ANCHE IN MONTAGNA MI PUOI PORTARE

 anche in montagna mi puoi portare

 

Precedente capitolo:

il-mio-nome-e-woody-non-lo-dimenticare.html

Prosegue in:

perche-offesa-a-lei-non-posso-donare.html

Foto del blog:

anche-in-montagna-mi-puoi-portare.html

Libri, ricordi…dialoghi:

imieilibri.myblog.it

Un sito…

www.giulianolazzari.com 

 

anche in montagna mi puoi portare

 

 

 

 

Quei simpatici filibustieri dei monti che son gli ‘Alpinisti

di ferragosto’, hanno visto in poco tempo le loro file dupli-

cate dall’esercito degli sciatori.

In verità molti sciatori, oltre alla loro abilità, mostrano altre

chiare virtù, fra cui, non ultima, l’intelligenza, discesa per

lungo ordine di magnanimi lombi.

L’autore non avrebbe il diritto di parlare sullo sci, ritenen-

dosi assolutamente incompetente. Sa bene di appartenere

a quella numerosissima categoria di perfetti stilisti che, a

furia di tombole, impiegano più tempo a discendere che

a salire lo stesso pendio.

 

anche in montagna mi puoi portare

 

Tuttavia, essendo armato di pazienza e di buona volontà,

non dispera in qualche miglioramento. Appunto per appren-

dere dall’esempio altrui i segreti della difficile arte, si è

talvolta confuso con gli sciatori che affollano i campi di

moda. 

Il contatto con tanti virtuosi gli ha consentito alcune istrut-

tive constatazioni. Gli è parso che troppi esaurissero in quei

campi tutto il desiderio di libertà e di solitudine che è presu-

mibile in chi frequenta la montagna.

Gli è parso che troppi fossero soddisfatti del breve orizzonte

chiuso dalla folla degli spettatori, e non desiderassero altro

se non l’applauso dopo l’esercizio elegante: gli occorse poco

tempo per sentirsi a disagio come in una sala da ballo. 

(G. Mazzotti, Discorso inutile sullo sci, La montagna

presa in giro) 

 

 

 

anche in montagna mi puoi portare

  

E LE PAROLE SEGUIVANO IL PENSIERO DI CHI COME ME PREDICAVA UN ALTRO SENTIERO

 c-24.jpeg

 

Precedente capitolo:

ucciso-su-una-croce-e-intriso-di-dolore.html

Prosegue in:

il-mio-nome-e-woody-non-lo-dimenticare.html

Foto del blog:

pietroautier.fotoblog.it

Libri, ricordi, dialoghi…

imieilibri.myblog.it

…Un sito…

www.giulianolazzari.com 

 

37.jpg

 

 

 

 

Anch’io, insieme a Cisco Kid e a centinaia di vagabondi, sono

sceso dalla collina e sono rimasto bloccato, intrappolato nella

Skid Row.

E’ qui che i lavoratori vengono a comprarsi cinque fottuti cente-

simi di riposo e di svago, in queste stamberghe di dormitori, in

questi locali.

Io so chi siete, gente della Skid: anche se tenete il cappello calca-

to sugli occhi per non farvi vedere in faccia; e anche voi mi cono-

scete bene, e mi chiamate grattacorde, girataverne, beccamance,

acchiappapidocchi.

Guitti, poveri diavoli, poco di buono, falliti, scavezzacollo, am-

mazzasette, attaccabrighe, manolesta, piedipiatti, clandestini,

drogati, tossici, molesta piedipiatti, clandestini, drogati, tossici,

ruffiani, pescatori, balenieri, puttanieri, contrabbandieri, lustra-

scarpe, contadini, ciabattini, indovini, pellegrini, santuomini e

malandrini, maliarde e bravedonne, farisei, sbruffoni, beoni,

scrocconi e mendicanti, rabdomanti, carrettieri, biscazzieri, me-

lomani, eroinomani, alcolizzati e avvinazzati, manibucate, alli-

bratori, assicuratori, anime in pena, figliol prodighi e sventu-

rate, puttanelle e mantenute, saltimbanchi, braccianti; gente che

fugge dalla polvere e che corre appresso all’oro, che inciampa

e che la scampa; spacciatori, sifilitici; polli, galli, buffoni, dispe-

rati; giramondo patentati, funanboli, cartai e notai; eroi e caca-

sotto, stronzi e paraculi, padri di famiglia e figli di puttana;

puliti e sporchi, grandi e meschini; ……

e da qualche parte in mezzo a questa babele, in punto qualsiasi

della…Skid Row, c’eravamo anch’io e Cisco, che suoniamo, scri-

viamo, ….pensiamo…. per sbarcare il lunario.

(Woody Guthrie, Questa terra è la mia terra)

 

 

 

folk-singer-woody-guthrie.jpg

 

MA SE BEN RICORDO VI ERA ANCHE UN UOMO CHE PENSAVA SOLO AL VOLO

 ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

Precedente capitolo:

e-la-sua-fine-ricordare.html

Prosegue in:

perche-il-tempo-e-prezioso-nello-spirito-di-questo-piccolo-m.html 

Foto del blog:

un-cristo-percio-voglio-oggi-raccontare.html 

Libri, memorie, dialoghi….

imieilibri.myblog.it 

 

ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

 

 

 

Il volo transatlantico diretto tra New-York e Parigi fu prospettato,

per la prima volta, da Raimond Orteig il quale, nel 1919, lanciò

una sfida negli ambienti aeronautici con l’offerta di un premio

di 25.000 $ al primo concorrente vincitore.

Le modalità riguardanti il volo erano, poi, state affidate all’As-

sociazione Aeronautica Nazionale, mentre un Comitato aveva l’

incarico di regolare i dettagli e l’amministrazione dell’impresa.

Considerai, per la prima volta, la possibilità della traversata ae-

rea New-York – Parigi, mentre mi trovavo, una notte, in servizio

su un aeroplano postale, in sul finire del 1926. 

 

ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

Parecchie cose attirarono, allora, la mia attenzione.

La principale fra queste fu che, con un moderno motore radiale

a raffreddamento ad aria e di costruzione alleggerita, non solo

sarebbe stato possibile raggiungere Parigi, ma, in condizioni

normali, si sarebbe anche potuto atterrare con una grande riser-

va di benzina, conservando, in pari tempo, un elevato coefficien-

te di sicurezza durante l’intero viaggio.

Pensai, allora, che a Saint-Louis vi era un certo numero di uomi-

ni politici coraggiosi, sufficientemente interessati all’aviazione

per finanziare un simile progetto, tanto che, nello stesso dicembre

1926, feci una gita a New-York per ottenere informazioni concer-

nenti gli aeroplani, i motori, e tutti gli altri dettagli relativi all’

impresa.

 

ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

Vi è sempre un certo numero di problemi connessi a qualsiasi

volo d’importanza e che devono essere decisi immediatamente,

fra cui i più notevoli sono: il tipo d’aeroplano da scegliere e il

numero di motori che devono essere adoperati. Un monoplano,

inoltre, per quanto questo tipo d’apparecchio sia entrato solo di

recente in uso generale negli Stati Uniti, presenta un’efficienza

molto maggiore di un biplano, per certi vantaggi dovuti alla

mancanza d’interferenza tra le ali, il che permette di trasportare

un peso maggiore per ogni piede quadrato di superficie dispo-

nibile, a una più alta velocità. 

 

ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

…Dopo un accurato esame, stabilii che un monoplano a un sol

motore era il tipo più adatto per il mio progetto di volo a lunga

distanza e, dopo due altre mie gite a New-York e parecchie confe-

renze a Saint-Louis, veniva ordinato alla società Ryan dei Servizi

Aerei di San Diego di California, il 7 febbraio 1927, la costruzione

di un velivolo munito di un motore radiale a raffreddamento ad

aria tipo Wright Whirlwind, a cinque cilindri, dalla forza di 200

cavalli, nonché dei relativi strumenti di rotta che includevano,

fra l’altro una bussola a induzione terrestre.

L’itinerario da New-York a Parigi risultò come un gran cerchio

lungo il quale dovevo mutar di rotta ad ogni 100 miglia, cioè,

approssimativamente, ad ogni ora…

(Charles A. Lindbergh, New-York – Parigi) 

 

 

 

ma se ben ricordo vi era anche un uomo che pensava solo al volo

 

E UNA DONNA VOGLIO OGGI SALUTARE PERCHE’ LA MIA ANIMA UN GIORNO FECE VOLARE

 

e una donna voglio oggi salutare perché la mia anima un giorno f


Precedente capitolo:

cosi-il-viaggio-possono-continuare-in-compagnia-del-letame.html

Prosegue in:

anche-se-madonna-non-era-in-grembo-pur-sempre-la-sua-parola1.html

Foto del blog:

pietroautier.fotoblog.it

Libri, appunti, dialoghi…

imieilibri.myblog.it


 

e una donna voglio oggi salutare perché la mia anima un giorno f




anime-8.html





                                 

e una donna voglio oggi salutare perché la mia anima un giorno f

 

AGLI ALTRI DEDICO QUESTA CANZONE BUONA PER TUTTE LE ORE

Precedente capitolo:

anche-se-c-e-un-passeggero-che-puzza-come-un-negro.html

Prosegue in:

cosi-il-viaggio-possono-continuare-in-compagnia-del-letame.html

Foto del blog:

ma-il-viaggio-sulle-rotaie-continua.html

Libri, appunti, dialoghi…

imieilibri.myblog.it 

 

voi fascisti

 

 


Ve lo devo dire, fascisti

E ne rimmarete sorpresi

La gente di questa terra

Si sta organizzando

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere.

 

Il vostro odio razzista non ci fermerà

E lo sappiamo bene

Le vostre tasse per votare i vostri ‘stupido negro’

La vostra avidità devono sparire

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere.

 

Voi fascisti tutti quanti siete destinati a perdere

Lo ripeto, voi fascisti tutti quanti siete destinati a perdere

Sissignore, voi fascisti siete tutti quanti destinati a perdere

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere! 

 

Gente di tutte le razze

Sta marciando fianco a fianco

E marciamo attraverso quei campi

Dove un milione di fascisti morirà

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere!

 

Anch’io andrò in battaglia

E prenderò con me il fucile della libertà

Faremo finire questo mondo di schiavitù

Be prima di vincere questa battaglia

Siete destinati a perdere

Voi fascisti siete destinati a perdere!

(Woody Guthrie)



 

 

voi fascisti

 

MA IL VIAGGIO SULLE ROTAIE…CONTINUA

 ma il viaggio sulle rotaie continua

 

Precedente capitolo:

e-una-che-ha-smesso-di-contare.html

Prosegue in:

anche-se-c-e-un-passeggero-che-puzza-come-un-negro.html

Foto del blog:

ma-il-viaggio-sulle-rotaie-continua.html

Libri, appunti, dialoghi…

imieilibri.myblog.it

 

ma il viaggio sulle rotaie continua

 

 

 

…Il treno arrivò a El Centro..

Si fermò, sudato e ansimante, a riempirsi la pancia, e i clande-

stini saltarono a terra per fare due passi e sgranchirsi le gambe.

Scwartz, quello bullo, del sacchetto di tabacco, sbucò mugnando

imprecando, e urlando.

– Cristo! Di tutto il treno mi è toccato stare tutta la notte in quel 

buco lercio!

disse scavalcandomi per scendere a terra.

– Ma se è il vagone migliore!

E avevo ragione.

– Ragazzo, per me è il peggiore!

Il quarto del nostro gruppo strisciò fuori e si lasciò cadere sul

marciapiede della stazione. Per tutto il viaggio non aveva detto

il nome. Era uno di quelli che sorridono sempre, anche quando

camminano per conto loro.

Ci raggiunse e, sentendo Schwartz che continuava a lamentarsi

del cesso di posto su cui viaggiava, disse in tono cordiale:

– Erano giorni che non mi capitava un vagone così comodo!

– Comodo un cazzo!

saltò su Schwartz, guardandolo in faccia con tono di sfida.

Il tizio abbassò lo sguardo fino a terra, aspettando il seguito.

Allora quello continuò a brutto muso:

– Può anche darsi che scorra bene, ma c’è una puzza fottuta.

Mi capisci?

– Puzza?

L’uomo lo guardò con aria interrogativa-

– Già, ho detto proprio puzza!

Schawartz fece scivolare la mano in tasca. E’ una cosa molto

brutta, tra estranei, parlare con quel tono mettendosi poi le

mani in tasca.

– Non avere paura, straniero, non ho mica un coltello a ser-

ramanico!

aggiunse Schwartz.

L’altro continuò a guardare per terra e a sorridere, poi disse:

– Sta’ a sentire amico, a me non farebbe paura nemmeno un

treno di tipi come te, anche se avessero un coltello in ogni

tasca e due coltelli per ogni mano.

– Vuoi fare il duro, eh?

Scwartz lo guardò più torvo che mai.

– Non è che io sia particolarmente duro, ma non ho l’abitudine

di farmi mettere paura da quelli come te,

e si piantò un po’ più saldo sui piedi.

Aveva tutta l’aria di prepararsi un bella scazzottata.

Scwartz lanciò un’occhiata in giro, guardò in alto e poi la strada

ferrata.

– Scommetto un dollaro che la maggior parte di quelli che stan-

no su quel treno la pensano come me, sul fatto di viaggiare nel-

lo steso buco con un fottuto negro!

Il ragazzo negro si diresse verso Schwartz.

L’uomo che sorrideva si mise tra i due.

Il negro disse:

– Non ho bisogno di nessuno che mi difenda, so farlo da solo.

E non permetto a nessuno di chiamarmi….

– Non ti scaldare, Giramondo, non ti scaldare,

disse l’uomo che sorrideva.

– Questo signore sta soltanto cercando rogna. Gli piace dar fiato

ai denti, non lo vedi è un bulletto….

Presi per un braccio il ragazzo negro e ce ne andammo a scam-

biare due chiacchiere.

– Nessun altro la pensa come quello stronzo, non lo vedi…è un

sacco pieno di merda… Che se ne vada pure all’inferno a cercarsi

un altro vagone. Anche lì, lo sbatteranno fuori da tutti i buchi

sta’ pur certo. Quando ci vuole ci vuole…

– Già, proprio così,

disse Giramondo.

Liberò il braccio dalla mia presa e si aggiuntò il maglione.

Ci voltammo a guardare Scwartz…è vero… è proprio un sacco

pieno di merda.

Però lo sentivamo ancora gridare:

– Vattene al diavolo! Qui la gente come voi due non la volia-

mo…

(Woody Guthrie, Questa terra è la mia terra)

 

 

 

ma il viaggio sulle rotaie continua

   

FOLLE & FOLLIA (il battaglione di Polizia 101)

 folle & follia

 

Precedente capitolo:

folle-moralita-e-ragionamenti.html

Prosegue in:

folle-follia-2.html

Foto del blog:

folle-follia.html

Libri, appunti, dialoghi…

imieilibri.myblog.it 

 

folle & follia

 

 

 

Il 20 giugno 1942 il Battaglione di Polizia 101 ricevette l’ordine

di partenza per il terzo turno di servizio in Polonia; partirono

11 ufficiali, 5 amministrativi e 486 soldati.

Percorsero in camion più di 700 chilometri, arrivando qualche

giorno dopo a Bilgoraj, una città a sud di Lublino. Agli uomini

non era stato ancora comunicato che sarebbero stati ben presto

impiegati in attività genocide, ma forse qualcuno, soprattutto

tra gli ufficiali, cominciava a sospettare ciò che lo attendeva.

Dopotutto, il battaglione aveva già scortato alla morte gli ebrei

di Amburgo; gli ufficiali durante il secondo turno in Polonia,

avevano partecipato in prima linea all’applicazione della poli-

tica antiebraica dell’epoca; e molti, se non la maggioranza, era-

no certo al corrente degli eccidi di ebrei compiuti in Unione So-

vietica e in Polonia dai loro camerati. 

Il comandante, il maggiore Trapp, ricevette il primo ordine di

eccidio con scarso preavviso rispetto alla data designata per l’

operazione. Il giorno prima convocò gli ufficiali a rapporto e

comunicò loro gli ordini, possiamo presumere che i comandan-

ti di compagnia non dovessero informarne anticipatamente i

soldati, ma evidentemente, non tutti seppero tacere.

 

folle & follia

 

(…..) A gruppi, i tedeschi trasferirono gli ebrei in camion dalla

piazza ai boschi nei dintorni di Jozefow, dove i poliziotti di

scorta ordinarono di saltare giù, e naturalmente, date le circos-

tanze, diedero loro una mano a fare presto. Era il loro primo

eccidio, ma stando alla testimonianza di questo assassino per

gli uomini del Battaglione 101 era già una cosa ‘naturale’ pic-

chiare gli ebrei.

Tanto naturale che il testimone ne fa cenno di sfuggita, non

considerando la cosa degna di attenzione o approfondimento.

Intorno a mezzogiorno agli uomini della I Compagnia, inizial-

mente gli unici assegnati alle fucilazioni, si aggiunsero elementi

della II, perché il maggiore Trapp prevedeva che altrimenti non

si sarebbe riusciti a portare a termine il massacro entro la sera.

L’aspetto materiale dell’eccidio finì quindi per essere condiviso

da un numero maggiore di uomini di quanto il maggiore avesse

progettato. 

Le modalità precise del trasporto e delle esecuzioni furono lieve-

mente diverse da un’unità all’altra, e si modificarono nel corso del

la giornata. Per rimanere alla I Compagnia, i suoi plotoni si erano

divisi in squadre di circa otto uomini.

 

folle & follia

 

All’inizio la procedura seguiva più o meno questo iter:

la squadra si avvicinava a un gruppo di ebrei appena arrivati, all’

interno del quale ogni tedesco sciglieva la sua vittima – un uomo,

una donna, una bambina. Ebrei e tedeschi si avviavano poi insie-

me, in due file parallele in modo che ogni assassino marciasse al

passo con la sua vittima, fino a una radura, dove prendevano po-

sizione e attendevano dal caposquadra l’ordine di far fuoco.

La passeggiata nel bosco offriva a ognuno di quegli uomini un’

occasione di riflessione; camminando a fianco delle loro vittime,

essi potevano confrontare la figura umana accanto a loro con le

proiezioni della propria mente.

 

folle & follia

 

Qualcuno, naturalmante, aveva al fianco un bambino. E’ estrama-

mente probabile che a suo tempo, in Germania, questi stessi uomi-

ni avessero fatto passeggiate nei boschi con i propri figli, che cor-

revano accanto a loro pieni di allegria e curiosità.

Con quali pensieri, quali emozioni, potevano ora marciare, sbir-

ciando di continuo accanto a loro la figura, diciamo, di una ra-

gazzina di otto-dieci anni, che a un occhio non velato dall’ideo-

logia sarebbe apparsa identica a qualsiasi altra ragazzina?

Oppure vedevano soltanto un’ebrea, giovane certo, ma comun-

que un’ebrea?

Si chiedevano forse, increduli, con quale giustificazione si appres-

tavano a farle saltare le cervella? 

O invece consideravano ragionevole quell’ordine, per la necessità

di stroncare anche sul nascere la minaccia ebraica?

Dopo tutto, quella bambina ebrea sarebbe diventata una madre 

di ebrei.

L’eccidio vero e proprio fu raccapricciante.

 

folle & follia

 

Dopo la passeggiata nel bosco, ogni tedesco puntava il fucile alla

nuca di quello stesso volto, ora rivolto verso terra, che fino a un

attimo prima aveva camminato al suo fianco; poi schiacciava il

grilletto e rimaneva a guardare gli ultimi spasmi della vittima,

a volte una ragazzina, finché rimaneva immobile.

Occorreva restare impassibili di fronte alle grida, alle donne che

piangevano, ai bambini che strillavano. Sparando quasi a brucia-

pelo, capitava spesso che i tedeschi si insozzassero di materia

organica umana.

Il colpo di grazia raggiunse il cranio con tanta forza da strappare

via tutta la calotta posteriore, schizzando il tiratore di sangue,

schegge d’ossa e materiale cerebrale. Il sergente Anton Bentheim 

riferisce che non si trattò di un episodio isolato, ma di una condi-

zione generale:

I boia erano spaventosamente coperti di sangue, materia cerebrale e schegge

d’ossa, che si attaccavano alle divise.

Nonostante l’esperienza visceralmente ributtante, sufficiente a tur-

bare anche il carnefice più incallito, questi neofiti del macello ritor-

navano a prendere nuove vittime, altre ragazzine, per l’ennesima

passeggiata nel bosco.

Per ogni nuovo gruppo cercavano una nuova radura.

(D. J. Goldhagen, I volonterosi carnefici di Hitler)

 

 

 

folle & follia

      

SIMMETRIE SPAZIO TEMPORALI (salti quantistici negli inganni della storia)

 simmetrie spazio temporali

 

Precedente capitolo:

lettere-p-h-come-paul-harteck.html

Prosegue in:

l-inglese-detto-7.html

Foto del blog:

simmetrie-spazio-temporali.html

Appunti, disegni, dialoghi in:

imieilibri.myblog.it 

 

simmetrie spazio temporali

 

 

 

Quando Bull arriva a Baghdad, all’inizio dell’88, la priorità

di Hussein Kamil sono i pezzi d’artiglieria.

Il progetto dei Supercannone nasce così, come se Gerald Bull

e Saddam Hussein si fossero dati appuntamento col destino.

Bull affida immediatamente a Christopher Cowley, un inge-

gnere metallurgico inglese, il compito di disegnare il Super-

cannone. Il progetto è talmente segreto che neppure i suoi

figli, Stephen e Michel, vengono messi al corrente.

 

simmetrie spazio temporali

 

La segretaria di Bull, Monique Jaminé, viene incaricata di

andare ogni mese in Lussemburgo a prelevare i fondi ira-

cheni.

Il 30 aprile Cowley e i suoi aiutanti hanno finito un disegno

preliminare del Supercannone a tempo di record. In effetti

non si può definirlo un cannone, visto che non si può puntare

e nemmeno spostare: l’ordigno deve avere una canna lunga

156 metri (una volta e mezzo il grattacielo Pirelli), divisa in

26 sezioni tenute insieme da massiccie flange; il peso della

sola canna deve essere di 1665 tonnellate; la culatta uno spes-

sore di 30 centimetri, fusa in un acciaio capace di sostenere

una pressione di 70.000 psi.

 

simmetrie spazio temporali

 

Non assomiglia neppure a quel pezzo d’artiglieria tedesco

che nel 1917 aveva bombardato Parigi da oltre 100 chilometri

di distanza e sul quale Bull aveva scritto un libro.

Somiglia piuttosto al cannone descritto da Jules Verne nel

romanzo ‘Dalla terra alla luna’.

Agli iracheni comunque piace, e il 25 maggio Cowley va a Bagh-

dad per incontrarsi con Shabib Azzawi, il responsabile iracheno

del progetto. Ci sono naturalmente mille problemi da risolvere,

a cominciare dall’esplosivo necessario per farlo funzionare: non

esiste nulla di adatto in commercio, e la miscela deve essere pro-

dotta su misura. 

Azzawi e Cowley si mettono a discutere del finanziamento e l’

ingegnere sottolinea che le banche inglesi non accettano più let-

tee di credito della Rafidain.

 

simmetrie spazio temporali

 

Quando escono dal tavolo da disegno, i progetti industriali non

possono più restare segreti: occorrono fornitori, licenze, autoriz-

zazioni, documenti doganali, trasportatori.

Il 17 giugno Cowley e Azzawi si incontrano in Inghilterra con i

rappresentanti della ‘Forgemasters’, la ditta inglese selezionata

da Cowley per produrre i tubi d’acciaio che compongono il

Supercannone. 

Wright, il presidente della Forgemasters, non solo telefona al

ministero del Commercio estero inglese per discutere del contrat-

to e riceverne l’approvazione, ma invia anche i disegni del Super-

 

simmetrie spazio temporali

 

cannone. Al ministero li approvano come tubature per oleodotti.

Tutto sembra procedere per il meglio.

Nel dicembre 1988 i progetti per il Supercannone da 1000 millimetri

di Gerard Bull sono ormai avanzati e occorre risolvere il problema

della carica esplosiva.

Ma di nuovo gli iracheni assicurano che per tale scopo e fine il finan-

ziamento è disponibile ad Atlanta.

Parte dell’impresa è già nelle mani della Bnl, a Roma, dove il 17

dicembre il comitato esecutivo della banca delibera l’apertura di

un fido di 31 miliardi di lire a favore di una nota società metallur-

gica italiana …per la fornitura di pezzi di acciaio fucinato a un ente

di stato iracheno.

I pezzi fucinati sono in realtà i pezzi del Supercannone disegnati

da Cowley.

Quella fabbricata in Italia è la culatta del cannone da 1000 mm,

mentre la canna viene fabbricata dalla ditta Walter Somers e Forge-

masters in Inghilterra.

(Sembra non esserci innocenti in questa guerra…, e per i suoi eterni

affari…

(F. Tonello, Progetto Babilonia)

 

 

 

simmetrie spazio temporali

  

LANGER ALZA IL SIPARIO

 langer alza il sipario

 

Precedente capitolo:

dallo-sguardo-di-uno-spettatore.html

Prosegue in:

lettere-p-h-come-paul-harteck.html

Foto del blog:

langer-alza-il-sipario.html

Libri, appunti, pensieri, …dialoghi:

imieilibri.myblog.it

 

langer alza il sipario

 

 

 

Nel 1938, le intercettazioni e decifrazioni da parte dei polacchi

avevano raggiunto un livello record; ma all’inizio del 39, i nuovi

scambiatori e i cavetti in più ridussero drasticamente la raccolta

di ‘intelligence’.

Rejewski, che negli anni precedenti aveva fatto compiere enormi

progressi alla crittoanalisi, era disorientato.

Aveva dimostrato che ‘Enigma’ non era inviolabile, ma senza ri-

sorse necessarie a controllare tutte le combinazioni degli scam-

biatori non poteva scoprire la chiave giornaliera.

 

langer alza il sipario

 

Per questo le decifrazioni avevano subito una battuta d’arresto.

In circostanze così disperate, è probabile che Langer avrebbe fi-

nito col tirar fuori dal cassetto i cifrari di Schmidt – se li avesse

avuti.

Poco prima della distribuzione dei nuovi scambiatori, Asche

aveva interrotto i contatti con Rex. Per sette anni aveva fornito

cifrari che le innovazioni di Rejewski rendevano superflui; ora

che i polacchi ne avevano un disperato bisogno, egli cessava

le forniture.

 

langer alza il sipario

 

La ritrovata inviolabilità del sistema di cifratura tedesco fu un

duro colpo per i polacchi, perché ‘Enigma’ era ben più di un

mezzo di comunicazione: era uno dei capisaldi della strategia

hitleriana della ‘guerra lampo’.

L’essenza di tale strategia consisteva in una serie di attacchi

massicci e perfettamente coordinati fra divisioni corrazzate,

reparti di fanteria e artiglieria. Inoltre, le forze di terra si va-

levano dell’appoggio dell’aviazione, i famigerati bombardie-

ri Stukas. In tale contesto, il ruolo cruciale della comunicazio-

ne e della loro sicurezza si comprende facilmente.

 

langer alza il sipario

 

Lo spirito della guerra lampo era ‘rapidità nell’attaccare, ra-

pidità nel comunicare’.

Con ogni possibilità, non poter decifrare ‘Enigma’ significava

per Varsavia non poter reggere all’offensiva lampo dei tedes-

chi, la quale, come tutto faceva pensare, era ormai questione

di mesi.

Dopo aver invaso i Sudeti, il 27 aprile del 39 aveva annunciato

di recedere dal trattato di non aggressione con la Polonia, e au-

mentato la violenza delle sue invettive anti-polacchi.

Su un punto le idee di Lager erano chiare: se il paese fosse sta-

to invaso, i successi crittoanalitici del suo ufficio, dei quali per

il momento aveva tenuto all’oscuro gli Alleati, non dovevano

andare perduti.

A quanto pareva, le scoperte di Rejewski non sarebbero state 

di aiuto alla Polonia; ma l’Inghilterra e la Francia, con le loro

superiori risorse, sarebbero forse riuscite a ricavare dalle sue

‘bombe’ uno strumento crittografico capace di mutare il corso

della guerra. 

 

langer alza il sipario

 

Il 30 giugno, il maggiore Langer telegrafò ai colleghi francesi

e britannici, invitandoli a Varsavia per discutere alcune ques-

tioni urgenti su ‘Enigma’. Il 24 luglio gli invitati raggiunsero 

il quartier generale del Biuro, non sapendo bene cosa aspet-

tarsi. Langer li condusse in una stanza in cui si trovava un

oggetto celato da un panno nero, che fu sollevato con gesto

teatrale, rivelando una delle bombe di Rejewski….

(S. Singh, Codici & Segreti)


 

 

langer alza il sipario