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Libri, appunti, dialoghi…
…Il treno arrivò a El Centro..
Si fermò, sudato e ansimante, a riempirsi la pancia, e i clande-
stini saltarono a terra per fare due passi e sgranchirsi le gambe.
Scwartz, quello bullo, del sacchetto di tabacco, sbucò mugnando
imprecando, e urlando.
– Cristo! Di tutto il treno mi è toccato stare tutta la notte in quel
buco lercio!
disse scavalcandomi per scendere a terra.
– Ma se è il vagone migliore!
E avevo ragione.
– Ragazzo, per me è il peggiore!
Il quarto del nostro gruppo strisciò fuori e si lasciò cadere sul
marciapiede della stazione. Per tutto il viaggio non aveva detto
il nome. Era uno di quelli che sorridono sempre, anche quando
camminano per conto loro.
Ci raggiunse e, sentendo Schwartz che continuava a lamentarsi
del cesso di posto su cui viaggiava, disse in tono cordiale:
– Erano giorni che non mi capitava un vagone così comodo!
– Comodo un cazzo!
saltò su Schwartz, guardandolo in faccia con tono di sfida.
Il tizio abbassò lo sguardo fino a terra, aspettando il seguito.
Allora quello continuò a brutto muso:
– Può anche darsi che scorra bene, ma c’è una puzza fottuta.
Mi capisci?
– Puzza?
L’uomo lo guardò con aria interrogativa-
– Già, ho detto proprio puzza!
Schawartz fece scivolare la mano in tasca. E’ una cosa molto
brutta, tra estranei, parlare con quel tono mettendosi poi le
mani in tasca.
– Non avere paura, straniero, non ho mica un coltello a ser-
ramanico!
aggiunse Schwartz.
L’altro continuò a guardare per terra e a sorridere, poi disse:
– Sta’ a sentire amico, a me non farebbe paura nemmeno un
treno di tipi come te, anche se avessero un coltello in ogni
tasca e due coltelli per ogni mano.
– Vuoi fare il duro, eh?
Scwartz lo guardò più torvo che mai.
– Non è che io sia particolarmente duro, ma non ho l’abitudine
di farmi mettere paura da quelli come te,
e si piantò un po’ più saldo sui piedi.
Aveva tutta l’aria di prepararsi un bella scazzottata.
Scwartz lanciò un’occhiata in giro, guardò in alto e poi la strada
ferrata.
– Scommetto un dollaro che la maggior parte di quelli che stan-
no su quel treno la pensano come me, sul fatto di viaggiare nel-
lo steso buco con un fottuto negro!
Il ragazzo negro si diresse verso Schwartz.
L’uomo che sorrideva si mise tra i due.
Il negro disse:
– Non ho bisogno di nessuno che mi difenda, so farlo da solo.
E non permetto a nessuno di chiamarmi….
– Non ti scaldare, Giramondo, non ti scaldare,
disse l’uomo che sorrideva.
– Questo signore sta soltanto cercando rogna. Gli piace dar fiato
ai denti, non lo vedi è un bulletto….
Presi per un braccio il ragazzo negro e ce ne andammo a scam-
biare due chiacchiere.
– Nessun altro la pensa come quello stronzo, non lo vedi…è un
sacco pieno di merda… Che se ne vada pure all’inferno a cercarsi
un altro vagone. Anche lì, lo sbatteranno fuori da tutti i buchi
sta’ pur certo. Quando ci vuole ci vuole…
– Già, proprio così,
disse Giramondo.
Liberò il braccio dalla mia presa e si aggiuntò il maglione.
Ci voltammo a guardare Scwartz…è vero… è proprio un sacco
pieno di merda.
Però lo sentivamo ancora gridare:
– Vattene al diavolo! Qui la gente come voi due non la volia-
mo…
(Woody Guthrie, Questa terra è la mia terra)