COTTON GIN (2)

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L’espansione dei mercati latinoamericani accellerava la accumu-

lazione di capitali nei vivai dell’industria britannica.

Da tempo, ormai, l’Atlantico s’era trasformato nell’asse del com-

mercio mondiale, e gli inglesi avevano saputo sfruttare fino in

fondo la collocazione geografica della loro isola, ricca di porti,

posta a metà strada tra il Baltico e il Mediterraneo e rivolta verso

le coste dell’America.

L’Inghilterra organizzava un sistema universale e si trasformava

in una fabbrica prodigiosa che riforniva l’intero pianeta: le mate-

rie prime provenivano da tutto il mondo e si rovesciavano su tut-

to il mondo sotto forma di merce lavorata. 

 

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L’Impero poteva contare sul porto più grande e sul più potente

apparato finanziario dell’epoca; aveva il più alto livello di spe-

cializzazione commerciale, deteneva il monopolio mondiale

delle assicurazioni e dei noli, dominava il mercato internazio-

nale dell’oro.

List, il padre dell’Unione doganale tedesca, si era reso conto che

il Libero commercio costituiva, per la gran Bretagna, il principale

prodotto d’esportazione. Non c’era nulla che facesse infuriare gli

inglesi più del ‘protezionismo doganale’; e lo dicevano, dimostran-

dolo a volte, a sangue e a fuoco, come nel caso della Guerra dell’-

oppio contro la Cina.


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Tuttavia la libera concorrenza sui mercati diventò, per l’Inghilterra,

una specie di religione rivelata soltanto dal momento in cui ebbe

la sicurezza d’essere la più forte e dopo aver sviluppato la propria

industria tessile con l’aiuto della legislazione protezionista più 

severa di Europa. Agli inizi, quando ancora la situazione non era

facile e l’industria britannica si trovava in svantaggio, il cittadino 

sorpreso a esportare lana grezza, non lavorata, veniva condannato

al taglio della mano destra e, se recidivo, all’impiccagione. Era

proibito sotterrare un cadavere prima che il parroco della zona 

certificasse che il sudario che lo avvolgeva proveniva da una

fabbricazione nazionale.

‘Tutti i fenomeni distruttivi determinati dalla libera concorren-

za’, scriveva Marx, ‘si riproducono in proporzioni gigantesche

sul mercato mondiale’.

L’ingresso dell’America Latina nell’orbita britannica, dalla quale

sarebbe poi uscita soltanto per entrare in quella nord-americana,

avvenne all’interno di questo schema generale, e in esso venne

sancita la dipendenza dei nuovi paesi indipendenti. 

 

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La libera circolazione delle merci e la libera circolazione della

moneta per i pagamenti e il trasferimento dei capitali ebbero

conseguenze drammatiche.

In Messico, nel 1829, Vincente Guerrero giunse al potere ‘portato

a spalle dalla disperazione degli artigiani, formentata dal grande

demagogo Lorenzo de Zavala che scatenò sulle botteghe del

Parian, piene di merci inglesi, una turba affamata ed esasperata’.

 

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Guerrero resistette poco al potere, e cadde tra l’indifferenza dei

lavoratori perché non volle o non poté porre un freno all’impor-

tazione di merci europee ‘per l’abbondanza delle quali’, scrive

Chavez Orozco, ‘le masse degli artigiani delle città che prima

dell’indipendenza, e soprattutto nei periodi in cui l’Europa era

in guerra, vivevano in una certa agiatezza, si trovavano disoccu-

pate e affamate’.

L’industria messicana aveva risentito della mancanza di capitali,

di manodopera sufficiente e di tecniche moderne; non aveva avu-

to una organizzazione adeguata né vie di comunicazione e mez-

zi di trasporto per raggiungere i mercati e le fonti di approvvi-

gionamento: ‘Ciò che ebbe in realtà, e ne ebbe probabilmente

d’avanzo’, scrive Alonso Aguilar, ‘furono interferenze, restrizio-

ni e intralci di ogni tipo’. 

 

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Ciononostante, come avrebbe fatto notare Humboldt, l’industria si

era risvegliata nei momenti di stati del mercato estero, quando le

comunicazioni marittime si interrompevano o diventavano più

difficili, e aveva allora cominciato a fabbricare acciaio e ad adope-

rare il ferro e il mercurio.

Ma il liberalismo che l’indipendenza portò con sé non faceva che

aggiungere perle alla Corona britannica e paralizzare gli stabili-

menti tessili e metallurgici di Messico, Puebla e Guadalajara.

Lucas Alaman, politico conservatore di grandi capacità, si rese

conto a tempo che il pensiero di Adam Smith conteneva una

buona dose di veleno per l’economia nazionale e, come mini-

stro, favorì la creazione d’una banca statale, il Banco de Avio,

per dare impulso all’industrializzazione.

Una tassa sui tessuti stranieri di cotone doveva permettere al

paese di raccogliere il denaro necessario per comperare all’este-

ro i macchinari e le attrezzature tecniche di cui il Messico aveva

bisogno per rifornirsi di tessuti di cotone di produzione propria.

Il paese disponeva della materia prima, di energia idroelettrica

poté creare dei buoni operai in tempo abbastanza breve.

Il Banco sorse nel 1830, e dalle migliori fabbriche europee giun-

sero poco dopo i macchinari più moderni per filare e tessere il

cotone; inoltre, lo stato ingaggiò tecnici stranieri, esperti nella

tessitura.

Nel 1844, i grandi stabilimenti di Puebla produssero un milione

quattrocentomila tagli per coperte. La nuova capacità industria-

le del paese superava la domanda interna; il mercato di consumo

del ‘regno della disuguaglianza’, formato per la maggior parte da

indios affamati, non poteva sostenere la continuità di quello svi-

luppo febbrile e vertiginoso. 

 

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Lo sforzo per rompere le strutture ereditate dalla colonia cozzava

contro questa muraglia.

L’industria s’era a tal punto modernizzata che, verso il 1840, gli

impianti tessili nord-americani erano dotati di un numero di fusi

inferiore a quello degli impianti messicani.

Dieci anni dopo, la proporzione s’era invertita di parecchio.

L’instabilità politica, le pressioni dei commercianti inglesi e france-

si e dei loro potenti soci locali, e le ristrette dimensioni del mercato

interno già strangolato dall’economia mineraria e latifondista, affos-

sarono l’esperimento ch’era cominciato…con enorme successo….

(E. Galeano, Le vene aperte dell’America Latina)




 

 

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COTTON GIN (2)ultima modifica: 2012-07-24T00:00:00+02:00da giuliano106
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