Precedente capitolo:
Prosegue in:
Da:
Finalmente le trova, io carico quattro pistole e sparo dai portelli del
quadrato.
Queste armi fanno meraviglie.
Dopo averle caricate esco dal quadrato per un portello e salgo sul
cassero impugnandone una per mano. I nostri signori ufficiali e
marinai hanno già sparato quattro colpi di pistola facendo saltare
i negri che trovano rifugio chi nella stiva centrale e chi fuori bordo,
gettandosi a mare.
Due disgraziati sono ancora alle prese con i poveri signori Devomu-
lon, Couran e Hardy. Sul cassero abbiamo il nostro da fare per evi-
tare che ci sfuggano i due sobillatori della rivolta, ma ve ne sono
altri che intendono salire. Se non fossimo riusciti a impadronirci
del quadrato non so come avremmo potuto ridurre alla resa i negri.
I colpi di arma da fuoco hanno avuto molto effetto, specialmente
quelli sparati sulla dritta della coperta. Ad un tratto il signor
Devomulon è passato al contrattacco ed ha portato sul cassero,
facendola passare per un portello, una caldaia piena di orzo
bollente che era destinato al rancio dell’equipaggio e dei negri.
Aiutandosi con un capace mestolo ha versato il liquido bollente
in testa ai negri che, vedendosi minacciati sulla sinistra e bersa-
gliati dai colpi di pistola sulla dritta, si gettano in mare o si preci-
pitano lungo il corridoio. Subito provvediamo a bloccare le serret-
te delle stive con bagagli ed altro oggetti pesanti che troviamo in
coperta.
I negri che si sono gettati in mare ci danno ancora da fare perché
tentano di risalire a bordo dal timone o dalle biscagline per
penetrare in quadrato e sorprenderci.
Uno è già arrivato all’altezza dei portelli, ma noi ora siamo molto
meglio armati di prima, disponiamo di sciabole, fucili, pistole,
polvere e palle, e, non appena scorgiamo la testa dell’uomo che si
affaccia nel quadrato del portello, gli spariamo un colpo di pistola.
La stessa cosa facciamo contro gli altri tre che lo seguono.
Uno rimane ucciso.
Degli altri due che sono sul coronamento, uno riesce a sfuggire e
a guadagnare il parasartie. Lo uccidiamo con un colpo di fucile.
Nello stesso momento si ode qualcuno che tenta di smuovere
la serretta della stiva prodiera. Subito barricchiamo anche que-
sto boccaporto.
Alcuni negri hanno sfondato la porta della combusa ed hanno
bevuto un po’. Avendo liberata la coperta a prua, piazziamo del-
le sentinelle armate alle stive.
Il signor Devomulon con altri sei – lui armato di uno spiedo, un
altro con un forcone e gli altri di sciabole e pistole – si dirigono
verso il casseretto per vedere di ridurre alla ragione le due belve
che vi si sono rifugiate.
Uno viene ucciso a colpi di spiedo vicino all’ingresso del quadra-
to. Il negro inglese, vedendo il suo camerata massacrato, entra
nella cabina del signor Devomulon, che dà sul quadrato a sini-
stra, e scaglia quattro o cinque bottiglie di vino rosso che ha
trovato a portata di mano sulla testa del signor Devomulon e
degli altri. Poiché la porta della cabina è una porta scorrevole,
la spingiamo e riusciamo a rinchiudere il negro.
La fine di questi due segna anche la fine della rivolta.
L’inglese implora grazia.
Lo tiriamo fuori dal quadrato mentre gli altri, a uno a uno, si
arrendono.
Gli mettiamo i ferri.
Ce ne è ancora uno in mare che preferisce affogare piuttosto che
arrendersi. Ristabilito l’ordine vediamo che mancano nove negri.
Tre sono stati uccisi a colpi di pistola a poppa e sul coronamento,
uno si è strangolato, altri due sono stati accoppati a colpi di aspa
e di mazza di ferro, un altro con uno spiedo contro la porta del
quadrato nel corridoio ed infine due sono annegati.
Per oggi tutti i negri sono lasciati tranquilli.
Domani i colpevoli saranno puniti.
(Dam Joulin. I negri si sono rivoltati)