(da Trondheim) A ROMA (5)

Precedente capitolo:

da Trondheim (a Roma) (4)

Prosegue in:

Ogni infamia sarà cancellata (e donata a chi neppur l’ha pensata) (31/32)

Foto del blog:

da Trondheim

a Roma

Da:

i miei libri



 

3325196156.jpg








– Perché devi partire?

gli chiese Solveig.

– Vado a chiedere l’assoluzione dei miei peccati.

– Fino a Roma?

disse lei.

– Devo chiedere l’assoluzione dei miei peccati per i

crimini commessi da me e da mio padre contro il ve-

scovo Gudmundur,

le risposi a bassa voce.

– L’assoluzione dei peccati,

riprese lei.

– Tu non mi inganni. Ti chiamano Dala-Freyr. Non lo

fai solo per soddisfare la tua vanità? Perché non lasci

che me ne occupi io?

– Devo chiedere l’assoluzione dei miei peccati. Dal Pa-

pa a Roma.

– Vattene allora.

 

2722842737.jpg


Si svegliò nudo contro il suo seno. 

Si vestì e uscì.

La terra stava per risvegliarsi. E lui non si era risve-

gliato?

Camminava tra le dune e pensava a ciò che sarebbe

arrivato dopo l’inverno, ciò che ancora si nascondeva

sotto i cumuli di neve. 

Che cosa doveva serbare?

Cosa portare con sé in quel lungo viaggio verso l’i-

gnoto? Sarebbe stato un momento cruciale della sua

esistenza?

Lo aspettava il mare.

 

Giuliano Lazzari 133.jpg


Avrebbe implicato una vita nuova attraversarlo per 

andare in un paese sconosciuto?

Camminava tra le dune e c’era del muschio grigio ne-

gli avvallamenti davanti a lui, e del ginepro rampican-

te, grigiastro e folto ai suoi piedi.

Trovò sui suoi passi del timo, col suo profumo discre-

to, e dell’emperetro ancora senza germogli, solo picco-

li rigonfiamenti, e l’ofride che gli insetti non avevano 

ancora scovato. E nessun falco passava frusciando nel-

l’aria.

 

148295123.jpg


C’era soprattutto sabbia scura, e le dune tra cui si aggi-

rava, come ghiacciato. 

Cominciò a sentir crescere un po’ di fiducia, quando lo

sguardo cadde sul promontorio roccioso dove finiva la

 sabbia, rischiarato in cima da una luce giallo chiaro,

mentre la metà inferiore era immersa in una foschia vio-

lacea.

Là incontrò propaggini del ghiacciaio annerite dalle sab-

bie laviche e attraversate da profonde fenditure, e poi la

laguna glaciale con gli alti pinnacoli di ghiaccio, come i-

sole di forme e caratteristiche del tutto inconsuete.

E non considerò più il ghiacciaio che vegliava in lonta-

nanza, impassibile, bianco alla sommità ma segnato da

crepacci, e ancora più in alto e più lontano comparivano

alla vista ombre di alture, e poi montagne sotto un cielo

che si andava rannuvolando.

 

1556957301.jpg


Si era fatto giorno.

Al di là dei monti, che scurivano rapidamente sotto l’om-

bra delle colonne di nuvole in ebollizione e della brezza

marina, si disegnava la lingua di un altro ghiacciaio, oltre

i deserti di sabbia, e le montagne dai pendii ricoperti di

muschio; in cima vette dentellate e sprazzi di erba grigia

che prendevano vita in quella luce, mentre i movimenti

incontrollati del ghiacciaio non potevano essere misurati

nel tempo.

Grigio mormorava il fiume, scavando il suo letto sinuo-

so tra pietre e sabbia.

(e lui pensò: ‘Dio è tutto questo… perché debbo’… ma que-

sta era già eresia e continuò ad ammirare il….)

(T. Vilhàlmsson, Cantilena mattutina nell’erba) 







 

Pellegrini_medievali.jpg