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Il visconte di Chateaubriand, Ministro degli Affari esteri francese
di Luigi XVIII, scriveva con disappunto e presumibilmente con
una buona base di informazione:
– Al momento dell’emancipazione, le colonie spagnole diventarono una
specie di colonie inglesi.
Citava anche alcune cifre.
Diceva che tra il 1822 e il 1826 l’Inghilterra aveva fatto alle colonie
spagnole liberate dieci prestiti, per un valore nominale di circa 21
milioni di sterline, ma che una volta dedotti gli interessi e le com-
missioni degli intermediari, la cifra giunta alle terre di America
raggiungeva a malapena i 7 milioni.
Nello stesso tempo, s’erano create a Londra oltre 40 società ano-
nime per sfruttare le risorse naturali – miniere, agricoltura – dell’-
America Latina e per installare imprese di servizi pubblici.
Le banche spuntavano come funghi sul suolo britannico:
in un solo anno, il 1836, ne vennero fondate 48.
La comparsa delle ferrovie inglesi a Panama, verso la metà del
secolo, e la prima linea tranviaria inaugurata da un’impresa bri-
tannica nel 1868 nella città brasiliana di Recife, non impedì alla
Banca d’Inghilterra di continuare a finanziare direttamente le te-
sorerie dei vari governi.
I buoni del tesoro latinoamericani circolavano attivamente e
nel mercato finanziario inglese, nonostante i loro alti e bassi.
I servizi pubblici erano in mani britanniche, ma i nuovi stati
già soffocati dalle spese militari dovevano far fronte ai deficit
dei pagamenti all’estero.
Il libero commercio comportava un frenetico aumento
delle importazioni, soprattutto delle importazioni di
lusso, e affinché la minoranza potesse vivere secondo
la moda, i governi contraevano prestiti che generrava-
no, a loro volta, la necessità di altri prestiti: i paesi ipo-
tecavano a priori il loro destino, alienavano la libertà
economica e la sovranità politica.
Era un processo che coinvolgeva – e continua a coinvol-
gere anche oggi, seppur con altri meccanismi e altri cre-
ditori – tutta l’America Latina, eccezion fatta per il Para-
guay.
Il finanziamento estero diventava indispensabile, come
la morfina.
Si aprivano buchi per tappare altri buchi.
Il deterioramento delle ragioni di scambio non è certo un
fenomeno proprio soltanto dei nostri giorni: secondo Celso
Furtado, i prezzi dei prodotti brasiliani d’esportazione era-
no calati di quasi la metà tra il 1821 e il 1830 e tra il 1841 e
il 1850, mentre i prezzi delle importazioni straniere rima-
nevano, negli stessi periodi, stabili: le deboli economie
latinoamericane compensavano queste cadute con presti-
ti.
‘La finanza di questi giovani stati’, scrive Schnerb, ‘non
sono sane….
E’ indispensabile ricorrere all’inflazione che provoca la
svalutazione della moneta e ai prestiti onerosi. La storia di
queste repubbliche è, in un certo senso, quella degli obbli-
ghi economici contratti con il mondo assorbente delle finan-
ze europee.’
In effetti, la bancarotta, la sospensione dei pagamenti, il
rifinanziamento alla disperata erano fenomeni frequenti.
Le sterline scivolavano via come acqua tra le dita delle
mani. Del prestito di un milione di sterline concordato
nel 1824 dal governo di Buenos Aires con la casa Baring
Brothers, l’Argentina ne ricevette soltanto 570.000, ma
non in oro, come era stato deciso, bensì in carta.
Il prestito si risolse in un invio di ordini di pagamento ai com-
mercianti inglesi residenti a Buenos Aires: ed essi non dispo-
nevano certo oro da consegnare al paese, dato che la loro mis-
sione consisteva proprio nel mandare a Londra tutto il metal-
lo prezioso che cadesse loro a portata d’occhio e di mano.
Così l’Argentina ricevette moneta cartacea, ma dovette pagarla,
questo sì, in oro lucente e riuscì a saldare il debito solo agli ini-
zi di questo secolo, senza contare che nel frattempo, attraverso
vari rifinanziamenti, il debito s’era gonfiato fino a raggiungere
i 4 milioni di sterline.
Grazie agli inglesi, ed alla loro politica, la provincia di Buenos
Aires era stata interamente ipotecata – tutte le sue rendite – tutte
le terre pubbliche – a garanzia del debito.
All’epoca in cui il prestito venne concordato, il Ministro delle
Finanze diceva:
– Non siamo in grado di adottare misure contro il commercio straniero
e in particolare contro il commercio inglese perché abbiamo contratto
fortissimi debiti e potremmo rischiare una rottura estremamente danno-
sa per noi….
Come si vede, far uso dei debiti come strumento di ricatto non
è una trovata nordamericana degli ultimi tempi.
(E. Galeano, Le vene aperte dell’America Latina)