LA MINACCIA DEL TEMPO

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la minaccia del tempo

 






Da quando esistono gli orologi, non si è mai sopito il sospetto che

dietro le arti di Gerberto e di Alberto Magno si celasse la magia nera.

Lo stesso motivo si manifesta ancora nello straordinario timore nei

confronti degli androidi di cui è intessuta l’opera di E.T.A. Hoffmann.

Anche E. A. Poe, uno dei primi che abbiano sollevato il sipario,

torna continuamente sul tema del pendolo e dell’orologio, tanto nei

racconti dell’orrore quanto in quelli grotteschi, comunque sempre in

rapporto a eventi funesti. 

 

la minaccia del tempo


In effetti qui incombe sull’uomo occidentale, come una minaccia, il

lato negativo della sua libertà, l’altra faccia del suo potere di

soggiogare lo spazio e il tempo: uno dei grandi temi del mito e

dell’arte.

La minaccia esterna per mano di un potere dispotico rappresenta

solo un pallido riflesso della costrizione che egli stesso ha creato.

Si tratta di minacce che risuonano da lontano, come un’eco.

In questo risiede la sua dimensione tragica: nella conquista di spazi

nei quali i processi diventano meccanici.

Lì il tempo meccanico, il ‘tempus mortum’, dalla sua posizione

servile assurge al ruolo di dominatore.

Questo è il rovescio della ricerca che viene spinta ‘fino alle stelle’.

Il meccanismo dell’orologio estende i suoi effetti fin dal profondo

della sfera umana. La perdita di libertà prodotta dall’automatismo

provoca quella migrazione dai territori di frontiera zoologici e

demoniaci che, sebbene annunciata da profeti solitari, suscita

tuttavia terrore per il suo improvviso manifestarsi.  

 

la minaccia del tempo


Rientra in quest’ambito l’angosciante trasfigurazione di strumenti

familiari nello stile di Hieronymus Bosch e il mondo di lemuri

dei suoi mostruosi esseri ibridi, animati di vita automatica.

Il ponte del Titanic, uno dei grandi, lussuosi automi di inizio

secolo, si tramuta in un’immagine di terrore.

L’invenzione dell’aeroplano, inizialmente salutata come un nuovo

trionfo dello spirito sulla forza di gravità e come la realizzazione

di un antico sogno dell’uomo, apre per le città un’epoca di

devastazioni.

E così accade ogni volta che viene inventata una grande o piccola

ruota. Nessuna meraviglia che la tecnica susciti un sordo, crescente

disagio e che si desideri arrestarne il corso, vuoi bloccando le

sue singole applicazioni particolarmente pericolose, vuoi su

tutta la linea.

 

la minaccia del tempo


Altri vorrebbero utilizzare solo il lato solare della tecnica.

Con la stessa diffidenza il selvaggio accosta l’orecchio all’orologio

da tasca. Se pensa che vi sia nascosto un demone, forse non ha

torto. Ma se lo fracassa contro un pietra avrà distrutto solo un

simbolo.

Il demone non occupa un luogo visibile.

Il lato terrificante della tecnica promana da altre sfere, rispetto alle

quali le macchine hanno lo stesso rapporto del sintomo con la

malattia. Queste sfere non esercitano il loro influsso solo sulla

tecnica, ma su tutti gli altri ambiti. Se fosse dunque possibile 

arrestare qua e là un ingranaggio, per esempio la costruzione 

delle bombe atomiche, il terrore eromperebbe da altre parti del

meccanismo. 

 

la minaccia del tempo


Con il terrore lineare del tempo, è rimasto il disagio con cui da

sempre si guarda al mondo degli incubi come un dominio di

esclusiva pertinenza satanica. Perché però difettano i concetti

teologici, si dà corso a curiose discussioni giuridiche, biologiche

e sociologiche, per ciò che concerne ad esempio la fecondazione

artificiale.

Tutto questo per mostrare che non è così facile fermare l’automatismo

come comunemente si ritiene. Il suo asse poggia là dove non gira

più nessuna ruota. 

L’automatismo è oggi la potenza universale, la tecnica è la lingua

universale.

Non la si domina con i provincialismi.

L’uomo deve invece elevarsi al di sopra della propria condizione

per raggiungere, attraverso la libera, spontanea forza dello spirito,

una sfera universale, ove potrà abbracciare con lo sguardo l’intero

processo in tutta la sua ampiezza e imponenza; solo allora potrà

ricondurlo sotto il proprio controllo e sul binario desiderato.

Questa altezza non può essere raggiunta indietreggiando, ma 

solo avanzando e al prezzo di sacrifici, ed esclusivamente

da parte di coloro che hanno a cuore le leggi di un nuovo

tempo del mondo. 

(Ernst Junger, Il libro dell’orologio a polvere)


 

 

 

la minaccia del tempo

  

CON IL FREDDO E LA NEVE PARLARE

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tagikistan2.jpg

 






Sin dalle più remote fasi della storia dell’umanità, grotte e

caverne hanno fornito agli uomini riparo e protezione.

Innumerevoli in tutto il mondo sono infatti i casi di grotte

al cui interno sono state rinvenute tracce di antiche frequen-

tazioni, ceneri di focolari, resti di abitazioni, strumenti litici

ecc…


cave4.jpg


In altri casi, le grotte costituirono invece trappole mortali o

divennero ingloriosi ‘raccoglitori’ di resti umani: è il caso

delle grotte di Sterkfontein (Sudafrica), dove oggi i paleon-

tologi rinvengono numerosi fossili di australopiteci, o di

Altamura, la grotta che conserva il più completo scheletro

fossile oggi conosciuto di un nostro progenitore.

E’ evidente però che da sempre l’uomo ha visto nella grotta

qualcosa di più che un semplice riparo o un pericolo; con il

suo addentrarsi nell’oscuro ventre della terra, la grotta è sem-

pre stata percepita come una sorta di ‘accesso all’altro mondo’,

un luogo dove era possibile entrare in contatto con la sfera del

sovrannaturale.

Ne sono la prova grotte come Altamira, Lascaux, Chauvet o

Cosquer, dove gli artisti paleolitici hanno lasciato splendide

testimonianze artistiche che ci narrano di come nelle grotte si

svolgessero rituali di rito sciamanico.

Da allora, in ogni tempo e a ogni latitudine, le grotte divenne-

ro santuari e luoghi sacri, spesso legati alle divinità ctonie, del-

la fertilità e dell’acqua.

La prime che visitiamo sono le grotte di Baisun Tau.


mappaUzbekistan.jpg


In questo lembo del Pamir-Alaj, l’orogenesi alpino-himalayana ha

prodotto ampie monoclinali che si svilupponano per oltre 40 Km

in direzione nord-est/sud-ovest, formando dorsali parallele alte

quasi 4000 m., costituite da calcari giurassici con copertura di ges-

si e arenarie rosse.

E’ un’area carsica d’alta quota, con risorgenze basali poste a circa

1500 m., che potrebbe contenere la più profonda grotta della terra.


cave3.jpg


Ulugh Beg e Festivalnaja, nel massiccio di Hodja Gur Atà, sono

rispettivamente il più alto ingresso del mondo e il più alto siste-

ma carsico dell’area, e ancora Boj Bulok, nel massiccio di Chul

Bair, è l’undicesimo abisso del mondo per profondità.


cave1.jpg


POSIZIONE:

Baisun Tau è una regione montagnosa, al confine con il Tagikistan,

nel bacino dell’Amu Darja, affluente del lago d’Aral.


cave2.jpg


DIMENSIONI:

Ulugh Beg (ingresso 3750 m., sviluppo spaziale 1500 m., dislivello –

240 m.).

Festivalnaja (quota 3500 m., sviluppo 12.700 m., dislivello – 628 m.).

Boj Bulok (quota 2900 m., sviluppo 14.270 m., dislivello 1415 m.)





 

cave6.jpg

 

SE BEN RICORDO C’ERA UN ALTRO UOMO DA OSANNARE

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se ben ricordo c'era un altro uomo da osannare

 

 

 

 

 

 

L’oratore era così convincente sul podio, che la maggioranza

degli ascoltatori si sentiva disposta ad accettare per vera qual-

siasi apologia di quell’uomo, o quasi poiché non chiedeva di

meglio che potergli credere fino in fondo.

Gli uffici della propaganda nazista non tardarono a cogliere l’

occasione per approfittarne largamente.

Hitler stesso aveva fornito la piattaforma più adatta alle fanta-

siose costruzioni della propaganda. Fin dai primissimi tempi

della sua carriera politica s’era costantemente guardato dal di-

vulgare qualsiasi particolare sulla sua vita privata passata o 

presente.

 

se ben ricordo c'era un altro uomo da osannare

 

Anche per i suoi collaboratori più stretti egli era l’uomo del 

mistero. Non c’erano episodi incresciosi, da cui sgomberare

il terreno prima di avviare il processo di costruzione del suo

mito. In effetti, più era fitta la cortina di segretezza sulla sua

vita personale, più curiosi diventavano i suoi seguaci.

Su un terreno totalmente fertile, non doveva esser difficile,

in seguito, edificare miti e leggende. La macchina della pro-

paganda nazista concentrò dunque tutti i suoi sforzi sul com-

pito di rappresentare Hitler come qualcosa di assolutamente

sovrumano.

Qualsiasi cosa egli faccia, viene descritta in termini tali da met-

terne in evidenza il carattere superlativo. 

 

se ben ricordo c'era un altro uomo da osannare

 

Se non mangia carne,  se non beve alcolici, se non fuma, non

si pensi a qualche sorta di inibizione o di preoccupazione per

la sua salute: debolezza del genere non sono degne del Fuhrer.

Se ne astiene in quanto segue l’esempio del grande tedesco Ri-

chard Wagner, o perché ha accertato che la sua energia e la sua

resistenza ne escono rafforzate a un grado tale da consentirgli

di prodigarsi ancora più a fondo alla edificazione del nuovo 

impero tedesco. 

Queste virtù ascetiche stanno anche a indicare, secondo la pro-

paganda tedesca, come il Fuhrer sia un individuo dotato di tre-

menda forza di volontà e di autodisciplina.

Secondo Hanfstangl, è il dittatore stesso che alimenta tale opi-

nione, poiché quando qualcuno gli domanda come riesca a sa-

crificarsi così, invariabilmente risponde:

‘E’ una questione di volontà. Una volta deciso che non devo

fare una cosa, non la faccio. E una volta che la decisione è pre-

sa, è presa per sempre. Vi sembra così straordinario?’

La stessa cosa vale per il sesso.

Per quanto ne sanno i tedeschi, egli non ha una vita sessuale,

ma anche questo fatto è visto non come un’anomalia, bensì co-

me una grande virtù.

Il Fuhrer è al di sopra di queste debolezze umane, e von Wie-

gand ci assicura che ‘egli nutre un profondo disprezzo per gli

uomini che sono schiavi dell’attrazione sessuale fino al punto

di perdere testa’.

(Langer, Psicanalisi di Hitler)

 

 

 

 

 

se ben ricordo c'era un altro uomo da osannare

      

FORSE PER QUESTO DIVENNI VIANDANTE

 forse per questo divenni viandante

  

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forse per questo divenni viandante

 

 

 

 

 

 

Suppongo che il primo detto:

‘Colui che scopre l’interpretazione di queste parole non gus-

terà la morte’,

non sia di Gesù ma del suo gemello, che pone così la sfida

dell’ interpretazione e il suo premio: un’altra vita in un tem-

po senza confini. Si trattava – e si tratta – della benedizione

stessa:

‘Il Regno è dentro di voi e fuori di voi’.

Gli studiosi sono cauti nel definire questi insegnamenti se-

greti come gnostici, ma io non esiterò a fare di questo breve

commento un sermone gnostico che prende come proprio

testo di partenza il Vangelo di Tommaso.

Ciò che ci rende liberi è la ‘gnosis’, e i detti segreti messi per

iscritto da Tommaso fanno parte di una ‘gnosis’ accessibile a

ognuno di noi: cristiani, ebrei, umanisti, scettici o chiunque

altro.

Il problema di trovare – e di essere trovati – è semplicemente

il problema di spazzar via l’ignoranza, per sostituirla con quel-

la conoscenza gnostica in cui noi veniamo conosciuti proprio

mentre procediamo nella conoscenza di noi stessi.

Il solo rimedio sta nella conoscenza, e questa conoscenza dev’

essere una conoscenza di se stessi.

Il Gesù del Vangelo di Tommaso ci invita a conoscere e non a

credere, poiché la fede non conduce necessariamente alla sa-

pienza; e questo Gesù non è tanto un solenne proclamatore di

verità ultime, quanto piuttosto un maestro di saggezza girova-

go, che insegna per aforismi.

Non ci sono ministri di questo vangelo, e non è possibile fon-

dare una chiesa su di esso.

Il Gesù che spinge i suoi discepoli a essere dei semplici viandan-

ti è un Gesù straordinariamente whitmaniano, e c’è ben poco nel

Vangelo di Tommaso che non sarebbe stato accettato da Emerson,

Thoreau e Whitman. 

L’intera arte della visione del Gesù di Tommaso consiste nel ve-

dere ciò che ci sta di fronte. Molti dei detti segreti contengono del-

le antitesi talmente profonde che possono essere interpretati solo

se vediamo in prima persona ciò che essi evitano rigorosamente

di affermare.

Nessuno studioso riuscirà mai a definire con precisione che cos’

era o è lo gnosticismo; le sue negazioni, però, sono evidenti.

Per il Gesù del Vangelo di Tommaso, l’io non ha bisogno di nes-

suna mediazione: tutto ciò che cerchiamo non si trova al di fuori

di noi, ma è giaà alla nostra presenza.

(prosegue)

(H. Bloom, La saggezza dei libri) 

 

 

 

 

 

forse per questo divenni viandante

    

PERCHE’ IL TEMPO E’ IMMOBILE

 

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                                                                                           perché il tempo è immobile

 la-storia.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

perché il tempo è immobile

 

O FORSE ARCIPELAGO (ora riesco a ricordare)

 o forse arcipelago

 

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o forse arcipelago

 

 

 

 

 

Il principio della ‘politica correzionale’ fu incluso nel programma

del partito dall’VIII Congresso del partito comunista russo (dei

bolscevichi) del marzo 1919.

Ma l’organizzazione della rete di lager nella Russia sovietica coin-

cise esattamente con i primi sabati comunisti e più precisamente

con le delibere del Comitato esecutivo centrale panrusso del 15

aprile e 17 maggio 1919. Secondo queste delibere, i lager di lavo-

ro forzato dovevano essere obbligatoriamente creati (questo era

il compito della CEKA) in ogni capoluogo di governatorato (per

comodità, entro i limiti urbani, o in un monastero o possedimen-

to vicino) e in alcuni distretti. 

 

o forse arcipelago

 

Ogni lager doveva contenere non meno di 300 persone ed essere

gestito dalla Sezione punitiva del governatorato. I primi lager di

lavoro forzato ci appaiono oggi stranamente evanescenti. 

Chi vi è stato sembra non aver raccontato nulla a nessuno, non 

vi sono testimonianze. La narrativa, la moralistica, trattando del

comunismo di guerra parlano di fucilazioni e carcere, ma non di-

cono nulla dei lager.

Non vengono sottintesi neppure tra le righe, nel contesto.

E’ naturale che Michajlov abbia sbagliato.

Dov’erano quei lager?

Come si chiamavano?

Che aspetto avevano?

 

o forse arcipelago

 

L’ordine del 23 luglio 1918 aveva decisamente il difetto di non men-

zionare differenze di classe tra i detenuti, ossia la necessità di tratta-

re meglio e altri peggio. Ma vi è descritto l’orario del lavoro e solo

 da questo possiamo farci qualche idea.

….Per i ‘coscienziosi’ esisteva una facilitazione: potevano vivere in

alloggi privati e presentarsi al lager soltanto per il lavoro. 

A chi dimostrasse una particolare ‘operosità’ si prometteva la scar-

cerazione anticipata. Ma tutto sommato mancavano indicazioni

particolareggiate sul regime e ciascun lager faceva a modo suo.

‘Nel periodo di edificazione del nuovo potere e tenendo conto

del sovraffollamento dei luoghi di pena, non era possibile pensa-

re al regime: l’attenzione era rivolta a ‘decongestionare le prigio-

ni’. 

Sembra di leggere un testo in caratteri cuneiformi babilonesi.

 

o forse arcipelago

 

Sorge immediatamente una serie di domande:

cosa succedeva in quelle povere prigioni?

Quali erano le cause sociali del sovraffollamento?

Cosa si deve intendere per ‘decongestionamento’: abusi…, fuci-

lazioni o smistamento dei detenuti nei lager?

Cosa significa ‘non era possibile pensare al regime’?

Dunque il Commissariato del popolo per la giustizia non aveva

il tempo di proteggere il detenuto dall’arbitrio del capo lager lo-

cale?

Non esistevano istruzioni sul regime carcerario, per cui negli anni

della ‘coscienza civile rivoluzionaria’ ogni ras poteva agire di testa

sua con il detenuto?

(prosegue….)

(A. Solzenicyn, Arcipelago Gulag)


 

 

 

 

 

o forse arcipelago

    

E SEMPRE RICORDARE

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e sempre ricordare

 

 

 

 

 

 

Nel secondo libro dei suoi ‘Saggi’ Montaigne, a proposito

della crudeltà, scrive:

 

Vivo in un epoca in cui noi abbondiamo in esempi incredibili di quel

vizio, a causa della sfrenatezza delle nostre guerre civili; e non si tro-

va niente nelle storie antiche di più grave di quello che noi proviamo

ogni giorno. Ma ciò non ci ha affatto addomesticato. Mi potevo appe-

na persuadere, prima di aver veduto, che si fossero trovate anime così

mostruose, che, per il solo piacere dell’assassinio, lo volessero commet-

tere: taglaire e squartare le altrui membra; aguzzare il proprio cervello

per inventare nuovi tormenti inusitati e morti nuove, senza inimicizia,

senza vantaggio, e poi il solo scopo di godere il piacevole spettacolo dei

gesti e dei movimenti compassionevoli, dei gemiti e delle voci lamento-

se di un uomo morente….

 

A prima vista l’osservazione di Montaigne è di un’attualità in-

quietante.

Sembra che niente sia cambiato.

Oggi come allora il mondo è pieno di violenza.

Tutt’oggi moltissimi uomini torturano e uccidono altri uomini

con ogni metodo immaginabile. E’ come se tutti gli sforzi dell’

umanità e della civiltà fossero stati vani, come se fossero pas-

sati senza lasciare traccia nella formazione del genere umano.

Evidentemente il sostrato animale non ne è stato intaccato.

Che il grande racconto del miglioramento dell’Homo sapens,

del progresso della sua civiltà morale, fosse pura finzione, un 

mito?

E’ ancora peggio: se la si osserva più attentamente, la breve no-

tazione di Montaigne sembra particolarmente antiquata. Nel 

frattempo al fianco di soldati e assassini, sono subentrati arti-

giani della morte, che eseguono il proprio lavoro apparente-

mente senza passioni. 

Si servono di apparecchiature o impianti tecnici, senza mai ve-

dere direttamente in faccia il proprio nemico o la propria vitti-

ma. La violenza della guerra e il terrore della persecuzione so-

no stati amplificati in modo inimmaginabile dalla tecnica e dal-

l’organizzazione.

Questo è appurabile ogni giorno.

A quanto pare le tipiche figure sociali della violenza moderna

non sono il boia, bensì il soldato di professione, colui che è sta-

to addestrato, il tecnico coscienzioso, l’ormai inebetito sorvegli-

ante del lager…..

(Prosegue…)

 

 

 

 

e sempre ricordare

 

ED IL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO IL GENERALE VOGLIO SALUTARE (e con lui tutto l’equipaggio del suo fiero navigare. Ricordando loro che è un solo eretico che li vede….volare)

 ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

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ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

 

 

 

 

….Diedi gli ordini opportuni: arrestare i motori per evitare un

incendio nell’urto, e lasciar cadere la catena zavorra, una catena

di palle di bronzo, pesante circa 400 chili, che penzolava dalla

prua del dirigibile, legata a una corda di canapa, la sola zavorra

ormai disponibile.

…..Avevo appena fatto in tempo a portarmi presso il timone di

direzione, fra Malmgren e Zappi, quando vidi Malmgren abban-

donare il volante, rivolgendo verso di me il viso attonito.

Afferrai la ruota fra le mani; ma l’aeronave non rispondeva più

al comando. Vidi i massi di ghiaccio ingrandirsi e avvicinarsi

sempre più.

Un istante dopo urtammo.

Fu uno scroscio spaventoso.

 

ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

Mi sentii colpire alla testa. Fui come compresso, schiacciato.

Chiaramente, senza nessuna sensazione di dolore, sentii che al-

cune membra mi si rompevano. Poi qualche cosa che dall’alto

mi ruinava addosso mi fece cadere con la testa in giù.

Istintivamente chiusi gli occhi, e con assoluta lucidità e freddez-

za pensai: ‘Tutto è finito’.

Quasi pronunciai mentalmente queste parole.

Erano le 10,33 del 25 maggio.

 

ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

Della ricerca delle cause della catastrofe, alcuni mesi dopo a Ro-

ma, fu incaricato un tecnico mio avversario, costruttore di dirigi-

bili di un tipo ormai da gran tempo sorpassato (forse generale,

li costruisce anche lui in Svizzera…oppure in qualche altro luo-

go…Ma li vede generale…nel loro navigare??)

Ancora oggi nessuno può dire con certezza che cosa abbia deter-

minato l’improvviso, irreparabile appesantimento dell’aeronave

(noi nella nostra umile esperienza, generale, lo sappiamo…, o

meglio conosciamo le con-cause dell’appesantimento…). 

 

ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

Nel momento dell’allarme pensai, come ho detto, che le valvole

del gas di uno dei compartimenti di poppa fossero rimaste aper-

te per il ghiaccio formatosi sulla loro sede, fenomeno che più

volte si era avuto nei nostri dirigibili e anche in quelli inglesi, 

e perciò avevo gridato ad Alessandrini di correre sul dorso dell’

aeronave ad accertarsene, ma la rapidità della caduta non gli ave-

va dato il tempo di eseguire l’ordine.

Ma qualunque cosa ne fosse stata la causa, è chiaro che le conse-

guenze del repentino appesantimento…non sarebbero state co-

sì catastrofiche, se, visto che Cecioni non riusciva a liberare la

catena zavorra, avessi potuto farlo io stesso mediante un coman-

do meccanico semplice, ma questo comando purtroppo non vi

era. 

 

ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

  

In tutti i casi, una sola cosa può affermarsi con certezza, ed è

che la causa prima della catastrofe fu il maltempo (è provato,

che lei generale, era a conoscenza del bollettino metereologico,

ed anche dei suoi sviluppi futuri …..però incontro al ghiaccio

volle per forza andare…).

(U. Nobile, La tenda rossa)

 

Comunque ora la debbo salutare,

perché la sua inesperienza

fu cagion di altro male.

Spero che non abbia offesa

per questo mio dire.

Perché io non so ciarlare

neppure pugnare,

…rubare ed ingannare.

Venti e aria del suo bel mare,

dove la guerra è padrona

e signora di ogni avventura, 

per il grande affare che vorrebbe

ogni uomo far ‘tremare’.

Io son Pietro, generale,

non un esercito,… un inganno,

…un ciarlatano.

E non so’ neppur tremare,

perché mai nessuno ho voluto

…calunniare….. 

 

 

 

 

ed il giorno del suo compleanno il generale voglio salutare

 

IL GHIACCIO FU SOLO ANTENATO

 il ghiaccio fu solo antenato

 

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il ghiaccio fu solo antenato

 

 

 

 

 

Dall’osservazione dei depositi glaciali in Europa e in particolare

nelle Alpi che nacquero e si svilupparono le prime teorie sulle 

glaciazioni pleistoceniche.

Il riconoscimento e il rilievo dei cordoni morenici disposti ad anfi-

teatro nelle regioni pedemontane delle Alpi e la distinzione dei

vari terrazzi fluvioglaciali, permisero di ricostruire l’estensione e 

le variazioni delle glaciazioni pleistoceniche.

 

il ghiaccio fu solo antenato

 

Le Alpi furono a più riprese quasi completamente seppellite da

una calotta glaciale, con spessori che nelle valli principali supera-

vano i 2000 metri, dalla quale emergevano solo le cime e le creste

più elevate.

Complessi ed articolati sistemi glaciali drenavano le parti più

interne della calotta. Il sistema dell’Adda e del lago di Como, ad

esempio, raccoglieva i ghiacci che defluivano lungo la Val Chia-

venna, la Val Bregaglia e soprattutto la Valtellina, per poi scende-

re verso sud, dove si suddividevano in più rami; una sua transflu-

enza alimentava attraverso la sella di Menaggio il ghiacciaio di

Lugano, mentre rami minori risalivano con piccoli lobi le valli la-

terali come la Valsassina e la Val d’Intelvi.

 

il ghiaccio fu solo antenato

 

Allo sbocco delle valli nella pianura i ghiacciai formavano piatti

lobi talora coalescenti, come avviene anche attualmente per i ghiac-

ciai pedamontani dell’Alaska.

Vennero così edificati i grandi anfiteatri morenici, serie di argini a

ferro di cavallo che testimoniano, anche nell’ambito delle singole

glaciazioni, tutta una serie di pulsazioni minori.

Le località dove sorgono città come Ginevra, Zurigo, Innsbruck,

furono ricoperte da ghiaccio con spessore di centinaia di metri,

mentre le fronti si arrestarono a poche decine di chilometri dalle

zone dove si trovano Monaco, Lione e, sul versante italiano, To-

rino, Milano, Verona.

 

il ghiaccio fu solo antenato

 

Le colline attorno ad Ivrea, fra cui la famosa Serra, lunga una 

quindicina di chilometri e alta più di 600 metri, che dalla pianu-

ra appare come un’unica cresta rettilinea, i dossi ondulati della

Brianza, le articolate groppe fra Verona e il Garda, rappresenta-

no gli argini morenici, più o meno conservati, edificati dai ghiac-

ciai pleistocenici. 

(C. Smiraglia, Guida ai ghiacciai e alla glacialogia)

(Le foto che appaiono nel presente post sono di Vittorio Sella)



 

 

 

 

il ghiaccio fu solo antenato