessimo riassumere in tre parole il significato del-

la vicenda nel suo complesso, non potremmo trovare di meglio

che: libertà, uguaglianza, fratellanza.

Adesso che tutto il mondo ha celebrato, con il bicentenario del-

la Rivoluzione francese, la straordinaria modernità e attualità

degli ideali di liberté, égualité, fraternité, dobbiamo dunque 

chiederci: quanto era moderno e attuale lo stesso messaggio

lanciato non nel 1789, ma nel 1304?

Ora, mentre tutto ciò che Dolcino scrisse è sparito (o è stato fat-

to sparire), per una beffarda nemesi è proprio un teorico dell’-

Inquisizione come Bernardo Gui ad everci trasmesso un quadro

ordinato e sistematico, per quanto sintetico, dell’eresia apostoli-

ca così come Dolcino l’ha espressa. 

Ne emerge la formulazione di una vera e propria teologia del-

la liberazione umana. 

Libertà degli uomini di fronte a Dio, uguaglianza dei figli di

Dio, fraternità evangelica: attraverso una lettura di combatti-

mento delle Scritture ecco il riferimento (né casuale né forzato)

con gli ideali della Rivoluzione francese.

Ma su questo sfondo teorico umanistico, piuttosto simile nei

vari movimenti ereticali del medioevo, Dolcino innesta conte-

nuti ancor più radicali e rivoluzionari: l’abbattimento e la di-

struzione della gerarchia corrotta; il rifiuto di versare le deci-

me, che erano plusvalore visibile: e quindi il loro annullamen-

to rappresentava de facto l’abbattimento dell’accumulazione e 

dello sfruttamento feudale, cioè la dissoluzione del sistema

economico; il rifiuto del giuramento (sul quale si fondava la

piramide feudale del potere: e quindi il rifiuto del giuramen-

to configurava il crollo dell’oppressio feudale, di tutto il siste-

ma del potere politico… e tutte le sue cricche); la liberazione u-

mana come prospettiva imminente, da realizzarsi in questo

mondo e non nell’aldilà; l’avvento prossimo e certo di un nuo-

vo potere religioso e politico liberatorio; un’aspirazione alla

dimensione religiosa cosmica, al di fuori dei ‘recinti del sacro’. 

Questi concetti-cardine dell’eresia così come Dolcino li predi-

ca sono talmente dirompenti e distruttivi dell’ordine non solo

religioso, ma sociale e politico, che non si limitano a contestar-

ne solo questo o quell’aspetto.

E’ una critica globale e integrale tanto feroce da disegnare l’-

abbattimento dell’intero sistema.

Per questo Dolcino fece paura sul serio al potere.

In questa visione non solo teologica e dottrinaria, ma in sostan-

za sociale e politica, va colto che l’ideale del ‘ritorno alle origi-

ni’ della Chiesa perseguito dagli Apostolici come l’obiettivo fi-

nale era in realtà un’idea di superamento un’aspirazione al fu-

turo, cioè una prospettiva rivoluzionaria.

(Corrado Mornese)

 

 

   

 

 

 

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IL RUOLO DELL’INTELLETTUALE: ‘Penitenziagite’ ovvero l’intellettuale Straniero alle Eresie del suo Tempo (6)

 

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Precedenti capitoli:

Il ruolo dell’intellettuale (5/1)

Prosegue in:

Il ruolo dell’Intellettuale: ‘Solo’ nella ricerca della verità (7)

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Il ruolo dell’Intellettuale  (1)  (2)  (3)  (4)

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i miei libri

 

 

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… Immondi, succhiata da serpenti, accoppiata a un satiro dal ventre

rigonfio e dalle gambe di grifo coperte di ispidi peli, la gola oscena,

che urlava la propria dannazione, e vidi un avaro della rigidità della

morte sul letto sontuosamente colonnato, ormai preda imbelle di

una coorte di demoni di cui uno gli strappava dalla bocca ranto-

lante l’anima in forma di infante, e vidi un orgoglioso cui un demo-

ne s’installava sulle spalle ficcandogli gli artigli negli occhi, men-

tre altri due golosi si straziavano in un corpo a corpo ripugnante,

e altre creature ancora…

… E intorno a loro, frammisti a loro, sopra di loro e sotto ai loro

piedi, altri volti e altre membra, un uomo e una donna che si affer-

ravano per i capelli, due aspidi che risucchiavano gli occhi di un

dannato, un uomo ghignante che dilatava con le mani adunche le

 

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fauci di un’idra, e tutti gli animali del bestiario di Satana, riuniti in

concistoro e posti a guardia e corona del trono che li fronteggiava,

a cantarne la gloria con la loro sconfitta, fauni, esseri dal doppio

sesso, bruti con le mani con sei dita, sirene, ippocentauri, gorgo-

ni, arpie, incubi, dracontopodi, minotauri, linci, pardi, chimere, ce-

noperi dal muso di cane che lanciavano fuoco dalle narici….

Insomma l’intera popolazione degli inferi pareva essersi data con-

vegno per far da vestibolo, selva oscura, landa disperata dell’esclu-

sione, all’apparizione dell’Assiso del timpano…, e compresi in ulti-

mo che ivi eravamo saliti per essere testimoni di una grande e ce-

leste carneficina.

 

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… E udii un’altra voce ancora, ma questa volta essa veniva dalle

mie spalle ed era una voce diversa, perché partiva dalla terra e non

dal centro sfolgorante della mia visione; e anzi spezzava la visione

perché anche Guglielmo, sino ad allora perduto anch’egli nella con-

templazione, si volgeva con me…. L’uomo sorrise e levando il dito

come per ammonire, disse:

 

‘Penitenziagite’! Vide quando draco venturus est a rodegarla l’anima

tua! La mortz est super nos! Prega che vene lo papa santo a liberar

nos a malo de todas le peccata! Ah ah, ve piase ista negromanzia de

Domini Nostri Iesi Christi!….

 

…. Dovrò, nel prosiego di questa storia, parlare ancora, e molto, di

questa creatura e riferirne i discorsi. Confesso che mi riesce molto

difficile farlo perché non saprei dire ora, come non compresi mai al-

lora, che genere di lingua egli parlasse. Non era il latino, in cui ci e-

sprimevamo tra uomini più o meno dotti e tra uomini di lettere all’ab-

bazia, non era il volgare di quelle terre, né altro volgare che mai aves-

si udito, Credo di aver dato una pallida idea del suo modo di parlare

riferendo poco sopra le prime parole che udii da lui.

 

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Quando più tardi appresi della sua vita avventurosa e dei vari luoghi in

cui era vissuto, senza trovar radici in alcuno, mi resi conto che Salvato-

re parlava tutte le lingue e nessuna. Ovvero si era inventata una lingua

propria che usava i lacerti delle lingue con cui era entrato in contatto –

e una volta pensai che se la sua fosse, non la lingua adamitica che l’u-

manità felice aveva parlato, tutti uniti da una sola favella, dalle origini

del mondo sino alla Torre di Babele, e nemmeno una delle lingue sor-

te dopo il funesto evento della loro divisione, ma proprio la lingua ba-

belica del primo giorno dopo il castigo divino, la lingua della confu-

sione primeva.

Né d’altra parte potrei chiamare lingua la favella di Salvatore, perché

in ogni lingua umana vi sono delle regole e ogni termine  significa ad

placitum una cosa, secondo una legge che non muta, perché l’uomo

non può chiamare il cane una volta cane e una volta gatto, né pro-

nunciare suoni a cui il consenso delle genti non abbia assegnato un

senso definito, come accadrebbe a chi dicesse la parola ‘blitiri’.

 

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E tuttavia, bene o male, io capivo cosa Salvatore volesse intendere,

e così gli altri. Segno che egli parlava non una, ma tutte le lingue, nes-

suna nel modo giusto e completo (di cui un singolo termine, aggettivo

sostantivo avverbio, parola, possa attribuire un senso compiuto di fron-

te a terzi, ma singoli suoni di vocali e consonanti a formare parole o ciò

che potremmo pensare parole contrarie al principio di ogni retta disqui-

sizione con un senso logico e compiuto, di chi, chiamato a pronunciar-

le possa ribadirne senso e valore nel contesto più ampio dell’argomen-

tazione che vogliono sollecitare e motivare…), prendendo le sue paro-

le ora dall’una ora dall’altra.

Mi avvidi pure in seguito che egli poteva nominare una cosa ora in lati-

no ora in provenzale, e mi resi conto che, più che inventare le proprie

frasi, egli usava disiecta membra di altre frasi, udite un giorno, a se-

conda della situazione e delle cose che voleva dire, come se riuscis-

se a parlare di un cibo, intendo, solo con le parole delle genti presso

cui aveva mangiato quel cibo, ed esprimere la sua gioia solo con le

sentenze che aveva udito emettere da gente gioiosa, il giorno che

egli aveva parimenti gioia. Era come se la sua favella fosse quale

la sua faccia, messa insieme con pezzi di facce ed esperienze

altrui…

(U. Eco, Il nome della rosa)

 

 

 

 

 

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L’UOMO E IL MONDO MATERIALE (4)

Precedenti capitoli:

Distanze (1/2) &

L’uomo e il mondo materiale (3) &

Il ruolo dell’Intellettuale…

Prosegue in:

Intermezzo con urla… (contro Invetriata…)

Foto del blog:

Distanze (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

l'uomo e il mondo materiale 4

 

 

 

 

 

Il Cristianesimo ortodosso non poteva andare tanto lontano;

esso era poco propenso a gettare a mare il libro della Gene-

si.

Origene, tuttavia, conservò l’essenziale della teoria ‘gnostica’;

egli attribuì la creazione all’azione di certe ‘intelligenze incor-

poree’ che si erano annoiate di contemplare Dio e ‘si erano ri-

volte al mondo inferiore’.

Alla tradizione greca è totalmente estranea una autentica ipo-

stasi  del Male; uomini come Celso ne trovano blasfema la no-

 zione, e quando Porfirio e Giamblico parlano del ‘capo dei

dèmoni’ essi attingono indirettemante a una fonte iranica.

Il Male arrivò in Occidente per mezzo del tardo Giudaismo,

che trasformò Satana da strumento di Dio in avversario di…..

Dio; dal Giudaismo lo assunse San Paolo che ne fece ‘il dio

di questo mondo’, ‘il principe delle potenze dell’aria’.

Per alcuni gnostici egli è ‘il dio maledetto’; per altri è ‘un 

angelo, ma a somiglianza di un dio’; gli Oracoli Caldei lo i-

dentificano con Ade.

 

l'uomo e il mondo materiale 4

 

….Quando potremo disporre di tutti i testi gnostici di Nag-

Hammadi, potremo sperare di conoscere qualcosa in più sul-

l’origine e sulla storia di quest’ondata di pessimismo che si

abbatté sull’Occidente, ‘su questa terrificante frattura fra i due

ordini dell’uomo cui egli appartiene, l’ordine della realtà e

quello del valore’. 

Ma io non so se questo fenomeno debba essere spiegato uni-

camente in termini di derivazione storica. Piuttosto io preferi-

rei parlare di una tendenza gnostica che si palesa già nel pri-

mo secolo dell’era cristiana, in special modo negli scritti di

San Paolo.

 

l'uomo e il mondo materiale 4

 

E’ interessante notare, come altri studiosi approfondirono…,

la struttura teologico-mitologica che si delinea, non è altro 

che la forma primordale dell’inconscio umano.

Così il ‘bythos’ valentiniano, la misteriosa profondità primor-

diale in cui originariamente tutte le cose giacevano ignorate,

corrisponde a quello che Agostino chiamava l”abyssus huma-

nae coscientiae’ e a quello che noi chiamiamo l’incoscio; e la

‘barriera’ che nel sistema di Basilide e Valentino divide il mon- 

do dall’esperienza umana dal mondo della luce corrisponde

alla barriera che esclude le ispirazioni dell’inconscio dal domi-

nio della coscienza normale.

Inoltre, come mette in luce Tertulliano, Valentino concepiva

il mondo materiale come una proiezione delle sofferenze di

Achamoth, l’equivalente mitologico dell’ego umano, tormen-

tato dall’aspirazione alla verità ultima, ma capace di dar vita

soltanto a un razionalismo bastardo che dev’essere ‘crocifisso

e rimosso’ prima che l’ego possa essere redento.

E, finalmente, la scissione di Dio in due persone, da un lato

un Padre lontano ma misericordioso, dall’altro un Creatore

stupido e crudele, sembra riflettere una scissione dell’imma-

gine individuale del padre nelle corrispondenti componenti

emotive: il conflitto di amore ed odio nell’inconscio è così

simbolicamente risolto e il tormentoso senso di colpa pacifi-

cato.

 

l'uomo e il mondo materiale 4

 

(Questa può essere anche una soluzione psicologica-teologica,

anche se come già detto intervengono altri fattori, antropologi-

ci, non del tutto studiati dalle odierne discipline, senza esclude-

re nessuna verità anche e soprattutto in ciò che pensiamo appar-

tenere per diritto acquisito all’odierna cultura teologica accredi-

tata. In pratica, per ugual fine, non si escludono altre vie possi-

bili (e accessibili a tutti), soprattutto quelle, anche se eretiche,

che appaiono blasfeme, nel loro ‘apparente’ rifiuto di un mondo.

Il ‘negare’ e l”affermare’, appartengono a ugual giudizio di Dio,

quindi sia chi afferma, e chi nega, stesso o ‘affine’ pensiero, è

nel costante desiderio di attingere ad una probabile verità.

Soprattutto coloro che negando un Dio a favore di un altro, 

Primo al Secondo, trovavano nelle loro intuizioni, legate alla

vita stessa ed al suo lento procedere, …delle verità indiscuti-

bili. Io, che ho letto e interpretato l’eresia, ho volto gli occhi

al Creato, e in questi uiltimi tempi, in alcune scoperte, posso

affermare che talune ‘intuizioni’ (perché proprio così mi pia-

ce chiamarle) hanno un reale riscontro con un dibattito di 

vasta portata del ‘mondo’ così come lo stiamo approfonden-

do. E se analizziamo i termini di queste disquisizioni ‘scienti-

fiche’, e facciamo le dovute e future connessioni, in ambiti

poco studiati sino ad ora, scopriremmo, oltre che degli evi-

denti paradossi, anche il filo conduttore della spirale-equi-

angolare dalla quale e per il vero, tutti indistintamente sap-

piamo provenire… I termini discorsivi e ‘materiali’ sullo stu-

dio della luce sembrano confermarci queste ed altre intuizio-

ni. Questi ed altri paradossi. Questo o altro Dio….fin qui

pregato. Autore del blog.)

(E. R. Dodds, Pagani e cristiani in un’epoca di angoscia)              

 

 

 

 

 

l'uomo e il mondo materiale 4

      

DISTANZE (2)

Precedente capitolo:

Distanze (1)

Prosegue in:

L’uomo e il mondo materiale (3) &

Intermezzo con… urla (contro Invetriata…)

Foto del blog:

Distanze (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

 

distanze 2

 

 

  

 

 

Marcione ha elaborato la sua teologia in forma di ‘antitesi’:

questo era il titolo di uno dei suoi libri perduti.

La maggior parte di tali antitesi consistevano in attributi

dei due dèi.

L’uno è l”artigiano’ (demiurgo), il ‘Dio della creazione’, il 

‘reggitore di questo eone’, ‘conosciuto’ e ‘predicabile’; l’al-

tro è il Dio ‘nascosto’, ‘sconosciuto’, ‘incomprensibile’, ‘im-

predicabile’, ‘estraneo’, ‘lo straniero’, ‘l’altro’, ‘il diverso’ ed

anche ‘il nuovo’.

(Eppure per quanto possa sembrare ‘assurdo o strano’, nel-

l’Apostolo Paolo, riscontriamo un movimento verso lo gno-

sticismo, un esempio appare nella lettura della ‘Lettera agli

Efesini’, il cui fondo gnostico è stato messo in luce da H.

Schlier. E’ difficile provare che essa sia stata scritta dopo la

morte di Paolo e la caduta del tempio, anche se, sulla base

degli studi più recenti, questa teoria ha acquisito credibili-

tà.

In ogni caso siamo vicini alla ‘gnosi’. I cristiani vivono già 

nelle regioni celesti; la Chiesa è già salita al cielo per rende- 

re nota la Sapienza di Dio ai principati e alle potestà.

‘La nostra lotta, dice l’autore, è contro i principati, contro

le potestà, contro i dominatori (re o monarchi..) di questo

mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagi-

tà, dell’inganno, della guerra, che sono spesso i luoghi ce-

lesti’. Queste forze spirituali sono quasi certamente degli

angeli planetari….)

Come il dio-creatore è conosciuto, evidente e ‘giusto’, co-

sì il vero Dio è conosciuto, straniero e buono.

Egli è conosciuto perché il mondo non dice niente di lui.

Non avendo parte nella creazione, non esiste in tutta la na-

tura traccia alcuna che possa anche soltanto far sospettare

la sua esistenza.

Come riassume Tertulliano: ‘Il Dio di Marcione è conosciu-

to ‘per via naturale’ e mai rivelato tranne che che nel Van-

gelo’.

Non essendo l’autore del mondo e neppure dell’uomo,……

egli è anche lo straniero. In altre parole, nessun legame na-

turale, nessuna relazione preesistente lo collega con le crea-

ture di questo mondo e non vi è nessun obbligo da parte

sua di preoccuparsi del destino dell’uomo.

Per Marcione è evidente che egli non entra in alcun modo 

nel governo fisico del mondo: volle eliminare dal Vangelo

come interpolazioni giudaiche quei detti del Signore laddo-

ve si dice ad esempio che il Padre si prende cura dei passe-

ri e tiene conto del numero di capelli che ognuno ha in testa. 

Il Padre proclamato da Gesù Cristo non avrebbe potuto oc-

cuparsi di ciò che riguarda la natura o il suo dio.

….La sola attività con la quale il Dio buono interviene nel 

mondo e il suo unico rapporto con esso è quello di aver man-

dato suo Figlio per redimere l’uomo dal mondo e dal suo dio…

(H. Jonas, Lo gnosticismo)

 

 

 

 

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NULLA CHE POSSA ESSERE NARRATO COME LA STORIA DEL VERO CREATO (4)

Precedenti capitoli:

Dopo cosa rimarrà?  (2/1)

L’inizio di una nuova fine  (3)

Nulla che possa essere narrato….(4)

Foto del blog:

L’inizio di una nuova fine (1)  &  (2)  &

La bilancia dello stress (1)  &  (2)

Da:

i miei libri

Le fotografie del presente post

sono di K. Kowalski

Testi tratti da Frammenti in Rima

di G. Lazzari:

Terzo Dialogo con Pietro &

Primo Dialogo con la Creazione

 

 

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L’anima avanza,

diviene troppo calore,

gas scomposto informe incolore,

poi pian piano cruda creanza,

danzando s’accoppia

e muta sostanza.

Il gas si confonde nel groviglio

della mischia,

a fina materia che pian piano

s’aggruma,

come sangue avanzato

da un corpo,

che no!

Non è morto,

ma appena nato…,

…in questo sogno contorto. (22)

 

ae30 kacper

 

Nel groviglio di questo tormento,

l’amore diviene lento concepimento.

Sostanza nell’anima che avanza,

e rimane invischiata

nella scura materia.

Colore e luce di un primo sole,

troppo calore nel cielo

che appena intravede,

il pallido riflesso di tante stelle.

Nate prima dell’anima che cammina…,

su questa antica dottrina.

Molto prima che la donna scivola

su questo grande altopiano.

Molto prima dell’uomo

che chiede un ultimo perdono. (23)

 

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Amore nel letto di un fiume,

poi calore per il tormento

di un Dio appena creato.

Diavolo che chiede confessione,

per ciò che non ha mai visto

e provato,

in questo antico Creato.

Come un sogno mai rivelato,

nel sogno di un Universo

mai pregato…,

nella sua  divina dottrina. (24)

 

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Cielo troppo vasto

in fondo ad un intruglio,

è una spina di rosa

e l’urlo di un mare,

nella grande spirale

di una bella conchiglia.

In cima alla strada

che porta alla collina,

incastrata nel ventre

di una montagna,

è solo parola

di un’oscuro profeta.

Alla musica e alla strofa

di un numero inciso sul guscio,

ha preferito la voce di un Dio

chiuso all’amore e muto nel gesto.

Perché nell’odio costruisce

la sua dottrina,

inchiodata in una sola disciplina,

come maestra imperfetta di vita. (25)

 

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L’uomo e la donna si sono

già baciati

con l’occhio della memoria.

Gene nascosto oscuro ricordo,

per questo l’abbraccio

diventa più stretto

di un oscuro destino,

…confuso….,

con un primo peccato

mai nato.

L’amore ossessione,

il passo indeciso,

non può che mutar

…l’intero destino. (26)

 

ae31 kacper

 

La luce divièn fioca,

il freddo gela le ossa,

perfino nella grotta

dove la donna riposa

e un’altra anima s’accosta.

Nel grembo ancora acerbo

di un lento patimento.

Per un altro pensiero,

che all’uscio di un sogno

mai morto,

di un Dio ora di nuovo risorto,

canta il dolore in un lampo

di vita.

Incisa sulla pietra di una mano

che lascia l’impronta,

un sogno appena intuito

sull’uscio della memoria. (27)

 

ae 41 kapler

 

Non ancora pittura sicura,

o tratto che nasce

dalla certezza,

anima che svela la lenta venuta.

Sogno non del tutto compreso,

freccia senza direzione né tempo.

Racconta il dardo di un lontano

ricordo,

fiera inseguita,

sangue rosso di un sacrificio

mai morto.

Un rantolo di dolore per il tempo

che scorre,

geroglifico di vita senza un Dio

che la rincorre.

Sogno confuso e qualcosa che sembra

un intruglio,

rito scolpito nella memoria

di un antica e lunga corsa.

Da una lontana e ormai morta terra,

mi porta sul grembo…,

…..di una nuova scoperta. (28)

 

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La branchia muta il pesce in uccello,

l’anima prigioniera appena scolpita.

Una certezza mai spenta

in un sogno che non aspetta,

incastrato nel muto ricordo

di una fuga come ali al vento,

e nel volo di un pensiero mai morto.

Muta la forma, cambia il colore,

anima mundi del nostro amore.

Un lento strisciare su un ghiaccio

infinito,

come il colore di quel Dio

che mai muore,

in questo specchio di neve.

Muta solo forma e elemento,

e rinchiude l’intera simmetria

in un’antica prigione di

muto dolore. (29)

 

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Eresia che vuole il Secondo Dio

con troppo odio e senza amore,

il Primo non visto

appena accennato,

fuori da questo tormento,

…..questo patibolo strano.

Asimmetrico al mondo da loro

appena…pensato. (30)

 

 

 

 

 

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