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Da quando esistono gli orologi, non si è mai sopito il sospetto che
dietro le arti di Gerberto e di Alberto Magno si celasse la magia nera.
Lo stesso motivo si manifesta ancora nello straordinario timore nei
confronti degli androidi di cui è intessuta l’opera di E.T.A. Hoffmann.
Anche E. A. Poe, uno dei primi che abbiano sollevato il sipario,
torna continuamente sul tema del pendolo e dell’orologio, tanto nei
racconti dell’orrore quanto in quelli grotteschi, comunque sempre in
rapporto a eventi funesti.
In effetti qui incombe sull’uomo occidentale, come una minaccia, il
lato negativo della sua libertà, l’altra faccia del suo potere di
soggiogare lo spazio e il tempo: uno dei grandi temi del mito e
dell’arte.
La minaccia esterna per mano di un potere dispotico rappresenta
solo un pallido riflesso della costrizione che egli stesso ha creato.
Si tratta di minacce che risuonano da lontano, come un’eco.
In questo risiede la sua dimensione tragica: nella conquista di spazi
nei quali i processi diventano meccanici.
Lì il tempo meccanico, il ‘tempus mortum’, dalla sua posizione
servile assurge al ruolo di dominatore.
Questo è il rovescio della ricerca che viene spinta ‘fino alle stelle’.
Il meccanismo dell’orologio estende i suoi effetti fin dal profondo
della sfera umana. La perdita di libertà prodotta dall’automatismo
provoca quella migrazione dai territori di frontiera zoologici e
demoniaci che, sebbene annunciata da profeti solitari, suscita
tuttavia terrore per il suo improvviso manifestarsi.
Rientra in quest’ambito l’angosciante trasfigurazione di strumenti
familiari nello stile di Hieronymus Bosch e il mondo di lemuri
dei suoi mostruosi esseri ibridi, animati di vita automatica.
Il ponte del Titanic, uno dei grandi, lussuosi automi di inizio
secolo, si tramuta in un’immagine di terrore.
L’invenzione dell’aeroplano, inizialmente salutata come un nuovo
trionfo dello spirito sulla forza di gravità e come la realizzazione
di un antico sogno dell’uomo, apre per le città un’epoca di
devastazioni.
E così accade ogni volta che viene inventata una grande o piccola
ruota. Nessuna meraviglia che la tecnica susciti un sordo, crescente
disagio e che si desideri arrestarne il corso, vuoi bloccando le
sue singole applicazioni particolarmente pericolose, vuoi su
tutta la linea.
Altri vorrebbero utilizzare solo il lato solare della tecnica.
Con la stessa diffidenza il selvaggio accosta l’orecchio all’orologio
da tasca. Se pensa che vi sia nascosto un demone, forse non ha
torto. Ma se lo fracassa contro un pietra avrà distrutto solo un
simbolo.
Il demone non occupa un luogo visibile.
Il lato terrificante della tecnica promana da altre sfere, rispetto alle
quali le macchine hanno lo stesso rapporto del sintomo con la
malattia. Queste sfere non esercitano il loro influsso solo sulla
tecnica, ma su tutti gli altri ambiti. Se fosse dunque possibile
arrestare qua e là un ingranaggio, per esempio la costruzione
delle bombe atomiche, il terrore eromperebbe da altre parti del
meccanismo.
Con il terrore lineare del tempo, è rimasto il disagio con cui da
sempre si guarda al mondo degli incubi come un dominio di
esclusiva pertinenza satanica. Perché però difettano i concetti
teologici, si dà corso a curiose discussioni giuridiche, biologiche
e sociologiche, per ciò che concerne ad esempio la fecondazione
artificiale.
Tutto questo per mostrare che non è così facile fermare l’automatismo
come comunemente si ritiene. Il suo asse poggia là dove non gira
più nessuna ruota.
L’automatismo è oggi la potenza universale, la tecnica è la lingua
universale.
Non la si domina con i provincialismi.
L’uomo deve invece elevarsi al di sopra della propria condizione
per raggiungere, attraverso la libera, spontanea forza dello spirito,
una sfera universale, ove potrà abbracciare con lo sguardo l’intero
processo in tutta la sua ampiezza e imponenza; solo allora potrà
ricondurlo sotto il proprio controllo e sul binario desiderato.
Questa altezza non può essere raggiunta indietreggiando, ma
solo avanzando e al prezzo di sacrifici, ed esclusivamente
da parte di coloro che hanno a cuore le leggi di un nuovo
tempo del mondo.
(Ernst Junger, Il libro dell’orologio a polvere)