UN ALTRO OCEANO (53)

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Un altro Oceano (52)

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Un altro Oceano (54)

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L’Eretico mare dello ‘Straniero’ (1)   (2)   (3)

Da:

i miei libri 

 

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In realtà non tutti convenivano con la definizione di ‘essere vivente’

tantomeno col fatto di chiamare ‘raziocinante’ l’oceano. Posai ru-

morosamente sullo scaffale l’enorme volume e presi il successivo.

Si divideva in due parti.

La prima era dedicata al riassunto degli innumerevoli tentativi di

entrare in contatto con l’oceano. Quand’ero a scuola, come ricorda-

vo troppo bene, quegli esperimenti erano argomento d’indefinite

storielle, celie e barzellette.

A confronto delle infinite speculazioni suscitate dal problema, la

scolastica medievale appariva come un modello di chiarezza e

concretezza.

I primi tentativi di contatto avvennero attraverso speciali appa-

recchi elettronici che trasmettevano nella massa della gelatina

vivente gli impulsi emessi dagli interlocutori.

 

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L’oceano vi prese parte attiva, modificando gli apparecchi stes-

si.

Tutto avveniva però nella più fitta oscurità.

‘Parte attiva’…. ma in che senso?

L’oceano modificò certi elementi delle apparecchiature che vi furo-

no immerse: cambiarono, quindi, le frequenze delle scariche; quan-

to agli apparati di registrazione, furono sovraccaricati da una mas-

sa enorme di segnali, simili a frammenti di colossali operazioni di

calcolo.

Ma che cosa significava tutto ciò?

Erano dati sul momentaneo stato di eccitamento dell’oceano?

Gli impulsi che altrove, a mille miglia dagli studiosi, stavano pro-

vocando la nascita delle enormi creazioni?

 

terremoto1.jpg

 

O erano le sue creazioni artistiche?

Come saperlo, se non riuscì a ottenere due volte la medesima re-

azione a uno stesso stimolo?

In un caso, infatti, capitava di avere in risposta un’esplosione d’im-

pulsi che quasi facevano saltare per aria le apparecchiature, nell’al-

tro il silenzio assoluto.

Dunque non era possibile la ripetizione degli esperimenti?

Sembrava di essere costantemente a un passo dalla decifrazione,

ma la mole degli appunti non faceva che crescere.

Allora furono costruiti dei cervelli elettronici con una potenza ine-

guagliabile di rielaborazione delle informazioni. Essi conseguiro-

no, effettivamente, alcuni buoni risultati.

 

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L’oceano, fonte d’impulsi elettrici, magnetici e gravitazionali, par-

lava un linguaggio matematico; certe sequenze delle sue scariche

di corrente si potevano classificare, impiegando modelli d’analisi

terrestri assolutamente astratti e applicando le teorie della stati-

stica; furono rilevate simmetrie strutturali analoghe a quelle già

osservate, nel campo della fisica, nei rapporti reciproci tra ener-

gia e materia, tra grandezze finite e non finite, tra elementi e

campi. Tutto……

 

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Ciò condusse gli scienziati alla persuasione di trovarsi di fronte a un

essere pensante, costituito da un mare di protoplasma simile a un

cervello ingrandito milioni di volte, che avvolgeva il pianeta e che

impiegava il proprio Tempo in complicati ragionamenti sull’essen-

za e realtà dell’Universo; perciò quel che i nostri strumenti riusciva-

no a captare erano solo le briciole di uno sterminato monologo, col-

to a tratti, che andava svolgendosi a profondità (dell’a….) che supe-

ravano la nostra comprensione…..

Questo per quanto riguarda i matematici.

 

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Tali ipotesi, secondo alcuni, esprimevano una sottovalutazio-

ne delle possibilità umane, erano come un inchinarsi davanti

all’ignoto, ridando linfa all’antica dottrina dell’ignoramus et

ignorabimus.

Altri ritenevano invece che fossero solo fandonie, nocive e ste-

rili, e che le ipotesi matematiche, che indicavano in questo cer-

vello enorme, elettronico e plasmatico al tempo stesso, il fine

ultimo e la summa dell’esistenza, rispecchiassero la mitologia

del nostro tempo.

(Prosegue…)

(Stanislaw Lem, Solaris)

 

 

 

 

 

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UN ALTRO OCEANO (53)ultima modifica: 2014-04-24T00:00:00+02:00da giuliano106
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