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…..Il problema capitale della teoria della conoscenza consiste
in realtà nel sapere in che modo sia possibile la scienza, cioè,
insomma, perché nelle cose c’è ordine e non disordine.
L’ordine esiste, è un fatto.
D’altra parte però sembra che il disordine, il quale ci sembra
essere meno dell’ordine, esista di diritto (anzi è un dovere).
L’esistenza dell’ordine sarebbe dunque un mistero da chiarire,
e comunque un problema da porre. Più semplicemente, quan-
do si incomincia a fondare l’ordine, lo si considera contingente,
se non nelle cose, perlomeno agli occhi della mente: di una
cosa che non fosse ritenuta contingente non si chiederebbe al-
cuna spiegazione.
Se l’ordine non ci apparisse come una conquista su qualcosa,
o come un’aggiunta a qualcosa (che sarebbe ‘assenza di ordine’),
il realismo antico non avrebbe parlato di una ‘materia’ cui ver-
rebbe ad aggiungersi l’Idea, né l’idealismo moderno avrebbe
posto una ‘differenza sensibile’ che l’intelletto organizzerebbe
in natura.
Ed è infatti incontestabile che ogni ordine è contingente, e con-
cepito come tale.
Ma contingente in rapporto a cosa?
La risposta, a nostro avviso, non può dare adito a dubbi.
Un ordine è contingente, e ci appare contingente, in rapporto all’
ordine inverso, così come i ‘versi’ sono contingenti in rapporto al-
la ‘prosa’ e la ‘prosa’ in rapporto ai ‘versi’.
Ma allo stesso modo in cui ogni parlare che non sia in prosa è in
versi e necessariamente concepito come tale, allo stesso modo in
cui ogni parlare che non sia in versi è in prosa e necessariamente
concepito come tale, anche ogni maniera di essere, che non sia
uno dei due ordini, è l’altro, e necessariamente concepito come
l’altro………….
(H. Bergson, L’evoluzione creatrice)