ERESIA E ORTODOSSIA: UNA CHIAVE DI LETTURA (3)

Precedenti capitoli:

eresia-e-ortodossia-una-chiave-di-lettura.html

gli-eterodossi-2.html

Lupi mannari in:

l-uomo-e-la-natura-10.html

bivi.jpg

L’ortodossia cattolico-romana è connotato costante e indiscutibile del 

francescanesimo fin dai suoi inizi. E’ opinione più volte ripetuta dagli

studiosi di francescanesimo che il primitivo gruppo minoritico fosse

molto simile ai gruppi ereticali contemporanei: lo confermerebbero alcuni

accenni presenti nella Chronica fratris Iordani, interpretati in tal senso. 

Checché se ne sia pensato o si continui a pensare, la testimonianza del

cronista Giordano di Giano non consente affatto di affermare che i 

Minori siano stati accumunati agli eretici per il loro ‘aspetto esterno e

per la loro concezione di vita’.

Pienza_SF_PB200102a.jpg

Il sospetto di eresia li colpì a causa della totale impreparazione ad 

affrontare attività di apostolato al di là delle Alpi. Ma vediamo quanto

riferisce un cronista umbro:

I frati che giunsero in Francia, interrogati se fossero Albigesi, risposero 

di sì non capendo che cosa fossero gli Albigesi, né sapendo che fossero

eretici, e così furono reputati quasi eretici. Invero il vescovo e i maestri

di Parigi, alla fine, dopo aver letto attentamente la Regola e, trovandola

evangelica e cattolica, consultarono sulla questione papa Onorio. Questi,

con le sue lettere, dichiarò la loro Regola autentica, perché approvata dalla

sede apostolica, e i frati figli speciali della chiesa romana e veri cattolici;

e così li liberò dal sospetto di eresia. 

Allorché i primi Minori passarono in terra di Francia, suscitarono 

curiosità. Fu loro chiesto se fossero Albigesi ed essi risposero

affermativamente poiché non sapevano chi gli Albigesi fossero, 

né che fossero eterodossi. Il sospetto d’eresia venne subito meno 

non appena il vescovo e maestri parigini analizzarono la Regola,

trovandola conforme, consultato in seguito papa Onorio III, 

ricevettero conferma che si trattava di frati speciali figli ecclesiatici

e veri cattolici.

L’ingenuo ed entusiatico fervore dei Minori ai loro primi tentativi di

affrontare nuove aree e nuovi ambienti di missione, suscita iniziali 

difficoltà e diffidenze ovvie nei confronti di estranei, e in un momento

(circa gli anni 1217/1220) in cui la cristianità convergente nel papato è

stata da parecchi anni mobilitata contro gli eretici.

Difficoltà e diffidenze non mancarono anche nella penisola italiana,

dove per altro i Minori mai furono sospettati di eresia. Nella Legenda

trium sociorum, in cui maggiormente si evidenziano gli stentati inizi 

della fraternitas, i frati sono giudicati ‘stulti vel ebrii’, ‘insensati et stulti’.

Suscitano reazioni di infastidita sorpresa.

Sono oggetto di scherno e di violenza.

Mai sono considerati e trattati come eretici. Né è da credere che ciò

risulti da processi di rimozione o di censura in chi scriveva o chi

narrava, al fine di presentare una vicenda ‘totalmente ortodossa’,

quando pensiamo che anche le più antiche testimonianze provenienti

da persone estranee dell’Ordine minoritico mostrano – le une con maggiore

e le altre con minore simpatia – i seguaci di Francesco in una luce di

completa e coerente fedeltà cattolico-romana.

Si pensi quale esempio al Chronicon del premonstratense Burcardo di

Ursperg:

In quel tempo – il mondo già dava segni di senescenza –

nella chiesa, quali aquile per rinnovarne la gioventù,

sorsero due ordini religiosi, i frati Minori e Predicatori,

approvati dalla sede apostolica. Tali ordini religiosi

furono approvati probabilmente per questa circostanza,

cioè perché perduravano due sette, sorte in precedenza

in Italia, che si definiscono l’una degli Umiliati, l’altra 

dei Poveri di Lione: papa Lucio aveva inserito entrambe

fra gli eretici, poiché in esse si individuavano dottrine e

comportamenti deviati. Nelle predicazioni occulte, che

tenevano per lo più in luoghi nascosti, screditavano la

chiesa di Dio e il sacerdozio. Vedemmo in quel tempo

presso la sede apostolica un gruppo di Poveri di Lione

con il loro magister di nome, come credo, Bernardo:

costoro chiedevano che la sede apostolica confermasse

e dotasse di privilegi la loro setta, sulla base del fatto

che essi conducevano la vita degli apostoli, non volevano

possedere alcunché né avere un luogo fisso e sicuro; 

giravano per villaggi e castelli. Ma il papa sollevò obiezioni

circa alcuni comportamenti devianti nel loro modo di 

vita: portavano cioè calzari aperti sopra il piede e se 

andavano in giro quasi a piedi nudi. Inoltre, benché

portassero certe cappe, quasi fossero membri di un 

ordine religioso, avevano un taglio di capelli non 

diverso da quello dei laici. Nel loro gruppo appariva

anche riprovevole che gli uomini e donne insieme 

andassero per via e per lo più rimanessero insieme

in una stessa casa, e di loro si diceva che talvolta 

riposassero insieme nello stesso letto. Tuttavia essi

affermavano che tali comportamenti discendevano

dagli apostoli. Il papa confermò invece un altro gruppo,

sorto al posto loro, i cui membri si chiamavano Poveri

Minori, i quali rifiutavano i precetti e predetti comportamenti 

devianti e riprovevoli: a piedi completamente scalzi, 

sia in estate sia in inverno, camminavano e non accettavano

denaro né altra cosa oltre allo stretto indispensabile per il

sostentamento, anche quando qualcuno spontaneamente

offriva loro la veste pur necessaria. Non chiedevano infatti

alcunché da alcuno. Costoro tuttavia, in seguito considerando

che il nome di eccessiva povertà comportava vanagloria e che

del nome della povertà, sostenendolo invano, molti presso

Dio se ne gloriano ancora più invano, preferivano chiamarsi

piuttosto che Minori Poveri, Minori frati totalmente obbedienti

alla sede apostolica.

(……)

Pimg78442518326100.jpg