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Via Duomo: una lavanderia a secco, chincaglierie, abbigliamento, una
vetrina di arredi sacri, la cattadredale, poi un negozio di arredamento,
uno di maglierie.
San Giovanni in Laterano domina mezza Roma, la cattedrale di Napoli è
imprigionata fra le botteghe e il traffico, non ha sagrato, è un numero civico
allineato a tanti altri, senza soluzione di continuità edilizia. I napoletani il
loro duomo, il loro san Gennaro se lo tengono stretto, ingabbiato in un
reticolo di vie, viuzze e vicoli affinché veda da vicino i mille bisogni della
città. Ma siccome quattro occhi vedono meglio di due, e otto meglio di
quattro, essi si sono assicurati, senza con questo voler offendere il patrono,
la protezione di altri 51 santi ausiliari, il più numeroso collegio che si
sia mai visto di avvocati esercitanti il gratuito patrocinio in cielo (proprio
in mezzo alle….nuvole), e tutti hanno la loro festa, la reliquia, e il busto
d’argento in chiesa.
‘Bisogna essere esatti in queste cose’, spiega il custode del Tesoro di San
Gennaro, ‘i patroni principali sarebbero sette: Gennaro, Agrippino, Agnello,
Aspreno, Eusebio, Severo, Attanasio. A questi vanno aggiunti i ‘secondari’:
Tommaso d’Aquino, Andrea, Patrizia, Domenico, Giacomo della Marca,
Antonio di Padova, Teresa, Filippo Neri, Gaetano, Nicola…(un po’ dislocati
ovunque…)’.
‘Ah dimenticavo i sei Franceschi’, interloquisce la suocera, intenta a scopare
la scala.
‘Non c’è fretta, arrivo anche a quelli (un po’ fuori mano…ma con i moderni
mezzi…).
Dunque, Francesco di Paola, Francesco d’Assisi, Francesco Caracciolo, Francesco
di Geronimo, Francesco Borgia, Francesco Saverio. Poi vengono (con il bastone)
Ignazio, Maddalena, Raffaele, Agostino, Vincenzo…’.
‘E sant’Antonio, dove lo metti?’.
‘L’ho già detto’.
‘Antonio abate, intendo, quello del porcellino’.
‘Arrivo anche a questo, non ti preoccupà. Poi abbiamo san Giovanni della Croce,
sant’Alfonso, Pietro martire…’
‘Il principe degli apostoli?’.
‘No; questo è vissuto dodici secoli dopo, era un frate domenicano, inquisitore
contro gli eretici, ucciso dagli eretici mentre era in viaggio per Milano. Poi
abbiamo Maria Egiziaca, Pasquale Baylon…’
A quest’ultimo santo il 17 maggio le nubili napoletane rivolgono l’ansiosa
supplica:
San Pasquale Baylonne
protettore delle donne
fateme trovà marito
sano, bello e colorito
come voi, tale e quale,
glorioso san Pasquale!
Su questo e sugli altri santi compatroni che sarebbe lungo elencare, domina la
figura di Gennaro, il patrono principe che improvvisamente, nel febbraio 1964,
dopo 13 secoli di ineccepibile servizio, fu ‘ridimensionato’ dalla riforma del
calendario liturgico universale.
Intendiamoci, egli resta sempre il protettore della città, ma la sua celebrazione
è stata confermata come obbligatoria e solenne soltanto per la città di Napoli.
Fuori Napoli è facoltativo.
Una celebrazione locale, dunque. Per i napoletani fu una stilettata.
San Gennaro un santo facoltativo?
Un santo di serie B?
Lui che, come assicura lo studioso napoletano Vittorio Paliotti, ha presagito al
100%, col comportamento del suo sangue, epidemie e rivoluzioni, al 92% la
morte di arcivescovi (ci sono anche quelli nel lungo elenco…); all’88% le guerre,
al 77% le alluvioni, al 68% le eruzioni del Vesuvio?
Un santo locale, lui che è venerato nella Little Italy di New York?
Ferito nell’orgoglio, il popolino dei bassi reagì, scrivendo sui muri ‘san Gennà,
futteténne!’.
(Cesare Marchi, Grandi peccatori Grandi cattedrali)