UNA RIVOLUZIONE IN CAMPO LETTERARIO (2)

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una rivoluzione in campo letterario

 

 

Esaminando i dati relativi alla sua rosa di articoli, Redner scoprì

innanzitutto una verità piuttosto triste: ben 368.110 relazioni non

erano state menzionate nemmeno una volta, sicché le idee che

esponevano non avevano avuto la minima risonanza.

Studiando invece le relazioni che avevano destato più interesse,

trovò qualcosa di interessante.

Nel caso degli articoli citati più di cento volte, la distribuzione

delle citazioni seguiva una legge della potenza invariante di

scala: proprio quel che sarebbe stato logico aspettarsi se la rete

delle idee fosse stata organizzata nello stato critico come i modelli

del mucchietto di sabbia o della crosta terrestre.

Gli articoli che avevano molta risonanza erano ovviamente meno

numerosi di quelli che ne avevano poca.

Ma Redner scoprì che il rapporto tra numero di citazioni e frequenza

degli articoli era assai regolare: al raddoppiare delle prime, i

secondi diventavano otto volte più rari. Dunque non c’è un numero

tipico di citazioni per gli articoli scientifici e, per estensione,

nessuna dimensione tipica della riorganizzazione di idee cui qual-

sivoglia nuova teoria conduce.

Che cosa significa tutto questo?

Quando Kuhn osservò che le rivoluzioni potevano essere sia grandi

sia piccole e che le une e le altre avevano in sostanza lo stesso

carattere ‘eversivo’ rispetto al paradigma, non poté aggiungere

prove a sostegno della sua tesi.

Ma la legge della potenza individuata da Redner nel campo delle

citazioni è una sorta di legge di Gutenberg-Richter dei terremoti

scientifici e ci avverte che, in sostanza, non vi è reale distinzione

tra rivoluzioni piccole e grandi.

Assieme a questo importante concetto, la cruciale analisi di Kuhn

lascia pensare che, come la crosta terrestre e molti altri sistemi,

la struttura della conoscenza scientifica sia organizzata in uno 

stato critico.

Se le cose stessero davvero così, gli scienziati dovrebbero aspettarsi

l’inaspettato, perché la struttura delle idee sarebbe organizzata 

in maniera da consentire a una minima scoperta casuale di scatenare,

in qualsiasi momento e senza preavviso, una reazione a catena capace

di produrre una grande rivoluzione.

Prevedere simili rivoluzioni sarebbe impossibile, perché le

conseguenze finali di una nuova teoria dipenderebbero non tanto

dalla sua importanza intrinseca, quanto dal punto della rete di

idee in cui si trovasse a ‘cadere’.

(M. Buchanan, Ubiquità)

 

 

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