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Libri, appunti, dialoghi…
Un sito….
….Diedi gli ordini opportuni: arrestare i motori per evitare un
incendio nell’urto, e lasciar cadere la catena zavorra, una catena
di palle di bronzo, pesante circa 400 chili, che penzolava dalla
prua del dirigibile, legata a una corda di canapa, la sola zavorra
ormai disponibile.
…..Avevo appena fatto in tempo a portarmi presso il timone di
direzione, fra Malmgren e Zappi, quando vidi Malmgren abban-
donare il volante, rivolgendo verso di me il viso attonito.
Afferrai la ruota fra le mani; ma l’aeronave non rispondeva più
al comando. Vidi i massi di ghiaccio ingrandirsi e avvicinarsi
sempre più.
Un istante dopo urtammo.
Fu uno scroscio spaventoso.
Mi sentii colpire alla testa. Fui come compresso, schiacciato.
Chiaramente, senza nessuna sensazione di dolore, sentii che al-
cune membra mi si rompevano. Poi qualche cosa che dall’alto
mi ruinava addosso mi fece cadere con la testa in giù.
Istintivamente chiusi gli occhi, e con assoluta lucidità e freddez-
za pensai: ‘Tutto è finito’.
Quasi pronunciai mentalmente queste parole.
Erano le 10,33 del 25 maggio.
Della ricerca delle cause della catastrofe, alcuni mesi dopo a Ro-
ma, fu incaricato un tecnico mio avversario, costruttore di dirigi-
bili di un tipo ormai da gran tempo sorpassato (forse generale,
li costruisce anche lui in Svizzera…oppure in qualche altro luo-
go…Ma li vede generale…nel loro navigare??)
Ancora oggi nessuno può dire con certezza che cosa abbia deter-
minato l’improvviso, irreparabile appesantimento dell’aeronave
(noi nella nostra umile esperienza, generale, lo sappiamo…, o
meglio conosciamo le con-cause dell’appesantimento…).
Nel momento dell’allarme pensai, come ho detto, che le valvole
del gas di uno dei compartimenti di poppa fossero rimaste aper-
te per il ghiaccio formatosi sulla loro sede, fenomeno che più
volte si era avuto nei nostri dirigibili e anche in quelli inglesi,
e perciò avevo gridato ad Alessandrini di correre sul dorso dell’
aeronave ad accertarsene, ma la rapidità della caduta non gli ave-
va dato il tempo di eseguire l’ordine.
Ma qualunque cosa ne fosse stata la causa, è chiaro che le conse-
guenze del repentino appesantimento…non sarebbero state co-
sì catastrofiche, se, visto che Cecioni non riusciva a liberare la
catena zavorra, avessi potuto farlo io stesso mediante un coman-
do meccanico semplice, ma questo comando purtroppo non vi
era.
In tutti i casi, una sola cosa può affermarsi con certezza, ed è
che la causa prima della catastrofe fu il maltempo (è provato,
che lei generale, era a conoscenza del bollettino metereologico,
ed anche dei suoi sviluppi futuri …..però incontro al ghiaccio
volle per forza andare…).
(U. Nobile, La tenda rossa)
Comunque ora la debbo salutare,
perché la sua inesperienza
fu cagion di altro male.
Spero che non abbia offesa
per questo mio dire.
Perché io non so ciarlare
neppure pugnare,
…rubare ed ingannare.
Venti e aria del suo bel mare,
dove la guerra è padrona
e signora di ogni avventura,
per il grande affare che vorrebbe
ogni uomo far ‘tremare’.
Io son Pietro, generale,
non un esercito,… un inganno,
…un ciarlatano.
E non so’ neppur tremare,
perché mai nessuno ho voluto
…calunniare…..