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(Da… e la mia anima)
Pioniere della ricerca sulle sensazioni nei casi di caduta
è il geologo ed alpinista zurighese Professor Albert Heim.
La sua indagine, dal titolo ‘Notizie sulla morte per cadu-
ta’, venne pubblicata nel 1892 nell’Annuario del Club Al-
pino Svizzero: è la prima opera di questo genere……..
(leggi anche la morte per caduta)
Nel presentare ai lettori dell’Annuario una piccola ricerca
sulla morte per caduta in montagna, non ho intenzione di
elencare una serie di storie dell’orrore illustrandone i rela-
tivi strazi, non voglio enumerare casi di incidenti di que-
sto tipo.
Cerchiamo piuttosto di studiare scientificamente nei suoi
aspetti anche un avvenimento terribile. Con ciò esso a vol-
te perde una parte del suo orrore, a volte è sì terribile per
chi sopravvive, ma del tutto diverso per l’infortunato stes-
so.
Non voglio nemmeno parlare dei diversi tipi di morte per
incidenti in montagna, vorrei solo evidenziare un unico
punto di estremo interesse e cioè: quali sono state le sensa-
zioni dell’infortunato nel suo ultimo secondo di vita?
Al riguardo ci si immaginano cose orribili, un’estrema di-
sperazione, un’enorme angoscia, un dolore tremendo, e
si cerca di leggere nell’espressione del morto l’alterazione
della paura.
Ma non è così!
Che si tratti di una caduta su una parete di roccia, di una
caduta su ghiaccio o neve o di una cascata, non ha una
grande importanza.
La sensazione soggettiva di chi fa una caduta mortale è la
stessa, sia che egli cada da un’impalcatura di una casa o
da una parete di roccia; anche chi viene investito da una
carrozza o chi viene travolto sul lavoro da una macchina,
chi annega o chi cade sul campo di battaglia è dimostrabi-
le che prova sentimenti molto simili e guarda la morte in
viso con uguale atteggiamento.
Ma chi è morto non può più raccontarci nulla di ciò che
ha provato, come possiamo trarre delle conclusioni al ri-
guardo?
Coloro che hanno vissuto incidenti di questo tipo, ma so-
no scampati alla morte per un soffio, hanno avuto il tem-
po di provare le stesse cose di coloro che sono morti.
In particolare ciò si può dedurre da tutti quei casi in cui
sia intervenuta una perdita di coscienza. Per quanto ri-
guarda la sensazione, lo stato di incoscienza e la morte
sono uguali.
Colui che non si risveglia più dallo stato di incoscienza e
muore, non può più raccontarci nulla; colui che si risve-
glia, si risveglia come dalla morte e può raccontarci esat-
tamente come venga percepito il morire a causa di un in-
cidente improvviso; egli quindi muore almeno……
……..due volte nella vita………
(R. Messner, Il limite della vita)