ORA TERZA (in attesa della nona)

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ora terza

 

 

 

– ….Dunque Remigio, tu portavi con te delle lettere di Dolcino e le

desti al confratello tuo che ha cura della biblioteca…

– Non è vero, non è vero!

gridò il cellario, come se quella difesa avesse ancora qualche efficacia.

E giustamente lo interruppe:

– Ma non è da te che ci serve un assenso, bensì da Malachia…

Fece chiamare il bibliotecario, e non era tra i presenti. Io sapevo

che stava nello scriptorium, o intorno all’ospedale, a cercare

Bencio e il libro.

Andarono a cercarlo, e quando apparve, turbato e cercando di

non guardare in viso nessuno, Guglielmo mormorò con

disappunto:

– E ora Bencio potrà fare ciò che vuole.

Ma si sbagliava perché vidi il volto di Bencio spuntare al 

di sopra delle spalle di altri monaci, che si affollavano alle

porte della sala per seguire l’interrogatorio.

Lo indicai a Guglielmo.                                  ora terza

Pesammo allora che la curosiotà per quell’evento

evento fosse ancora più forte della sua curiosità

per il libro.

Apprendemmo dopo che, a quel punto, egli

aveva già concluso un suo ignobile mercato.

Malachia apparve dunque davanti ai giudici,

senza mai incrociare gli occhi suoi con quelli

del cellario.

– Malachia,

disse Bernardo,

– Stamattina, dopo la confessione resa nella

notte da Salvatore, vi ho domandato se avete

ricevuto dall’imputato qui presente delle…

lettere…

– Malachia!

urlò il cellario,

– Poco fa mi hai giurato che non farai nulla contro di me!

Malachia si volse appena verso l’imputato, a cui dava le

spalle, e disse a voce bassissima che quasi non udivo:

– Non ho spergiurato. Se potevo fare qualcosa contro di

te, l’avevo già fatto. Le lettere erano state consegnate al

Signor Bernardo questa mattina, prima che tu uccidessi

Severino. 

(U. Eco, Il nome della rosa)

 

 

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