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Gente di passaggio: Francois Villon
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Secondo il corrispondente, in Europa cominciano a chiedersi
se proprio non resta più in tutti gli Stati Uniti un solo uomo
onesto.
Un anno fa mi bastava sapere che, tolto io, in terra americana
non esisteva un tal genere di persone. Da allora questa ecce-
zione è stata eliminata ed ora sono convinto che non esiste in
America un solo uomo che sia onesto.
Detenni il primato fino al gennaio scorso.
Poi sono caduto, insieme a Rockfeller e Carnegie e a un grup-
po di Gould e di Vanderbilt e di altri malversatori di profes-
sione, e ho mentito all’ufficio delle tasse come il più spudera-
to di questi.
E’ stata una gran perdita per l’America poiché ero e sono in-
sostituibile. Sono convinto che ci vorranno cinquant’anni per-
ché nasca il mio degno e stimato successore….
Ma, come dicevo, quarant’anni fa avevo ideali più nobili di
adesso e provai una profonda vergogna per la mia posizione,
schiavo com’ero di un giornale come il Morning Call.
Se i miei ideali fossero stati ancora più nobili avrei abbando-
nato il posto e sarei morto di fame, come qualsiasi altro eroe.
Ma non avevo esperienza.
Avevo sognato l’eroismo, come tutti, ma non ne avevo prati-
ca e non sapevo da dove cominciare. Non me la sentivo di
cominciare con la fame. Ci ero andato vicino già un paio di
volte e il ricordo non mi dava piacere.
Sapevo che non avrei trovato un altro posto se mi fossi di-
messo.
Lo sapevo perfettamente.
Ma se prima il mio lavoro aveva rivestito scarso interesse,
ora non ne aveva affatto. Andai avanti così, senza grande im-
pegno e, ovvio a dirsi, le conseguenze non mancarono. Presi
a trascurare il lavoro. Come ho detto, ce n’era troppo per uno
solo. Ma da come mi ci impegnavo, pareva che ora ce ne fos-
se per due o tre.
Perfino Barnes se ne accorse e mi disse di prendere un aiu-
tante a mezzo stipendio.
C’era nel reparto contabilità una goffa creatura – buona, servi-
zievole, di scarsissimo intelletto – il cui salario settimanale e-
ra molto modesto.
Un perfido ragazzo appartenente allo stesso reparto, che non
aveva rispetto per nulla e per nessuno, si faceva continue bef-
fe del reietto e gli trovò un nome che suonava appropriatissi-
mo; non so perché. Lo chiamava Smiggy McGlural.
Ofrii a Smiggy il posto di aiutante e lui accettò con ardore e
gratitudine. Intraprese il lavoro con un’energia dieci volte su-
periore a quella che rimaneva a me.
Non aveva grande intelligenza (a parte muovere le sedie…),
ma questa non era né necessaria né richiesta (da chi lo paga-
va…) a un cronista del Morning Call, sicché esplicò il suo
compito come un emerito e fiero nonché cieco… imbecille…
Gli lasciavo a poco a poco sempre maggior lavoro al Call….
La mia pigrizia cresceva, tanto che un giorno di trenta gior-
ni di lavoro lo sbrigava quasi tutto lui giù al Call….
A questo punto cruciale accadde l’evento cui ho allusso po-
co fa. Il signor Barnes mi licenziò. Fu l’unica volta in vita
mia che venni licenziato e, pur nella tomba, mi fa ancora ma-
le.
Non mi licenziò in modo brusco…. Non era nella sua natura.
Era un bell’uomo imponente, con un viso benevolo e manie-
re gentili, e vestiva in modo impeccabile.
Non avrebbe mai detto a nessuno una frase sgarbata o poco
gentile. Mi prese da parte e mi consigliò di dimettermi. Pa-
reva un padre che consigliasse un figlio per il proprio bene,
ed io obbedii.
Avevo il mondo davanti a me ora, ma ero senza una mèta.
La mia educazione presbiteriana mi diceva che il Morning
Call si era attirata la sventura.
Conoscevo le vie della Provvidenza e sapevo che questa
offesa sarebbe stata punita! Non ero in grado di prevedere
quando si sarebbe verificata la punizione né in che forma
sarebbe venuta, ma ero certo che ci sarebbe stata, prima o
poi, certo com’ero che esistevo, di loro, invece, nutro ora
più che mai… l’incertezza totale….
Non sapevo se sarebbe caduta su Barnes o sul grande Call.
Barnes però era il colpevole e la mia educazione mi diceva
che la punizione colpisce sempre chi è innocente; era dun-
que sicuro che un bel giorno il Morning Call avrebbe soffer-
to per il delitto di Barnes.
E non mi sbagliavo!
Dalle primissime fotografie che giunsero la quarta settima-
na di aprile si vedeva l’edificio del Call torreggiare sulle ma-
cerie della città come il monumento a Washington; e il suo
corpo era sparito e nulla restava salvo lo scheletro di ferro!
Allora dissi:
– Meravigliose vie della Provvidenza!
Sapevo che sarebbe accaduto!
Lo sapevo da quarant’anni. E intanto non avevo mai perso fi-
ducia nella Provvidenza. La punizione aveva tardato più di
quanto mi aspettassi, ma ora era piena e completa e compen-
sava l’attesa.
Ad alcuni sembrerà strano che la Provvidenza distruggesse
un’intera città di 400.000 abitanti per saldare un misero conto
in piedi da quarant’anni fra un cronista licenziato e un giorna-
le, ma per me non vi era nulla di strano, perché ero stato alle-
vato ed educato in modo da divenire un buon… presbiteriano
(… eretico…) e sapevo come vanno queste cose.
… Sapevo dai tempi biblici che se un uomo si macchiava di
una colpa, ne seguiva quasi certamente lo sterminio dell’inte-
ra nazione,…. bestiame… compreso….
Sapevo che la Provvidenza non ha preferenze; le basta colpire
qualcuno che ha a che fare in qualche modo con colui che essa
vuole punire….. (bestiame compreso…..)!…..