AMMAZZARE IL TEMPO (mondo organico unità feconda…) (15)

Precedente capitolo:

Ammazzare il Tempo (la vita nel suo progredire) (14)

Prosegue in:

Ammazzare il Tempo (finalismo & meccanicismo) (17/16)

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Ammazzare il Tempo (1)

Ammazzare il Tempo (2)

Da:

i miei libri

 

 

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Questo è il primo errore del finalismo, che ne porta con sé uno

ancora più grave.

Se la vita realizza un piano, dovrà manifestare, nel suo progre-

dire, un’armonia sempre più perfetta. Così, la casa rispecchia

sempre meglio l’idea dell’architetto a mano a mano che pietre

si aggiungono alle pietre.

 

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Se invece l’unità della vita sta interamente nello slancio che la

spinge sulla strada del tempo, l’armonia non si troverà in avan-

ti, ma indietro. L’unità proviene da un vis a tergo: è data all’ini-

zio come impulso, e non posta alla fine come punto di attra-

zione.

Lo slancio, trasmettendosi, si suddivide sempre di più.

La vita, nel suo progredire, si dirama in manifestazioni che, in

virtù della loro origine comune, saranno senz’altro complemen-

tari per certi aspetti, ma che nondimeno resteranno in antagoni-

smo e tra loro incompatibili.

 

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La disarmonia tra le specie andrà così accentuandosi.

E sin qui ne abbiamo segnalato solo la causa essenziale.

Abbiamo supposto, per semplificare, che ogni specie acco-

gliesse l’impulso ricevuto per trasmetterlo ad altre specie e

che, in tutte le direzioni in cui la vita si evolve, la propagazio-

ne avvenisse in linea retta.

Ma in realtà ci sono specie che si arrestano, altre che proce-

dono a ritroso.

 

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L’evoluzione non è soltanto un movimento in avanti; in molti ca-

si, si osserva un segnare il passo, e più spesso ancora una de-

viazione o un ripiegamento. E’ necessario che sia così, come

dimostreremo più avanti, e le stesse cause che determinano la

scissione del movimento evolutivo fanno sì che la vita, evolven-

dosi, si distragga sovente da se stessa e resti ipnotizzata dal-

la forma che ha appena prodotto.

Ma da ciò risulta un disordine sempre crescente.

 

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Un progresso senza dubbio esiste, se con progresso si intende

un continuo avanzare nella direzione determinata da un impulso

originario, ma tale progresso si compie solo sulle due o tre gran-

di linee evolutive in cui si configurano forme sempre più com-

plesse, sempre più elevate: tra queste linee si sviluppa una gran

quantità di strade secondarie dove, per contro, si moltiplicano le

deviazioni, gli arresti e i regressi.

 

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Il filosofo che aveva cominciato ponendo il principio secondo cui

ogni particolare si ricollega a un piano globale, quando affronta

l’esame dei fatti si ritrova a passare di delusione in delusione; e

se prima, per non voler riconoscere il ruolo giocato dall’acciden-

te, aveva posto tutto sul medesimo piano, ora è portato a cre-

dere che tutto sia accidentale.

Bisogna invece cominciare con il riconoscere all’accidente la

parte, molto ingente, che gli aspetta. Bisogna riconoscere che

non tutto, in natura, è coerente. Si sarà perciò in grado di de-

terminare i centri attorno ai quali si cristallizza l’incoerenza.

 

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E le grandi direzioni lungo le quali la vita si muove sviluppan-

do l’impulso originario.

E’ vero che non si assisterà all’esecuzione dettagliata di un

piano; ma c’è qui qualcosa di più e di meglio della realizza-

zione di un piano.

Un piano costituisce il termine che viene assegnato a un lavo-

ro: esso chiude il futuro configurandone la forma. Di fronte all’-

evoluzione della vita, invece, le porte del futuro restano spalan-

cate.

 

Alvin Langdon Coburn, New York, 1913; THE TUNNEL BUILDERS

 

E’ una creazione che prosegue all’infinito in virtù di un movimen-

to iniziale. Questo movimento costituisce l’unità del mondo orga-

nico, unità feconda, di una ricchezza infinita, superiore a quanto

qualsiasi intelligenza potrebbe sognare, perché l’intelligenza è

soltanto uno dei suoi aspetti o delle sue espressioni.

(H. Bergson, L’evoluzione creatrice)

 

 

 

 

 

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